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i complici del male
Scrittore siriano rivela i legami fra islamisti e Mélenchon (che tenta di censurare il libro)
Il libro del giornalista Omar Youssef Souleimane denuncia i legami tra islamisti e dirigenti della sinistra radicale francese, accusando il leader della France Insoumise di voler censurare l’opera. Intanto, cresce la polemica sull’influenza dell’estremismo islamico nella politica e sull’antisemitismo accademico
Il leader della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ha definito “spaventosamente stupida” la decisione del sindaco di Parigi Anne Hidalgo di proiettare le bandiere israeliana e palestinese sulla Torre Eiffel. Ormai al leader della sinistra radicale francese non va bene neanche la doppia bandiera: vuole solo quella palestinese su tutti i frontoni dei municipi di Francia. C’è nervosismo all’interno del partito di Mélenchon, che ha cercato di anticipare (per valutare una causa legale) l’uscita presso l’editore Plon di un libro intitolato “Les Complices du mal” (i complici del male), scritto dal giornalista Omar Youssef Souleimane, che rivelerebbe i legami tra alcuni dirigenti della sinistra radicale francese e progetti islamisti che tentano di imporre la sharia.
Ricercato dai servizi segreti del suo paese per il suo lavoro di giornalista contrario alla dittatura di Assad, Souleimane è arrivato in Francia nel 2012, dove ha ottenuto asilo politico e la cittadinanza francese. Questo gli ha permesso di infiltrarsi in numerose manifestazioni e raduni pro Palestina per scrivere la sua inchiesta. “Sono fuggito dalla persecuzione del regime di Assad in Siria per vivere liberamente nella patria dei diritti umani e, tredici anni dopo, mi ritrovo di fronte a politici che vorrebbero mettermi a tacere!”, ha detto Souleimane. Jean-Luc Barré, presidente di Plon, non ha alcuna intenzione di capitolare alle minacce. “Non cederemo alla censura e alle pressioni politiche, altrimenti non ci sarà più libertà di parola”. Martedì i giudici hanno dato ragione all’editore. “Sono scioccato dalla presenza degli islamisti in Francia” scrive Souleimane. “Provenendo dalla Siria, un paese in cui manipolano la società, la cultura e gli esseri umani, mi chiedo: ‘Com’è possibile che in Francia, un paese laico, i fondamentalisti siano così presenti? Che approfittino della democrazia per infiltrare la loro ideologia? La cosa più inquietante è questa alleanza tra islamisti ed estrema sinistra”, che è “semplicemente sconvolgente”, scrive. Souleimane rivela come si sia infiltrato in diverse manifestazioni pro-palestinesi e svela la strategia di un’alleanza elettorale tra la France Insoumise e gli islamisti calcolata per ottenere il “voto della comunità musulmana”.
Nel frattempo, l’ex imam salafita Bruno Guillot, intervistato il 13 settembre su Europe1, ha confermato che la strategia dei Fratelli Musulmani era quella di entrare nella vita politica francese tramite Mélenchon: “I Fratelli Musulmani sono molto consapevoli della situazione in occidente, conoscono molto bene i suoi difetti”. Comprese le nuove parole d’ordine della sinistra radicale. Intanto è scandalo al Museo di storia dell’ebraismo di Parigi. Cinque accademici hanno annullato la loro partecipazione al convegno su “Storia ebraica di Parigi, dal Medioevo all’età moderna”. I ricercatori hanno annullato la partecipazione perché un programma di ricerca dell’Università Ebraica di Gerusalemme finanzia la partecipazione di una dottoranda. Alcuni hanno sostenuto che la loro partecipazione equivaleva a sostenere il governo israeliano. Altri ancora hanno fatto riferimento alla guerra a Gaza per mettere in discussione le modalità di organizzazione del convegno. Altri infine si sono ritirati senza fornire motivazioni esplicite. Chi sono? Una professoressa all’Università Paris-Cité, un docente presso la Facoltà di Storia di Rouen, un ricercatore presso il Cnrs e docente all’Università di Strasburgo, un professore associato di Storia e un professore dell’Università Sorbonne Nouvelle. Da boicottare Israele a boicottare gli ebrei è un attimo. Spiega Paul Salmona, direttore del museo ebraico di Parigi: “Temo che ci sia un contagio e oggi sono i ricercatori israeliani, domani potrebbero essere i ricercatori francesi a essere messi da parte perché non hanno preso le ‘posizioni giuste’ su Gaza. Gli accademici sovietici venivano continuamente invitati durante gli anni più duri della Guerra Fredda”. Anni pre woke e dei suoi complici.