Foto tratta dal profilo Instagram Ambcina 

Editoriali

Non solo Salvini celebra la Cina

Redazione

Erano presenti al ricevimento della Repubblica popolare cinese, oltre al vicepremier, anche altri rappresentanti del governo, tra cui: Edmondo Cirielli, vice di Tajani, e il segretario generale della Farnesina, Riccardo Guariglia. Pechino è il principale sostegno della guerra di Putin. Essere ambigui a riguardo non paga

Com’è ormai consuetudine, al ricevimento della Repubblica popolare cinese che si è tenuto l’altro ieri sera a Roma l’ospite d’onore italiano era il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. La passione di Salvini per la Cina è notoria anche se ben poco chiara – dai sit in di fronte all’ambasciata di via Bruxelles nel 2020 è passato a un’assidua frequentazione della sede diplomatica, dai messaggi sul massacro di Piazza Tiananmen su X è passato alla diplomazia in virtù del business. Ieri però per la prima volta le opposizioni, perfino un po’ troppo timidamente, hanno fatto notare la contraddizione di un governo che sostiene l’Ucraina contro la Russia e un vicepremier che contemporaneamente partecipa ai ricevimenti di Pechino e accoglie con “baci e abbracci” l’ambasciatore della Federazione russa in Italia Alexei Paramonov. Ma ci sono due cose da rilevare, riguardo alla serata dell’altro ieri.

Gli ospiti istituzionali della Cina andavano oltre Salvini: erano presenti sul palco, infatti, anche il vice di Tajani, Edmondo Cirielli, e il segretario generale della Farnesina, Riccardo Guariglia, insomma i vertici della nostra diplomazia lato politico e istituzionale. E c’era Giulio Tremonti, presidente della commissione Affari esteri della Camera, come Cirielli di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni. La Repubblica popolare cinese è la potenza che con la sua protezione e il suo sostegno economico di fatto sostiene la guerra di Putin contro Kyiv e contro l’Europa. Ma su questo Salvini, come chiunque faccia inconsapevolmente o meno il gioco della propaganda di Pechino, somiglia all’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, che da sempre difende il “modello cinese” contro quello occidentale. Oltre alle parole minacciose dell’altro ieri di Paramonov, i presenti al ricevimento avrebbero dovuto ascoltare il discorso pronunciato dall’incaricato d’affari cinese Li Xiaoyong, quello in cui parlava della Cina come di potenza che promuove la pace: la pace nel senso più putiniano del termine.

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