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In Francia

Ai francesi piace distruggere tutto inutilmente, dice Pascal Bruckner

Mauro Zanon

La vera mitologia francese non è la rivoluzione, “è la vacanza”. Vivono in un paese ricco e libero ma si sentono “come nel Germinal di Zola”. Colloquio con il filosofo e scrittore francese dopo la protesta del movimento Bloquons tout

“I francesi vivono in un paese ricco, libero, democratico che garantisce ogni forma di comfort, ma si sentono come i minatori di Germinal di Zola”, dice al Foglio Pascal Bruckner, filosofo e scrittore francese. Dal suo primo libro, “Le Nouveau Désordre amoureux”, scritto nel 1977 con l’amico e intellettuale Alain Finkielkraut, Bruckner è un protagonista indiscusso del mondo delle idee, con il suo sguardo lucido e caustico sulla società occidentale, e un paese, la Francia, dove negli ultimi anni è in corso un processo di eroizzazione della vittima: “Soffro dunque sono” è il nuovo motto francese e anche il titolo del suo ultimo libro uscito in Italia per Guanda. Aggiungi due lettere a Paris ed è il paradis, diceva Jules Renard, ma “i francesi pensano di vivere in un inferno, si descrivono come ‘I miserabili’ di Victor Hugo. Lo stato ci deruba, i padroni ci derubano, il capitalismo ci deruba, quindi bisogna distruggere tutto. Ma distruggere tutto non porta a nulla”, dice Pascal Bruckner nel giorno in cui è sceso in piazza Bloquons tout, il movimento di protesta contro le misure anti austerity che attendono il paese per risanare le finanze pubbliche.

 

Il movimento è nato su Telegram su iniziativa di un imprenditore anti sistema e nostalgico dei gilet gialli che invoca la Frexit e la fine dei partiti come soluzione magica a tutti i problemi francesi, Julien Marissiaux. “I francesi hanno la sensazione di non avere il destino che meritano, che delle forze oscure stiano rubando il loro stipendio, il loro talento, la loro immaginazione, dunque si ribellano contro il governo e contro tutti coloro che lo compongono”, dice Bruckner. La nomina a primo ministro di Sébastien Lecornu, ministro della Difesa uscente, al posto di François Bayrou, cambierà ben poco per lo scrittore francese. Anzi, la situazione rischia di aggravarsi. La promozione a Matignon di Lecornu, fedelissimo del presidente Emmanuel Macron, è stata interpretata come un segno di continuità, altro che “rupture”. E secondo un sondaggio Toluna-Harris Interactive per Lci, solo il 34 per cento dei francesi è soddisfatto della scelta di Lecornu: si tratta del peggior risultato mai ottenuto da un primo ministro all’inizio del suo mandato. A titolo di confronto, sono sei punti percentuali in meno rispetto al suo predecessore, François Bayrou e ben diciassette rispetto a Michel Barnier al momento del loro arrivo al governo.

 

 

“I francesi, come tutti i popoli, vivono di mitologie, e la mitologia è più importante della realtà, risponde all’ordine del desiderio”, dice  Bruckner, secondo cui la vera mitologia francese non è la rivoluzione, “è la vacanza”. “I francesi non sono rivoluzionari, sono lamentosi. Quando invocano la rivolta, va intesa come elogio dei diritti acquisiti, ostilità al cambiamento, anche se minimo. Bayrou, nella sua proposta di manovra finanziaria per il 2026, aveva proposto di togliere due giorni festivi, il lunedì di Pasqua e l’8 maggio, giorno in cui si celebra la fine della Seconda guerra mondiale. I francesi hanno percepito questa proposta come un oltraggio, un crimine. Non perdoneranno mai a Bayrou di aver chiesto dei sacrifici e di aver descritto la realtà della Francia”. Che non è apocalittica, ma richiede misure drastiche. “Siamo il nuovo malato dell’Europa. L’Italia si è ripresa e ha fatto le riforme, mentre la Francia rifiuta qualsiasi cambiamento. Lo avevamo già visto con la riforma delle pensioni: in Europa, tutti lavorano fino a 65-67 anni, solo i francesi volevano continuare a andare in pensione a 60-62 anni”, spiega Bruckner, ricordando le proteste dei liceali durante le manifestazioni contro la riforma delle pensioni che ha alzato l’età pensionabile a 64 anni e “il sorprendente spettacolo di adolescenti che prima ancora di aver iniziato una vita lavorativa pensavano già a concluderla”. Molti di questi giovani hanno partecipato anche a Bloquons tout.

 

“Per ora si è rivelata una protesta ultraminoritaria, con i soliti gruppi di ‘casseurs’ che hanno assaltato negozi, incendiato autobus e bloccato le scuole, giocando con l’idea di rivoluzione”, spiega al Foglio il filosofo francese. Un celebre adagio di Jean Cocteau recita: “I francesi sono degli italiani di cattivo umore”. “Ha ragione. In Francia, rispetto all’Italia, non c’è più la gioia di vivere. Appena si rientra dall’estero, si nota subito una chiusura, un’ostilità, una rabbia diffusa”, dice  Bruckner, prima di aggiungere: “I periodi di gloria del paese sono lontani, De Gaulle è stato solo un cerotto, ma non è durato a lungo: ha fatto credere ai francesi di aver vinto la guerra, cosa non vera. Oggi ci si rende conto con una certa amarezza che, in fondo, la Francia è soltanto uno dei 27 paesi dell’Unione europea. E’ come quelle grandi famiglie in rovina che osservano le stoviglie e le posate d’oro e dicono: ‘Si stava meglio prima’. Ai francesi piace essere pessimisti, declinisti, ma lamentarsi non produce nessun risultato: bisogna accettare la realtà e adattarsi ai cambiamenti”.

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