
Ansa
L'editoriale del direttore
L'Europa che conta è quella che lotta contro Putin. E quell'Europa funziona
Von der Leyen non è perfetta ma le parole sulla difesa della democrazia (e di Kyiv) lo sono. Elogio doveroso
L’hanno definita timida, inutile, impacciata, inconcludente, retorica, demagogica e hanno provato a trasformare la sua presunta debolezza nel simbolo di ciò che oggi dovrebbe rappresentare l’Europa. I nemici di Ursula von der Leyen hanno passato e passeranno molto tempo a demolire il discorso sullo stato dell’Unione pronunciato ieri dalla presidente della Commissione europea mettendo in evidenza tutto quello su cui la presidente della Commissione non è riuscita a essere incisiva. I temi esistono, naturalmente, e la von der Leyen di oggi non è la presidente dei sogni se si pensa alla timidezza con cui l’Europa ha scelto di intervenire negli ultimi tempi sui suoi tabù interni, sui suoi autodazi, sulla sua burocrazia asfissiante, sui suoi deficit energetici, sulle sue ideologie ambientali.
Ma chi cerca di mettere insieme argomenti utili per demolire l’Europa di oggi attraverso la character assassination della presidente dimentica di ricordare che nell’Europa di oggi vi è un tema su tutti attraverso il quale misurare il coraggio delle leadership, compresa quella di von der Leyen, e quel tema riguarda la capacità dell’Unione di fare tutto il necessario per difendere i confini delle democrazie che si riconoscono nel progetto europeo. L’Europa di oggi può essere criticata su molti aspetti, e l’aspetto che più dovrebbe preoccupare della Commissione europea è aver implementato in un anno solo l’undici per cento delle indicazioni sulla competitività suggerite da Mario Draghi nel suo famoso rapporto. Ma quando si parla di Ucraina, quando si parla cioè di ciò che conta davvero, il giudizio sull’Europa, e anche sulla presidente della Commissione, non può che cambiare in modo drastico e radicale.
Von der Leyen ieri ha ricordato che “l’Europa difenderà ogni centimetro del suo territorio”, ha annunciato che l’Europa costruirà un “muro di droni” come chiesto dai paesi baltici, ha confermato che l’Europa darà vita a breve al suo diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, ha ricordato che l’Europa ha già fornito quasi 170 miliardi di euro in aiuti militari e finanziari all’Ucraina, più di chiunque altro, ha proposto di finanziare la difesa ucraina con il cosiddetto “Reparations Loan” basato sugli introiti derivati dagli asset russi immobilizzati, ha sottolineato che il futuro di Ucraina, Moldavia e Balcani occidentali è nell’Unione, e che la loro adesione rafforzerà la sicurezza europea.
La presidente della Commissione ha spiegato con parole chiare che essere pronti ad affrontare le minacce esterne, come la Russia di Putin, non è solo un tema che riguarda la difesa di confini, ma è un tema che riguarda la difesa di valori: libertà, indipendenza, autodeterminazione. In questo senso, nel pensiero di von der Leyen la resistenza ucraina è un prolungamento della missione storica dell’Unione, nata come progetto di pace. Dire “Ukraine’s freedom is Europe’s freedom” significa affermare che l’Ucraina combatte anche per noi, e che l’Ue non può permettersi l’indifferenza. E per rendere il messaggio ancora più chiaro, trasparente, evidente, von der Leyen ha scelto di essere accompagnata ieri, durante il suo discorso sullo stato dell’Unione, da Sasha, un bambino di Mariupol deportato dai russi e strappato alla madre, riportato in salvo grazie alla determinazione della nonna, che per recuperarlo ha eroicamente attraversato mezza Europa, compresi i territori occupati. Von der Leyen ha scelto di utilizzare l’immagine di Sasha per ricordare come la guerra russa non sia inafferrabile geopolitica, ma sia al contrario violenza quotidiana contro civili indifesi. La forza dell’Europa oggi si misura su molti temi, naturalmente, e la missione dell’Europa del futuro sarà quella di trovare la giusta velocità per rispondere alle sfide della contemporaneità senza lentezza, senza farraginosità, senza divisioni eccessive, e bene ha fatto ieri von der Leyen, facendo probabilmente cadere dalla sedia Giorgia Meloni, a sostenere “che sia necessario passare alla maggioranza qualificata in alcuni settori, ad esempio in politica estera” e ch “sia ora di liberarsi dalle catene dell’unanimità”.
Dire che l’Europa di oggi sia il massimo del coraggio è eccessivo. Dire che nella sfida sulla quale l’Europa deve mostrare il suo coraggio massimo non stia facendo il possibile per proteggere l’Ucraina anche dai suoi teorici alleati, come l’America, oltre che dai suoi palesi nemici, sarebbe un errore, sarebbe una miopia, sarebbe una scelleratezza. L’Europa può fare di più, sempre, ed è curioso tra l’altro che a chiedere all’Europa di fare di più oggi siano gli stessi populisti che per una vita hanno chiesto all’Europa di fare di meno. Ma l’Europa che fa molto sull’Ucraina è un’Europa che merita di essere abbracciata. E il fatto che sulla difesa dell’Ucraina Ursula von der Leyen, che è riuscita a tenere insieme su Kyiv una maggioranza ancora più ampia rispetto a quella che la sostiene formalmente, è un elemento sufficiente per poter dire ancora oggi: grazie Ursula, grazie Europa, grazie Kyiv.