Porta di un'aula con serrature di sicurezza (foto Getty)

a prova di proiettile

Così le scuole americane provano a difendersi dalle sparatorie (senza riuscirci)

Riccardo Carlino

Lavagne-scudo, zaini antiproiettili e bunker estraibili in pochi secondi. Gli istituti scolastici e gli uffici pubblici statunitensi continuano a spendere milioni per prodotti pensati per proteggere dagli attacchi, alimentando un settore che ormai vale 4 miliardi

In America si continua a sparare. Ieri Charlie Kirk, attivista trumpiano trentunenne, è stato raggiunto da un proiettile durante un evento universitario presso la Utah Valley University. Meno di un’ora dopo, almeno due studenti hanno perso la vita a causa di una sparatoria avvenuta nel cortile della Evergreen High School, in Colorado. Si tratta della 47esima sparatoria in una scuola negli Stati Uniti dall'inizio dell'anno, 24 delle quali si sono verificate nei campus universitari e 23 nei cortili delle scuole primarie e secondarie.

 

                

 

Di vietare (o almeno restringere) la libera circolazione delle armi non se ne parla. Un anno fa il ventenne Thomas Crooks ha fatto fuoco su Donald Trump, sfiorandogli l’orecchio. Oggi per l’inquilino della Casa Bianca a uccidere Kirk non è stato un cecchino, ma la “sinistra radicale” e la sua retorica. In mezzo alla polemica politica, l’arsenale dei cittadini americani continua ad arricchirsi di pistole automatiche, che da sole valgono l’84 per cento di tutto il mercato delle armi negli Stati Uniti, dicono i dati della National association of sporting goods wholesalers (Nasgw). L’industria americana delle armi cresce, dazi permettendo. E i luoghi sensibili cercano di proteggersi come possono.

Si chiama “hardening” la tendenza di istituti scolastici e uffici pubblici a irrobustire la propria sicurezza tramite prodotti ad hoc. Il catalogo è ampio. Le porte balistiche in acciaio e legno rinforzato impediscono alla persona armata di fare irruzione in una classe. In alternativa, si può optare per veri e propri bunker pre-assemblati ed estraibili. Tirando verso di sé un’apposita maniglia che spunta dalle pareti dell’aula, il docente crea in circa 10 secondi una piccola stanza antiproiettile da 2,5 metri per lato in cui far entrare rapidamente tutti gli alunni. Non mancano poi i vetri bullet proof da applicare direttamente su finestre e porte.

Sistemato l’edificio, serve mettere in sicurezza i singoli. A meno di 200 dollari si possono acquistare zaini antiproiettile con schienale blindato. Si trovano nei grandi magazzini Walmart, che nel 2020 ha deciso di togliere fucili e pistole esposti sugli scaffali (continuando a venderli su ordinazione).

Così come nei settori più vivaci dell’industria, anche in quello dell’ “hardening” si punta su ricerca e sviluppo. Un’azienda di Dallas, la Titan Armored, sta brevettando una lavagna a rotelle che in caso di sparatorie diventa uno scudo mobile antiproiettile. “Un'ottima soluzione a un problema terribile!”, recita una recensione che campeggia sul loro sito internet.

 

                   

Il giro d’affari intorno ai prodotti antiproiettile oggi vale 4 miliardi. In netta crescita rispetto ai 2,7 miliardi del 2018, segno di un mercato in ottima salute e con prospettive di crescita stabili. Sebbene si tratti di un mercato nato per offrire sicurezza e prevenire massacri, non c’è dubbio che i fatturati del settore dipendano dal timore di nuovi mass shooting nelle scuole americane. Nel 2019 un liceo del Michingan ha investito 48 milioni di dollari per ristrutturare i suoi edifici da zero con zone d’ombra e corridoi curvi per limitare la visuale di un eventuale killer, un sistema wireless per controllare a distanza le serrature, barriere sporgenti per ripararsi dai proiettili e ogni altra soluzione anti-sparatoria di massa.

La politica americana sembra esortare quante più scuole possibili a fare lo stesso. Nel 2018, le imprese del settore hanno aiutato il Congresso a redigere una legge che ha destinato 350 milioni di dollari per l’acquisto di attrezzature e sistemi di sicurezza scolastica per l’intero decennio. Quasi 20 stati ne hanno stanziati altri 450. Tre anni dopo, l’allora senatore Marco Rubio ha presentato una legge bipartisan per finanziare le iniziative di sicurezza delle scuole, insieme a nuovi programmi per garantire la salute mentale per bambini e famiglie spaventati dal rischio di nuovi attacchi.

Ma sono proprio i risvolti psicologici a frenare l’entusiasmo verso questo mercato. Secondo uno studio dell'Ohio State University irrobustire le classi con pannelli resistenti e bunker antipanico non ha portato alcun miglioramento dimostrabile nella sicurezza degli studenti. Anzi, una scuola “militarizzata” non fa che aumentare il loro stato di ansia.

Da anni Trump suggerisce di armare e addestrare gli insegnanti per far finire il problema delle stragi nelle scuole. Nel Tennessee è già possibile farlo. Eppure l’America continua a premere il grilletto, mentre gli affari dell’industria della sicurezza sono a prova di proiettile.

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