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Da Bruxelles
Trump mette l'Ue di fronte alle sue contraddizioni con Cina e India
Nonostante 18 pacchetti di sanzioni, l’Europa ha ancora ampi margini inutilizzati per colpire efficacemente la Russia, soprattutto evitando misure dure contro Pechino e Nuova Delhi. La pressione americana evidenzia le contraddizioni europee e potrebbe spingere Bruxelles ad azioni più incisive
Bruxelles. All’improvviso Donald Trump ha riacceso la speranza degli europei che il presidente americano metta finalmente pressione su Vladimir Putin costringendolo ad accettare una pace giusta in Ucraina. “Lo sono”, ha risposto Trump domenica a un giornalista che gli chiedeva se fosse pronto a passare alla prossima fase delle sanzioni. Ma gli europei potrebbero ritrovarsi di fronte a una brutta sorpresa, non necessariamente negativa per l’Ucraina. Trump sta mettendo l’Ue di fronte alle sue contraddizioni sulle sanzioni. Nonostante 18 pacchetti di sanzioni – e il numero 19 è in arrivo – l’Ue non ha ancora agito in modo determinato contro Cina e India, che con le forniture di tecnologia e materiali e gli acquisti di petrolio alimentano la macchina della guerra di Putin.
I contatti tra Bruxelles e Washington sulle sanzioni contro la Russia sono ripresi per la prima volta dal ritorno di Trump alla Casa Bianca, dopo la telefonata tempestosa con i leader europei al termine del vertice dei “volenterosi” di giovedì scorso a Parigi. Ursula von der Leyen venerdì ha parlato con il vicepresidente J. D. Vance. Lo zar anti elusione dell’Ue, David O’Sullivan, è stato inviato a Washington. Più delle dichiarazioni di Trump, sono le parole del segretario al Tesoro, Scott Bessent, a segnare un cambio di tono da parte americana. “Se gli Stati Uniti e (l’Unione europea) intervenissero, imponendo più sanzioni e sanzioni secondarie ai paesi che acquistano petrolio russo, l’economia russa sarebbe in pieno collasso e questo porterebbe il presidente Putin al tavolo delle trattative”, ha detto Bessent: “Siamo pronti ad aumentare la pressione sulla Russia, ma abbiamo bisogno che i nostri partner in Europa seguano”.
In effetti, l’Ue non ha ancora fatto tutto quanto è in suo potere per tagliare le risorse petrolifere del Cremlino, né intrapreso un’azione seria contro Cina e India, che aiutano massicciamente la Russia. Gli interessi economici e le paure commerciali prevalgono sul sostegno all’Ucraina. Giovedì, con toni bruschi, Trump ha accusato gli europei di continuare a comprare gas e petrolio dalla Russia. La loro risposta – è colpa dell’ungherese Viktor Orbán e dello slovacco Robert Fico, due alleati del movimento Maga – è convincente fino a un certo punto. Nei primi sei mesi del 2025, l’Ue ha importato gas naturale liquefatto dalla Russia per 4,48 miliardi di dollari, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo i dati di Eurostat. Ungheria e Slovacchia non hanno accesso al mare. Il principale hub di importazioni del Gnl russo è il porto di Zeebrugge in Belgio. A giugno la Commissione ha proposto di vietare tutte le importazioni di gas e petrolio russi. L’obiettivo è non fare entrare “mai più nemmeno una molecola”, ha detto il commissario all’Energia, Dan Jorgensen. Ma la data è fissata alla fine del 2027.
L’energia è solo uno dei settori in cui l’Ue è poco coerente sulle sanzioni. Trump ha rimproverato agli europei anche di non aver messo in atto misure contro la Cina, principale fornitore di tecnologia e prodotti per la fabbricazione di armi, missili e droni usati dalla Russia in Ucraina. L’Ue lo ha denunciato pubblicamente. “Possiamo dire che la Cina sta di fatto favorendo l’economia di guerra della Russia, e non possiamo accettarlo”, ha detto Ursula von der Leyen a inizio luglio. Pochi giorni dopo, la presidente della Commissione è volata a Pechino per un vertice con Xi Jinping. Ha sottolineato che l’Ucraina è “esistenziale” per l’Ue. Ma è tornata a mani vuote. Se una manciata di società e banche cinesi accusate di aiutare lo sforzo di guerra è finita nelle liste nere dell’Ue, gli europei non hanno voluto attivare un regolamento che consente di imporre divieti di esportazione in Cina e in altri paesi di tecnologie e prodotti usati nelle armi della Russia. “Il rischio è una ritorsione da parte della Cina”, ammette un diplomatico europeo: “L’Ue deve trovare un equilibrio tra i suoi interessi economici e commerciali e la volontà dichiarata di fare tutto quanto è necessario per l’Ucraina”.
La Commissione sta portando avanti i negoziati su un accordo di libero scambio con l’India. Con la Cina, deve gestire diversi conflitti commerciali e prevenire un dirottamento delle esportazioni dal mercato americano. L’Alto rappresentante, Kaja Kallas, è favorevole a un approccio molto più duro con entrambi, ma finora si è scontrata contro il “no” di von der Leyen e di una parte dei governi nazionali. Trump riuscirà a far cambiare idea? Il tempo stringe. La Commissione dovrebbe presentare il diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia questa settimana. Forse già domani, quando Ursula von der Leyen pronuncerà il suo discorso sullo stato dell’Unione.

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