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medio oriente
Israele sgancia dieci bombe sui leader di Hamas dove si sentivano più al sicuro
Tel Aviv rompe ogni schema e colpisce per la prima volta a Doha, nel cuore del Qatar, dove per anni la leadership del gruppo terroristico ha goduto di protezione. Questo apre uno scenario nuovo, dove anche i partner americani non sono più zone franche
“La maggior parte della leadership di Hamas è stata eliminata e non abbiamo ancora finito: la maggior parte del potere rimanente di Hamas è all’estero e raggiungeremo anche loro”. Così due giorni fa il capo di stato maggiore d’Israele, Eyal Zamir, dopo l’uccisione del capo della propaganda di Hamas, Abu Obaida. Israele oggi ha cambiato il campo di gioco contro gli islamisti al potere da vent’anni a Gaza. I leader politici di Hamas risiedono in Qatar da oltre un decennio. Hanno goduto di una vita di lusso e lauti conti bancari a Doha, la capitale del Qatar, da dove hanno potuto volare in tutto il medio oriente, dalla Turchia al Libano e l’Iran. Si sentivano al sicuro e protetti, anche mentre applaudivano gli attacchi del 7 ottobre e assistevano al massacro di israeliani. Il giorno dopo l’attentato a Gerusalemme (sei morti) rivendicato da Hamas e l’incontro a Doha fra Hamas e il premier qatarino Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, oggi pomeriggio diverse esplosioni hanno squarciato il cielo della capitale dell’emirato. “I giorni in cui i leader terroristici godevano di immunità in qualsiasi parte del mondo sono finiti” ha detto oggi il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “I nostri nemici devono sapere una cosa: che fin dalla fondazione dello Stato di Israele, il sangue ebraico non verrà versato”. Il nome dell’attacco, la cui preparazione è durata tre mesi e tenuta segreta anche a metà del governo israeliano, è “Summit of fire”.
In attesa della verifica finale, all’incontro di Doha colpito con caccia e droni (un totale di dieci bombe sganciate da Israele) avrebbero partecipato Khalil al Khayya, capo negoziatore di Hamas e già vice di Yahya Sinwar, eliminato un anno fa a Gaza; Khaled Meshaal, responsabile della diaspora già scampato a un tentativo di uccisione da parte del Mossad ad Amman; Mohammed Darwish, capo dell’ufficio politico; Zaher Jabarin, il banchiere di Hamas che gestisce un patrimonio da mezzo miliardo di dollari; Mohammed Darwish, portavoce del Consiglio della Shura e Mousa Abu Marzouk, vice capo dell’ufficio politico. Per tutta la giornata si sono rincorse voci della loro uccisione e sopravvivenza allo strike nel paese dove la leadership politica di Hamas si sentiva intoccabile. Secondo recenti resoconti sono emerse tensioni tra al Hayya – tra gli ideatori del massacro del 7 ottobre – e il comandante della brigata di Gaza City, Izz al Din al Haddad, una delle figure di più alto rango all’interno dell’enclave. Haddad era pronto a scendere a compromessi e avrebbe preferito accettare l’ultima proposta statunitense, mentre al Hayya si era opposto. Lo strike solleva la possibilità che Israele possa ora negoziare la fine della guerra con la parte di Hamas sopravvissuta.
Non è solo la prima volta che Israele ha colpito all’interno del Qatar: per la prima volta dall’operazione Entebbe del 1976 l’esercito d’Israele ha colpito in un paese con cui non è ufficialmente in guerra. Una settimana fa, Israele aveva decimato la leadership houthi nello Yemen, compreso Ahmed al Rahawi, primo ministro del gruppo terroristico filo Iran (che oggi è tornato a lanciare missili su Gerusalemme).
Nel luglio 2024, Israele ha ucciso il principale leader politico del gruppo, Ismail Haniyeh, con una bomba nella sua stanza in una residenza militare sorvegliata a Teheran. Nel 2010, Israele ha inviato una squadra di agenti per uccidere il leader di Hamas Mahmoud al Mabhouh in una stanza d’albergo a Dubai. E nel gennaio 2024 ha ucciso il vice di Hamas Saleh al Arouri quando si trovava a Beirut (dove ha eliminato anche il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah). Ma l’attacco a Doha rappresenta una micidiale escalation in un paese che ospita la base aerea americana più importante nella regione (al Udeid) ed è un partner energetico strategico per i paesi europei.
Era difficile immaginare che Israele potesse colpire Doha senza la luce verde di Donald Trump, anche se ieri la portavoce della Casa Bianca Elizabeth Leavitt ha detto: “Bombardare all’interno del Qatar, una nazione sovrana e stretto alleato degli Stati Uniti, non promuove gli obiettivi di Israele o dell’America”. Lunedì, il ministro israeliano Ron Dermer aveva incontrato l’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff. E il capo del Comando centrale Usa (Centcom), Brad Cooper, era in Israele la settimana scorsa.