
Xi Jinping svela missili e droni che potrebbe usare contro Taiwan
Il presidente americano Donald Trump chiede "gratitudine" alla Cina, ma lo show di forza di ieri a Pechino consolida la sfida all'ordine globale, anche militare
Le misure di sicurezza ieri a Pechino erano ancora più restrittive del solito. L’economia cinese non è più quella di una volta, e già nel 2022, poco prima dell’importante evento del Congresso del Partito comunista cinese, qualcuno era riuscito ad appendere uno striscione contro Xi Jinping – è successo qualche giorno fa anche a Chongqing, dove un uomo ha proiettato su un grattacielo la scritta: “Solo senza il Partito comunista potrà esserci una nuova Cina”. I giornalisti presenti a Piazza Tiananmen ieri hanno raccontato di ore in fila per accedere agli spazi assegnati alla stampa e assistere finalmente alla grande parata militare che ha incoronato Xi non solo come il più potente leader cinese dai tempi di Mao, ma anche come il più capace diplomaticamente, che ieri ha offerto al mondo la nuova, potente e militarizzata Cina. Come sempre succede quando l’evento ha a che fare con le Forze armate (o con gli eventi ufficiali del Partito, titoli che sono più importanti delle cariche governative), Xi Jinping si è affacciato dal balcone indossando la giacca di Zhongshan.
E’ quella grigia diventata parte del culto della personalità di Mao, e oggi anche di Xi. Nell’atteso discorso, durato poco più di otto minuti pronunciato dopo ottanta colpi di cannone come gli anni trascorsi dalla fine della Seconda guerra mondiale, Xi ha usato tutta la retorica della propaganda cinese: “La nostra è una grande nazione che non teme il potere e le intimidazioni ed è determinata a rimanere autosufficiente e forte”, e poi: “Oggi l’umanità si trova di fronte alla scelta tra pace o guerra, dialogo o confronto, vantaggi per tutti o somma zero. Il popolo cinese si schiera con fermezza dalla parte giusta della storia”.
Lungo Viale Chang’an hanno sfilato circa 10 mila soldati, oltre 100 velivoli e centinaia di armamenti che, secondo l’agenzia di stampa Xinhua, hanno mostrato per la prima volta l’Esercito popolare di liberazione dopo “la trasformazione voluta da Xi” – Pechino ha epurato molti funzionari e dirigenti, perfino due ministri della Difesa, negli ultimi anni. Lo show di forza è stato sensazionale: per la prima volta è stata mostrata l’arma laser LY-1, montata su camion blindati. E poi droni, anche sottomarini, e soprattutto la nuova versione del missile balistico intercontinentale cinese Dongfeng-5, il Df-5c, che si ritiene possa trasportare 12 testate nucleari, e il DF-61, che può essere montato su un lanciatore mobile. Come il carro armato di nuova generazione Type 100, estremamente leggero, diversi degli armamenti ipertecnologici mostrati ieri potrebbero essere impiegati per un’invasione di Taiwan.
La reazione del presidente americano Donald Trump, per ora, è stata di fastidio, nel consueto linguaggio che richiama alla gratitudine: ha scritto su Truth di sperare che la Cina ricordi anche gli americani che hanno dato “il sangue alla Cina per aiutarla a garantire la sua LIBERTÀ da un invasore straniero molto ostile”. Ma a Pechino, alla parata, oltre a diversi leader stranieri erano presenti anche alcuni eredi delle Flying Tigers, il battaglione di volontari americani che combatterono con i nazionalisti della Repubblica di Cina (cioè l’attuale Taiwan), venerati anche nella Repubblica popolare. In diverse chiacchiere off the record tra analisti di questioni asiatiche si dice spesso che l’allarme sulle “nuove potentissime armi” della Cina serve quasi sempre ai comandanti di regioni lontane, per esempio l’Indo-Pacific Command delle Forze armate americane, a chiedere più budget annuale. Questa volta però sembra che l’esagerazione o la minimizzazione sulle capacità cinesi non avverrà.