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alla mostra del cinema

Per Kyiv la bandiera russa a Venezia è un paradosso. Intervista

Kristina Berdynskykh

"È simbolo di aggressione e disprezzo per l'umanità. Il presidente della Biennale mi ha risposto che la Mostra e la politica sono separati e che l'arte è al di fuori della politica" dice la ministra Berezhna. Previsto questa settimana un colloquio con il ministro della Cultura Alessandro Giuli

Kyiv.  Il 27 agosto, la pagina Instagram ufficiale della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha pubblicato un post in cui si affermava che mancavano solo un paio d’ore all’inizio dell’evento. Il post era accompagnato da una foto delle bandiere dei paesi partecipanti alla Mostra, installate vicino all’ingresso del Palazzo del Cinema. Tra di esse sventola anche la bandiera russa, ricomparsa per la prima volta dal 2022, quando è iniziata l’aggressione su vasta scala della Russia contro l’Ucraina. “Appena l’abbiamo vista, abbiamo reagito immediatamente”, dice al Foglio Tetyana Berezhna, ministro ad interim della Cultura e delle Comunicazioni Strategiche dell’Ucraina.

 

Il giorno successivo, insieme al ministero degli Esteri, il suo dipartimento ha rilasciato una dichiarazione in cui condannava la presenza della bandiera russa al festival. “Sotto questa bandiera, l’esercito russo sta semplicemente commettendo crimini di guerra”, si legge. Subito dopo l’apertura ufficiale della Mostra, nella notte tra il 27 e il 28 agosto, la Russia ha lanciato un massiccio attacco con missili balistici e droni su Kyiv, uccidendo 25 persone, tra cui quattro bambini. La più piccola, una bambina, aveva solo due anni. “La bandiera russa è un simbolo di aggressione e disprezzo per l'umanità”, dice Berezhna che, rendendosi conto che la dichiarazione ufficiale non aveva suscitato alcuna reazione da parte degli organizzatori italiani della Mostra del Cinema di Venezia, ha deciso di contattarne la direzione e il 29 agosto ha parlato con il presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco.

Il giorno della telefonata, Berezhna si trovava a Odessa: “Al momento della nostra conversazione, mi trovavo proprio in via Italianska, dove si trova la Filarmonica”, racconta. L’edificio fu inaugurato nel 1899. Dal 2023 è sotto la protezione temporanea rafforzata dell’Unesco, ma il 31 gennaio 2025 è stato gravemente danneggiato dal bombardamento russo su Odessa. Nel luglio di quest’anno, durante una conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina tenutasi a Roma, i governi ucraino e italiano hanno firmato un accordo in base al quale l’Italia contribuirà al restauro del patrimonio culturale di Odessa danneggiato dai bombardamenti, compresa la Filarmonica regionale. “Ho detto al presidente della Biennale: è un paradosso che da un lato si promuova il paese aggressore in un famoso festival cinematografico, e dall’altro lo stato italiano ci aiuti a ricostruire gli oggetti distrutti da questo stesso paese. Mi ha risposto che la Mostra e la politica statale sono separati e che l’arte è al di fuori della politica”, racconta. Berezhna ha risposto facendo l’esempio di eventi sportivi, compresi i tornei mondiali di tennis, in cui i partecipanti russi si esibiscono senza la bandiera del loro paese. “Purtroppo, questo non è risultato convincente”, afferma.

Quest’anno, alla Mostra del Cinema di Venezia, è stato proiettato il documentario “Il taccuino del regista” del famoso regista russo Aleksandr Sokurov. Sokurov aveva precedentemente criticato il governo russo e lo aveva pubblicamente invitato a liberare il regista ucraino Oleg Sentsov, imprigionato nelle carceri russe,  dove ha trascorso 5 anni, fino al 2019. Gli ucraini hanno cercato di contattare Sokurov per chiedere che esprimesse la sua posizione sulla bandiera russa al Palazzo del Cinema, ma non ci sono riusciti.

Berezhna riferisce che  questa settimana avrà un colloquio con il ministro della Cultura italiano Alessandro Giuli e, tra le altre cose, discuterà con lui della bandiera russa a Venezia. Mentre Mosca conduce una guerra brutale e sanguinosa contro l’Ucraina, Berezhna è convinta che la bandiera del paese aggressore non possa tornare a sventolare:  “Solleveremo la questione a tutti i livelli“, conclude  Tetyana Berezhnaya.