Civilian flottilla bound for Gaza (LaPresse)

Editoriali

Israele lasci entrare la flotilla per svelare l'inganno del circo umanitario

Redazione

Il loro carico è una percentuale irrisoria di ciò che israeliani e americani distribuiscono ogni giorno nella Striscia, ma a chi li distribuirebbero i beni, visto che non vogliono darli all’esecrato nemico sionista? A Gaza il porto non c'è

Dopo aver ricevuto i panini da Israele e aver detto di essere stati “rapiti”, prima di essere rimessi su un aereo e tornare in Europa, l’ultima volta gli attivisti della flotilla si sono rifiutati di guardare i video del 7 ottobre, perché significava sapere e sapere significava affrontare la verità: ovvero che sono sempre dalla parte sbagliata dell’etica e della storia. Non sarebbe male però se, almeno per una volta, Israele lasciasse entrare la nave umanitaria capitanata da Greta Thunberg. D’accordo, tutti sanno che il loro obiettivo è demonizzare Israele. E lasciamo stare che Gaza è sotto un blocco israeliano riconosciuto come legale dai paesi che contano e che anche l’Egitto questi utili idioti li rimanda indietro a calci.

 

Ma cosa possono fare di male? Distribuire aiuti in un’area che ne ha bisogno? Tralasciamo anche che il loro carico è una percentuale irrisoria di ciò che israeliani e americani distribuiscono ogni giorno a Gaza; l’intenzione è lodevole. Il problema è l’esecuzione. A chi li distribuirebbero questi beni, visto che non vogliono darli all’esecrato nemico sionista? All’Unrwa quindi a Hamas? Il problema con gli attivisti in occidente è che concepiscono geografia e pianificazione come concepiscono la storia: secondo le loro fantasie. Quando si vuole aprire un corridoio marittimo per Gaza, è bene avere un porto di partenza. Ma ancora meglio, un porto di arrivo. A Gaza non c’è un porto (il pontile costruito dagli americani è collassato). Ma dev’essere un dettaglio di poco conto. Israele potrebbe trasbordarli sulla spiaggia. Della loro sicurezza non dovrebbero  preoccuparsi, visto che Greta dice che a Gaza sono tutti pronti ad accoglierli come liberatori. Se poi non riuscissero a distribuire gli aiuti, pazienza, Israele potrà farlo, come a giugno con la prima barca di Greta. Speriamo solo che, in caso Israele segua il nostro consiglio, la flottilla non finisca con un gruppo di ostaggi occidentali in mano ai terroristi di Gaza. Con Vittorio Arrigoni è finita così. Non è finita benissimo.

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