
Foto Ansa
in medio oriente
Hamas non sente pressione per il piano di assalto a Gaza City. Il giorno dopo l'attacco all'ospedale Nasser
L'esercito israeliano ha approvato il piano d'attacco alla città più importante della Striscia ma Hamas non mostra segni di cedimento. Anche le proteste del popolo israeliano continuano
Il presidente americano Donald Trump crede che fra due o tre settimane verrà raggiunto un accordo fra Israele e Hamas per liberare gli ostaggi e ottenere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Trump non ha spiegato su cosa si basi la sua convinzione. Hamas ha accettato un accordo vecchio, ieri i ministri israeliani si sono riuniti, ma l’intesa con il gruppo della Striscia non è stata neppure discussa. Israele ha mandato una risposta all’Egitto, tra i paesi mediatori che cercano di creare le condizioni per il cessate il fuoco, e ha ribadito che ci sono soltanto due strade: o un accordo globale che preveda il ritorno di tutti gli ostaggi insieme e la resa di Hamas, o Tsahal procederà verso l’assalto a Gaza City. Premere, pressare è l’ordine che parte dal governo israeliano. L’esercito ha approvato il piano d’attacco alla città più importante della Striscia, ma continua a sottolineare tutte le difficoltà che incontrerebbero i soldati in uno scenario di guerriglia. Hamas non mostra segni di cedimento né di soffrire la pressione, sa che la sofferenza dei palestinesi alimenta la sua causa e isola Israele.
Lunedì l’esercito israeliano ha colpito l’ospedale Nasser di Khan Younis, uccidendo civili tra cui soccorritori e giornalisti. La comunità internazionale ha chiesto una spiegazione seria, per ora Tahal ha fatto sapere che l’attacco mirava a una telecamera e che ha centrato sei terroristi. Non basta, soltanto il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha detto che i soldati di Israele non miravano ai civili, dal resto del mondo si muovono pressione e condanna. Anche gli israeliani condannano il governo, le famiglie degli ostaggi non credono che la scelta di perseguire un accordo globale sia percorribile.
Ieri le proteste degli israeliani hanno bloccato molte strade nel paese chiedendo un accordo immediato a qualsiasi condizione. Il primo ministro Benjamin Netanyahu non ha dato spiegazioni, sembra non ascoltare la piazza che lo accusa di aver abbandonato gli ostaggi. Dopo la riunione con i ministri, durata tre ore, è andato a una cena a Gerusalemme organizzata dai leader dei coloni del Consiglio regionale di Binyamin in Cisgiordania.