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medio oriente
La trappola d'Israele: una guerra in cui ogni vittoria è una perdita
Diciassette terroristi assaltano un avamposto a Khan Younis per rapire soldati vivi. Hamas resiste nei tunnel con migliaia di combattenti e usa gli ostaggi come strategia, mentre l'Idf prepara l’assalto finale a Gaza City. Il rapporto Ipc sulla fame nella Striscia
Diciassette terroristi di Hamas hanno preso d’assalto un avamposto israeliano a Khan Younis per catturare vivi altri soldati (a giugno Hamas lì aveva ucciso sette soldati). La formula di Hamas è brutale e semplice: rapire israeliani, guardare il paese impazzire e aspettare. Ha funzionato nel 1985, nel 2011, nel 2023 e, a meno che Israele non spezzi il ciclo, funzionerà nel 2026, nel 2027 e oltre.
Ieri l’analista militare israeliano Zvika Yehezkeli ha avvertito che Hamas ha ancora tra i 15mila e i 20mila combattenti nei tunnel di Gaza: “La loro ideologia è semplice: logoramento e uso di ostaggi come merce di scambio”. Per prendere Gaza City, Israele schiererà cinque divisioni che significano tra 25mila e 50mila soldati che invadono attivamente, in modo simile all’inizio della guerra, e 110mila potenziali riservisti. Per conquistare Gaza City, Israele dovrà gestire la più grande operazione di sfollamento della popolazione e Hamas userà i corridoi umanitari per spostarsi e sopravvivere, in attesa che la guerra finisca. La domanda è come possa Israele impedire alle forze di Hamas di fuggire da Gaza City insieme al resto di civili. Per evitare l’uccisione di soldati e ostaggi israeliani da parte di Hamas e di civili palestinesi da parte dei soldati israeliani, Israele finora ha lasciato che tutti, Hamas compreso, fuggissero da un’area invasa. Così da marzo Israele ha ucciso solo 2.100 uomini di Hamas, secondo l’aggiornamento militare di ieri.
E ieri è arrivato il rapporto dell’Onu sulla carestia a Gaza realizzato dall’Ipc (Integrated Food Security Phase Classification). Israele ha risposto che da maggio diecimila camion di aiuti sono entrati nella Striscia e che il crollo dei prezzi dei prodotti alimentari indica il miglioramento della situazione. Per Israele, il rapporto Ipc “serve alla propaganda di Hamas”. Aumenta intanto il divario fra Israele e gli alleati. Benjamin Netanyahu ha accusato il premier inglese Keir Starmer di aver ricompensato Hamas annunciando di riconoscere uno stato palestinese. “Quale sarebbe stata la risposta della Gran Bretagna se 15mila inglesi fossero stati massacrati in un giorno?” ha detto Netanyahu (ieri il governo tedesco si è schierato contro il riconoscimento unilaterale dello stato palestinese). Poche ore dopo, Netanyahu ha definito il premier australiano Anthony Albanese “un debole che ha abbandonato gli ebrei”. Infine, è stata la volta del ministro degli Esteri Gideon Sa’ar al governo olandese: “Buona fortuna con l’islam radicale”. Ma di fortuna, per ora, sembra averne più bisogno Israele nella terribile guerra contro il suo nemico che lo attende, impaziente, dentro Gaza City.
Il saggista francese Brice Couturier sul Point ha spiegato il dilemma d’Israele: “La guerra non è stata concepita per essere vinta. A Hamas non importa che Gaza bruci, purché Israele si sveni. E’ escatologico: perdere tutto, a condizione che l’altro cada con sé. E si basa sulla manipolazione delle coscienze occidentali. E’ la geometria della trappola di Hamas: per Israele è una guerra in cui ogni vittoria è una perdita”.