Foto ANSA

garanzie di sicurezza

Meglio i soldati oggi o la sicurezza domani? La posizione di Mosca ci offre la risposta

Beniamino Irdi

Dalla Russia arriva un ulteriore segno della necessità di ripristinare la deterrenza dell’occidente. La partita si gioca più sul piano della volontà politica e dell’educazione dell’opinione pubblica che su quello del riarmo

Circa un anno fa, uno studioso di Kyiv mi disse che, nel decidere di invadere l’Ucraina, Putin aveva peccato di scarsa ambizione. Se i russi avessero invece attaccato l’Estonia o la Lituania, il panico degli altri paesi Nato, seguito dalle lungaggini decisionali e dalla riluttanza politica a intervenire in loro difesa avrebbe messo a nudo l’articolo 5 per il bluff che è, disintegrando in un colpo solo la postura di deterrenza della Nato e rendendo di fatto inutile la sua esistenza.  Al netto del suo intento provocatorio, questa iperbole dava voce a dubbi profondi sullo stato di salute del Patto Atlantico, che giocano un ruolo sempre più importante anche nel calcolo di Mosca.

Nel turbine di discussioni sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina che ha seguito i vertici di Anchorage e Washington, si è persa una distinzione importante fra due tipi di garanzie diversi. Le prime, chiamiamole immediate, contemplano come parte di un accordo lo schieramento fisico sul suolo ucraino di contingenti di paesi terzi, prevalentemente occidentali, con il compito di monitorare la stabilità dei confini e scoraggiare una nuova aggressione russa. Le seconde, che potremmo descrivere come garanzie future, o formali, abbracciano tutte le ipotesi di accordi, impegni e promesse, in virtù delle quali paesi alleati di Kyiv si impegnano a intervenire in suo supporto in caso di un nuovo attacco. Rispetto a questi due tipi di garanzie, Mosca ha finora segnalato una postura molto diversa. Su quelle immediate, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha ribadito “di rifiutare qualsiasi scenario che preveda lo schieramento di un contingente militare in Ucraina con la partecipazione degli stati della Nato”. Su quelle future il tono di Mosca è rimasto sfumato e possibilista. 

Questa differenza si spiega abbastanza facilmente. A Mosca è ormai cristallizzata la percezione che in occidente gli impegni, le alleanze, le promesse che contemplano l’impiego della forza militare siano intrinsecamente privi di credibilità. Lo indica l’esperienza passata, dall’oblio del memorandum di Budapest alle “sottili” linee rosse di Obama in Siria, passando per la catastrofica conclusione della guerra afghana. Lo indica il successo delle campagne ibride verso l’Europa, con risultati che vanno dall’emergere di forze politiche apertamente filorusse fino al semplice dilagare di opinioni pubbliche sempre più confuse, disinformate e irrazionali. In altre parole, Mosca ha concluso che, essendo vuote, le garanzie future non hanno alcun costo reale, rendendole dunque il terreno ideale per guadagnare tempo e alimentare le illusioni occidentali attraverso concessioni apparenti e buoni propositi. Questo calcolo non può invece applicarsi alle garanzie immediate: come si fa, dopo un cessate il fuoco di un anno o due, a riprendere l’offensiva se nel frattempo si è schierato sul lato ucraino un contingente di soldati polacchi, francesi, italiani?

La differenza fra queste garanzie di sicurezza, e soprattutto la posizione russa dinanzi a esse, dovrebbe influenzare la strategia negoziale dell’occidente, finora condizionata dalla frenesia trumpiana di ottenere un successo  da spendere davanti alle telecamere.  Ma la stabilità dell’assetto post-bellico può essere garantita solo dalla presenza di garanzie considerate da Mosca un deterrente reale. Ignorare questa differenza potrebbe portare nel migliore dei casi a un rapido fallimento dei negoziati, e nel peggiore a un prolungamento della guerra. La posizione negoziale di Mosca è un ulteriore segno della necessità di ripristinare la deterrenza dell’occidente, una partita che si gioca sul piano della volontà politica e dell’educazione dell’opinione pubblica ben più che su quello del riarmo.

Di più su questi argomenti: