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toni incendiari

La nomina di Beattie all'istituto per la Pace è l'ennesima follia pericolosa di Trump

Matteo Muzio

L'accademico è stato nominato ad interim per guidare una delle agenzie che la mannaia trumpiana vorrebbe eliminare. Dal rapporto con i suprematisti bianchi all'appoggio delle istanze di Putin. Un ritratto

L’Amministrazione Trump ad ogni livello sembra essere piena di una categoria umana ben precisa: uomini bianchi sui quaranta o cinquant’anni dalle idee estremiste. E da poco se n’è aggiunto un altro, di cui per la verità si parla da tempo: si tratta dall’accademico Darren Beattie che è stato nominato ad interim per guidare una delle agenzie che la mannaia trumpiana vorrebbe eliminare, lo U.S. Institute of Peace. Fondato da Ronald Reagan nel 1984, si tratta di un’istituzione bipartisan nota per svolgere analisi e relazioni sui conflitti in corso nel mondo. Rispetto ad altre chiusure eccellenti, come quella dello UsAid o del dipartimento dell’Istruzione, questa non farà rumore. Per usare le parole di un noto esponente dem, “non è la collina su cui morire”. Troppo poco interesse. Beattie però esemplifica molto bene la parabola del trumpismo dalle origini, dieci anni fa. 

Alla prima elezione di Trump, nel 2016, Beattie aveva appena ottenuto un dottorato di ricerca alla prestigiosa Duke University con una tesi sulla “dialettica matematica di Martin Heidegger”. Argomento non notissimo, a differenza delle sue uscite pubbliche prima sulle pagine del giornale universitario Duke Chronicle, poi direttamente alla Casa Bianca, nel primo mandato di Trump. Dopo un brevissimo periodo da ricercatore, finisce alla Casa Bianca dove ottiene un posto nello staff, con l’incarico di occuparsi delle policy e della scrittura dei discorsi. Solo che nel 2018 iniziano a circolare delle voci: Beattie nel 2016 ha partecipato alla conferenza dedicata al giornalista e critico conservatore Henry Louis Mencken. Peccato che dietro questa patina rispettabile ci fosse una congrega di nazionalisti bianchi. Nonostante l’interessato si fosse trincerato dietro la natura accademica del suo discorso, all’epoca si era preferito licenziarlo. Decisamente un altro Trump rispetto a quello attuale. Beattie ritrovò ben presto un impiego con il deputato della Florida Matt Gaetz, nell’aprile del 2019.

Stesso orientamento filo trumpiano, stessi toni incendiari. Perché, a ben vedere, il motivo della notorietà di Beattie è proprio la sua attività sui social, specialmente su X, l’ex Twitter trasformato in megafono della destra dalle cure di Elon Musk. Su X Beattie si è espresso su tutti i temi e soprattutto, nell’ottobre scorso, ha chiarito che la sua partecipazione a una conferenza di suprematisti bianchi era tutt’altro che un caso. Lo ha fatto scrivendo una frase inequivocabile: “Uomini bianchi competenti devono essere al comando per avere dei risultati. Purtroppo, la nostra ideologia nazionale coccola donne e minoranze e demoralizza gli uomini bianchi”.

A febbraio si parlava già di lui quando è stato nominato sottosegretario al dipartimento di stato guidato da Marco Rubio, un ruolo di diplomazia pubblica che era stato visto con preoccupazione dal corpo diplomatico. E non solo perché Beattie, sposato con una donna russa di nome Yulia Kirillova, nipote dell’oligarca Sergej Chernikov, alleato di Putin sin dai giorni della sua ascesa al potere, ha ripetutamente sostenuto e appoggiato le istanze putiniste non solo riguardo alla guerra in Ucraina, ma anche rispetto alla sua difesa dei “valori tradizionali”. Perché rispetto ad altri trumpiani, Beattie è anche filocinese: ha negato il genocidio degli uiguri parlando di una generica lotta contro il loro “suprematismo” e dicendo che, qualora Pechino decidesse di invadere Taiwan, non sarebbe un grosso problema perché non ci sarebbero più “parate di drag queen a Taipei”. Sul Regno Unito di Keir Starmer si è espresso molto duramente, ritenendolo un regime “illegittimo” come quello di Saddam Hussein. Questo prima che Trump esprimesse pubblicamente il sua apprezzamento per il premier laburista, anche se è “un liberal”. Da allora nessun commento sul tema. 

Difficile che i richiami dei dem al segretario di stato Rubio, ormai l’ombra di sé stesso rispetto a quando esprimeva posizioni atlantiste al Senato, sortiscano qualche effetto. Le posizioni più oltraggiose, come quelle di Beattie, dentro l’Amministrazione Trump vanno sempre bene, basta che siano abbondantemente condite con omaggi e fedeltà alla Casa Bianca, che Beattie non ha mai fatto mancare sin dai giorni finali del suo dottorato di ricerca, quasi dieci anni fa. E che gli garantiscono di continuare nel suo ruolo pur avendo posizioni che l’intero arco politico, qualche anno fa, avrebbe definito come antiamericane.
 

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