
Non solo commercio nei colloqui (senza risultati) tra Cina e America. Il “no” di Trump a Taiwan
L’ottimismo attorno a un esito proficuo del vertice a Stoccolma era alimentato dalla volontà di gettare le basi per un possibile incontro tra il presidente Trump e Xi. E’ per questo che secondo il Financial Times Washington avrebbe negato il permesso al presidente taiwanese Lai Ching-te di fare tappa a New York
Nell’accordo sui dazi al 15 per cento del 27 luglio scorso tra Donald Trump e Ursula von der Leyen, ha avuto un peso “significativo” la dipendenza degli europei dagli Stati Uniti per la loro sicurezza: “Non si tratta solo di commercio, si tratta di sicurezza, di Ucraina, della volatilità dell’attuale situazione geopolitica. Non posso andare nei dettagli, ma posso assicurarvi che non c’entra solo il commercio”, ha detto all’indomani del raggiungimento dell’accordo Maros Sefcovic, commissario al Commercio dell’Unione europea.
La tendenza del presidente americano a mettere sul tavolo delle trattative non solo commercio ma anche sicurezza, alleanze e politica estera si è vista anche nei negoziati iniziati il giorno dopo a Stoccolma tra funzionari americani e cinesi: è il terzo round nel giro di tre mesi. Le delegazioni, guidate dal vicepremier cinese He Lifeng e il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent, si sono incontrate nel palazzo del governo svedese per due giorni di colloqui volti a estendere la tregua tariffaria oltre la scadenza di metà agosto, ma nell’ordine del giorno di lunedì c’erano i dazi americani legati al traffico di fentanyl e i continui acquisti da parte di Pechino di petrolio sanzionato da Russia e Iran. Ieri, nel secondo giorno di negoziati nella sede di Rosenbad, il rappresentante per il commerciale internazionale cinese, Li Chenggang, ha affermato che le due parti hanno concordato di spingere per un’estensione della tregua tariffaria di 90 giorni stipulata a metà maggio, senza specificare quando e per quanto tempo tale estensione potrebbe entrare in vigore. “Ho appena parlato con Scott Bessent”, ha avuto un “ottimo incontro con la Cina”, ha detto Trump ieri sera mentre tornava a Washington dalla Scozia a bordo dell’Air Force One.
L’ottimismo attorno a un esito proficuo dei negoziati era alimentato anche dalla volontà di gettare le basi per un possibile incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping nei prossimi mesi. E’ per questo che, secondo tre fonti del Financial Times, l’Amministrazione americana avrebbe negato il permesso al presidente taiwanese Lai Ching-te di fare tappa a New York durante un viaggio programmato in America latina: secondo il quotidiano britannico Lai si stava preparando a visitare Paraguay, Guatemala e Belize all’inizio di agosto, con soste previste a New York e Dallas nella prima e nell’ultima tappa del viaggio. Lunedì avrebbe però deciso di annullare tutti i viaggi all’estero “dopo che gli era stato comunicato che non gli sarebbe stato permesso di visitare New York” per non compromettere i colloqui commerciali con Pechino e nel contesto di “un ammorbidimento generale della politica nei confronti della Cina in vista di un possibile vertice con Xi”, ha detto al quotidiano Rush Doshi, ex funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale per la politica cinese nell’Amministrazione Biden. Donald Trump ha così risposto in serata sul suo social Truth: “Le fake news riportano che io CERCO un ‘summit’ con il presidente cinese Xi. Non è corretto, non CERCO nulla! Potrei andare in Cina, ma solo su invito del presidente Xi, che è stato esteso. Altrimenti, nessun interesse!”.
Ieri il ministero degli Esteri di Taipei ha smentito il diniego americano al presidente taiwanese di fare scalo negli Stati Uniti – l’ufficio di Lai non aveva mai annunciato formalmente il suo viaggio in America latina, ma lunedì aveva dichiarato che il presidente aveva annullato tutti i viaggi all’estero per concentrarsi sui negoziati tariffari con gli Stati Uniti e sulle operazioni di bonifica a seguito di un tifone nel sud di Taiwan – ma aumenta il timore che la posizione americana sull’isola indipendente e rivendicata da Pechino stia diventando una merce di scambio nella guerra commerciale. “Questa è una vittoria per Xi”, ha scritto sui social l’ex presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti , Nancy Pelosi, “la decisione di Trump di negare al presidente Lai il permesso di visitare New York invia un segnale pericoloso: che gli Stati Uniti possono essere intimiditi da Pechino e zittiti su Taiwan. (…) Speriamo che non sia indicativo di un pericoloso cambiamento nella politica degli Stati Uniti”.