
La pressione su Netanyahu per Gaza si muove dall'Unione europea a Trump
Bruxelles propone di sospendere Israele dal programma scientifico Horizon: la proposta è passata. Come fonti europee riferiscono al Foglio, la posizione di Italia e Germania può cambiare
A Gaza, gli aiuti devono entrare. E’ l’ordine che arriva dagli Stati Uniti e dall’Unione europea. La pressione aumenta e si concentra su Israele, Donald Trump, ieri in Scozia per incontrare il premier britannico Keir Starmer, ha detto che la “fame è reale, non si può fingere” e Israele deve assicurarsi che “il cibo passi”. Come avevano previsto alcuni funzionari israeliani, la crisi degli aiuti umanitari a Gaza si è trasformata in una trappola diplomatica dalla quale Israele non può uscire se non assicurandosi di migliorare le condizioni. Questa trappola ha un peso anche nelle trattative con Hamas per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Per la prima volta, in Israele e negli Stati Uniti, riportare a casa i rapiti e annientare i terroristi iniziano a essere due opzioni svincolate l’una dall’altra: Yair Lapid, leader del partito di opposizione Yesh Atid, riprendendo l’espressione pronunciata più volte dal premier Benjamin Netanyahu per promettere “la vittoria totale” a Gaza, ha definito l’operazione nella Striscia “un totale disastro”.
Ieri il ministro israeliano per gli Affari strategici, Ron Dermer, e il consigliere per la Sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi, hanno iniziato una lunga settimana di incontri con l’Amministrazione americana per arrivare a una soluzione a Gaza. Da ogni lato ci sono spinte e pressioni per far cessare la guerra, per migliorare la situazione nella Striscia. Ogni consesso parla di Gaza, tutti sono concentrati sul medio oriente. Anche a Bruxelles ieri la Commissione ha tenuto una riunione e all’ordine del giorno ha introdotto d’urgenza il dibattito per valutare la sospensione parziale di Israele dal programma scientifico Horizon: la proposta è passata. Il dibattito era stato già intavolato una decina di giorni fa, ma soltanto adesso la Commissione ha ritenuto fosse il momento di riaprirlo. L’Ue si muove su binari diversi rispetto a Washington e la discussione è la risposta alla mancata attuazione da parte di Israele di un accordo per migliorare “sostanzialmente” l’accesso al cibo e alle cure mediche dei palestinesi dentro la Striscia. E’ una scelta rilevante che identifica due cambiamenti: il primo è la fine del rifiuto dei commissari di sostenere azioni contro Israele.
Il secondo cambiamento è ancora più sensibile: la proposta difficilmente sarebbe arrivata in Commissione senza l’approvazione della Germania, il paese che più ha sostenuto Israele diplomaticamente. Gideon Sa’ar, ministro degli Esteri di Israele, ha definito la proposta della Commissione un “errore sbagliato e ingiustificabile”. Il Consiglio dell’Unione europea potrebbe discutere e già votare oggi la sospensione, per la quale non c’è bisogno dell’unanimità ma della maggioranza qualificata. Come fonti europee riferiscono al Foglio, anche Italia e Germania, ferme e compatte finora nel sostegno a Israele, stanno valutando l’approvazione delle sanzioni, stanchi delle rassicurazioni soltanto cosmetiche ottenute da Netanyahu. Horizon è un primo passo, se la situazione a Gaza non dovesse migliorare, gli europei considerano di muoversi verso una seconda fase: sanzioni sul commercio con entità israeliane dai territori occupati, come aveva proposto la Svezia quando l’Alto rappresentante per la politica estera europea, Kaja Kallas, aveva presentato per la prima volta le opzioni legate all’accordo Ue-Israele.