Ansa

Dal Washington Post

Tutte le bugie di Hegseth sulle informazioni riservate su Signal

I messaggi dall'account del segretario alla Difesa americano provenivano da un indirizzo email classificato come "secret/noforn". Questa rivelazione – e non solo – è in contraddizione con tutte le affermazioni della Casa Bianca sulla questione

L’organismo di controllo indipendente del Pentagono ha ricevuto prove del fatto che i messaggi dall’account Signal del segretario alla Difesa Pete Hegseth, che anticipavano una campagna di bombardamenti statunitensi nello Yemen, provenivano da un indirizzo e-mail classificato come “Secret/Noforn", secondo quanto riferito da persone informate sulla questione. La rivelazione è in contraddizione con le affermazioni dell’Amministrazione Trump, secondo cui nessuna informazione riservata è stata divulgata nelle chat di gruppo non riservate, una violazione significativa della sicurezza. I messaggi sulla campagna di bombardamenti, pubblicati in almeno due chat di gruppo su Signal, sono al centro di un’indagine dell’ufficio dell’ispettore generale del Pentagono richiesta ad aprile dalla commissione Forze armate del Senato. I piani di attacco erano stati condivisi in un’email riservata con più di una decina di funzionari della Difesa dal generale Michael “Erik” Kurilla, il comandante in capo che sovrintende alle operazioni militari americane in medio oriente, e poi sono stati pubblicati nelle chat di gruppo non riservate da un account affiliato a Hegseth il 15 marzo, poco prima che gli Stati Uniti iniziassero ad attaccare gli houthi, secondo quanto riferito da persone informate sulla questione. La classificazione “Secret” dell’email di Kurilla, che non era stata precedentemente segnalata, indicava che le informazioni erano a un livello tale di riservatezza che la divulgazione non autorizzata avrebbe potuto causare gravi danni alla sicurezza nazionale. La dicitura "Noforn" significa che non era destinata a nessun cittadino straniero, compresi gli alti funzionari degli alleati degli Stati Uniti.


In conformità con le normative governative, Kurilla ha inviato il suo messaggio tramite un sistema riservato, il Secret Internet Protocol Router Network, o SiprNet, secondo quanto riferito da quattro persone informate sulla questione, che hanno parlato in condizione di anonimato. Il messaggio includeva una sintesi dei piani di attacco per la giornata, compresi l’orario previsto per l’inizio dei bombardamenti e il tipo di aerei e armi che sarebbero stati utilizzati. La divulgazione di informazioni sensibili ha suscitato critiche e sconcerto perché nella chat di gruppo era stato inavvertitamente incluso il direttore dell’Atlantic, spesso critico nei confronti del presidente Donald Trump. Lo scandalo ha spinto numerosi democratici e almeno un repubblicano a chiedere le dimissioni di Hegseth, che è stato sottoposto a una serie di audizioni al Congresso nel mese di giugno. Alti funzionari dell’Amministrazione hanno ripetutamente insistito sul fatto che nessuna informazione riservata era stata condivisa su Signal, anche se esperti di sicurezza nazionale ed ex alti ufficiali militari hanno affermato che ciò era altamente improbabile.


I funzionari dell’Amministrazione hanno ribadito tali affermazioni in nuove dichiarazioni al Washington Post, elogiando la campagna militare contro gli houthi e i più recenti attacchi contro gli impianti nucleari iraniani: “Il Pentagono conferma le sue precedenti dichiarazioni: nessuna informazione riservata è stata condivisa tramite Signal”, ha affermato Sean Parnell, portavoce del Pentagono, in una dichiarazione inviata via e-mail. “Come abbiamo ripetuto più volte, nessuno ha inviato messaggi di testo sui piani di guerra e il successo delle recenti operazioni del dipartimento, dall’operazione Rough Rider alla Midnight Hammer, sono la prova che la nostra sicurezza operativa e la nostra disciplina sono di prim’ordine". Anna Kelly, portavoce della Casa Bianca, ha sottolineato che gli houthi hanno da allora accettato un cessate il fuoco e ha criticato il Washington Post per aver continuato a esaminare quanto accaduto nella vicenda Signal, anche se l’ispettore generale del dipartimento della Difesa continua a fare lo stesso su richiesta dei legislatori: “E’ vergognoso che il Washington Post continui a pubblicare articoli non verificati basati su presunte email che non ha esaminato personalmente, nel tentativo di minare un’operazione militare di successo e riesumare una questione irrilevante di cui nessuno si è interessato per mesi”.


Nel chiedere un commento alla Casa Bianca, il Washington Post ha rivelato che quattro persone che hanno familiarità  con l’email di Kurilla hanno verificato la sua classificazione “Secret/Noforn”. Il presunto creatore del principale gruppo Signal in questione, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Michael Waltz, è stato licenziato meno di due mesi dopo la rivelazione dell’episodio a marzo. Numerosi alti funzionari dell’Amministrazione facevano parte della chat, tra cui il vicepresidente J. D. Vance, il segretario di stato Marco Rubio e la direttrice dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard. Waltz, ora candidato di Trump alla carica di ambasciatore presso l’Onu, è stato criticato la scorsa settimana durante l’udienza di conferma per essersi rifiutato di ammettere che la chat di gruppo non riservata fosse stata un errore. “Speravo di sentirle dire che provava un certo rimorso per aver condiviso informazioni molto sensibili e tempestive su un attacco militare su un’app commerciale”, ha detto il senatore democratico Chris Coons: “Sappiamo entrambi che Signal non è un mezzo appropriato e sicuro per comunicare informazioni altamente sensibili”. Waltz ha insistito sul fatto che “non sono state condivise informazioni riservate". Durante un’audizione della commissione Forze armate della Camera a giugno, Hegseth, interrogato dal  democratico Seth Moulton, si è rifiutato di dire se i dettagli dell’attacco nello Yemen successivamente condivisi su Signal fossero inizialmente giunti al suo ufficio tramite un sistema riservato. L’evento pubblico non era la sede appropriata per affrontare tali questioni, ha sostenuto Hegseth. 


La revisione che sta facendo l’ispettore generale del Pentagono, i cui risultati dovrebbero essere resi noti entro pochi mesi, rappresenta un’altra minaccia per Hegseth, il cui mandato di sei mesi come segretario alla Difesa è stato caratterizzato da lotte intestine e disfunzioni, tra cui il licenziamento di numerosi funzionari militari e incaricati politici e le improvvise dimissioni volontarie di altri. Le normative governative consentono al segretario alla Difesa di declassificarele informazioni riservate prodotte dal Pentagono, ma l’Amministrazione Trump non ha ancora affermato che tale processo sia stato effettuato prima che le informazioni sensibili fossero condivise su Signal. Parte dell’attenzione dell’ispezione sarà  rivolta a stabilire chi abbia pubblicato messaggi  riservati nella chat di gruppo a nome di Hegseth, secondo quanto riferito da persone informate sulla questione. Oltre al segretario alla Difesa, anche il colonnello dei Marine Ricky Buria, allora assistente militare di Hegseth, aveva accesso al suo telefono personale e talvolta pubblicava informazioni per suo conto. Le persone intervistate dall’ispettore generale hanno affermato che Buria ha detto ai colleghi di aver digitato i controversi messaggi sullo Yemen sul telefono di Hegseth. Buria non ha parlato pubblicamente della questione e non ha risposto immediatamente alla richiesta di commento. Tali informazioni, prima di un’operazione, sarebbero generalmente sempre riservate per proteggere le truppe statunitensi coinvolte, hanno affermato gli esperti di sicurezza. Buria ha presentato improvvisamente i documenti per il pensionamento ad aprile e da allora è diventato di fatto il capo di gabinetto di Hegseth, una carica politica. Appare spesso al fianco del segretario alla Difesa. Trump e Hegseth hanno recentemente autorizzato Buria a ritirarsi dai Marine con il grado di colonnello, aggirando la legge federale che stabilisce che, nella maggior parte dei casi, un ufficiale militare del suo rango deve prestare servizio per tre anni con quel grado per poter andare in pensione. La legge prevede che possano essere concesse deroghe in casi “che comportano difficoltà  estreme o circostanze eccezionali o insolite”. Persone informate sulla questione hanno affermato che tali deroghe sono rare e tipicamente riservate a situazioni difficili, come nel caso di un militare che necessita di cure per un cancro o un’altra malattia grave.

 

Dan Lamothe e John Hudson
Copyright Washinton Post

Di più su questi argomenti: