La Francia riconoscerà la Palestina come stato. L'ira di Israele e le critiche americane

Macron rompe il fronte occidentale. Prima potenza del G7 a farlo, Parigi annuncia il riconoscimento dello stato palestinese all’Onu in settembre. La scelta divide anche la politica interna: la sinistra la vede come un passo storico, la destra come un premio ad Hamas

La Francia diventerà il primo paese del G7 a riconoscere ufficialmente lo stato di Palestina. Lo ha annunciato sui social il presidente Emmanuel Macron giovedì sera: l’atto formale avverrà in settembre all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La decisione si colloca in un momento di guerra aperta nella Striscia di Gaza, crisi diplomatica e stallo negoziale prolungato. Israele "condanna fermamente" la decisione, criticata anche dagli Stati Uniti. L'annuncio è arrivato subito dopo che Israele ha richiamato da Doha la squadra negoziale per "continuare le consultazioni in Israele" e dopo che anche Washington aveva interrotto i colloqui in Qatar per il cessate il fuoco a Gaza, affermando che Hamas non stava mostrando buona fede. E così anche l'incontro preliminare di ieri su uno yacht in Sardegna tra l'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff, il ministro israeliano degli Affari strategici Ron Dermer e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani si è chiuso con un ulteriore allontanamento fra le parti.

Già il mese scorso, Macron ha espresso la sua "determinazione a riconoscere lo Stato di Palestina" e ha promosso un movimento più ampio verso una soluzione a due stati, parallelamente al riconoscimento di Israele e del suo diritto a difendersi. La prossima settimana Francia e Arabia Saudita co-ospiteranno una conferenza alle Nazioni Unite sulla soluzione a due stati e venerdì Macron si unirà ai leader di Gran Bretagna e Germania per colloqui di emergenza su Gaza, su come far arrivare il cibo agli affamati e su come porre fine ai combattimenti. All'inizio di questa settimana, la Francia e oltre una ventina di paesi, per lo più europei, hanno condannato le restrizioni imposte da Tel Aviv all'invio di aiuti umanitari nel territorio e l'uccisione di centinaia di palestinesi nel tentativo di procurarsi cibo. 

Macron ha spiegato che il riconoscimento dello stato di Palestina avverrà a settembre, ma lo ha inserito in una visione più ampia che, secondo il presidente francese, mira a una pace duratura. Secondo l'Eliseo serviranno un cessate il fuoco immediato, la liberazione degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas e il disarmo del gruppo terroristico, l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza e la creazione di uno stato palestinese che riconosca il diritto di Israele a esistere. Questi obiettivi, ha sottolineato, devono accompagnare il processo verso la soluzione “a due stati”, benché non rappresentino condizioni preventive al riconoscimento della Palestina.

  

Reazioni internazionali: Israele, Stati Uniti, Palestina

Israele ha reagito con sdegno. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito la decisione come un “premio al terrorismo” con il rischio di creare “un proxy iraniano alle porte di Israele”. Il ministro della Difesa Israel Katz ha parlato di “vergogna” e “resa al terrorismo”, mentre il vicepremier Yariv Levin ha evocato l’annessione della Cisgiordania come risposta politica. Altri dirigenti hanno minacciato ritorsioni sul piano della cooperazione in intelligence e diplomazia.

Anche gli Stati Uniti hanno criticato duramente la mossa del presidente francese. "Questa decisione imprudente serve solo alla propaganda di Hamas e allontana il processo di pace. È uno schiaffo alle vittime del 7 ottobre", ha scritto il segretario di stato americano Marco Rubio su X. 

Dal canto palestinese, l’Autorità Palestinese ha espresso gratitudine, interpretando il gesto come supporto al diritto internazionale e all’autodeterminazione. Hamas ha salutato l’annuncio come un passaggio politico rilevante, invitando altri paesi a fare altrettanto. Anche Hamas ha accolto con soddisfazione la decisione. "Il Movimento di resistenza islamica accoglie con favore l'annuncio del presidente francese [...] e lo considera un passo positivo nella giusta direzione per ottenere giustizia per il nostro popolo palestinese oppresso, sostenere il suo legittimo diritto all'autodeterminazione e stabilire il proprio stato palestinese indipendente su tutti i territori occupati con Gerusalemme come capitale", si legge in un comunicato diffuso da Hamas.

L'Arabia Saudita ha accolto con favore la decisione "storica" di Macron e ha invitato gli altri paesi ad adottare "analoghe misure positive".

  

Le reazioni della politica francese

Con la più grande popolazione ebraica d'Europa e la più grande popolazione musulmana dell'Europa occidentale, la Francia ha spesso visto i conflitti in medio oriente sfociare in proteste o altre tensioni interne. Il presidente francese ha offerto il suo sostegno a Israele dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre e si è spesso espresso contro l'antisemitismo, ma è sempre più frustrato dalla guerra di Israele a Gaza. L’annuncio di ieri sera ha spaccato la classe politica francese. La "Macronia" ha salutato la scelta come “storica e necessaria”. Marc Fesneau (MoDem) ha ringraziato Macron per una “parola chiara”, mentre la ministra dell’Istruzione Elisabeth Borne ha ribadito che solo la soluzione a due stati potrà garantire sicurezza e pace durature.

A destra, Marine Le Pen e il Rassemblement National hanno bocciato la decisione come “precipitata” e dettata da logiche elettoralistiche. Eric Ciotti (Unione delle destre) ha attaccato: “indecente dopo i massacri del 7 ottobre”. 

A sinistra, Jean‑Luc Mélenchon (LFI) ha definito il riconoscimento una “vittoria morale”, pur criticando il rinvio a settembre e chiedendo misure più forti, come un embargo sulle armi verso Israele. Marine Tondelier (Ecologisti) ha espresso urgenza: meglio tardi che mai, ma “oggi stesso servono atti concreti per salvare i Gazaoui”. Fabien Roussel (PCF) ha chiesto un riconoscimento immediato e sanzioni verso il governo israeliano. Olivier Faure (Partito Socialista) ha avvertito che il gesto deve essere accompagnato da pressione reale su Tel Aviv. Le Monde.fr+1Wikipedia+1

  

Il riconoscimento internazionale

Quando uno stato riconosce un altro stato, compie un atto politico e diplomatico con cui dichiara di considerarlo un soggetto legittimo del diritto internazionale. Significa che accetta la sua esistenza come entità sovrana e può avviare relazioni ufficiali: scambio di ambasciate, accordi bilaterali, cooperazione economica e militare. Il riconoscimento non equivale a sostenere il governo che in quel momento controlla quel territorio, ma riguarda il principio dell’esistenza dello stato stesso. Nel caso della Palestina, molti paesi hanno già espresso questo riconoscimento pur senza che vi sia un accordo di pace definitivo con Israele.

Oggi oltre 140 dei 193 stati membri delle Nazioni Unite riconoscono formalmente lo stato di Palestina. Tra questi ci sono la maggior parte dei paesi del sud globale, molti paesi arabi, africani e latino‑americani. In Europa la situazione è più complessa: Svezia, Spagna, Irlanda e Norvegia hanno già proceduto al riconoscimento, mentre altri – come Germania, Regno Unito, Francia (fino ad ora) e Italia – hanno mantenuto una posizione di attesa, legando il gesto a un accordo di pace negoziato. L’Italia, in particolare, ha storicamente sostenuto la prospettiva dei due stati ma non ha mai compiuto il passo del riconoscimento, preferendo una linea di mediazione e allineandosi alle posizioni degli Stati Uniti e dell’Unione europea.