La donna nuda

Trump sfuria con il Wsj, poi dà un contentino ai Maga su Epstein

Paola Peduzzi

Il biglietto d'auguri sconcio per il compleanno di Epstein, lo scoop del giornale di Murdoch e le minacce del presidente, che non riesce a distogliere l'attenzione dalla madre di tutte le teorie del complotto. Poi dice di rilasciare alcuni documenti sul processo, ma non è quello che vogliono i Maga

Per il 50esimo compleanno di Jeffrey Epstein, nel 2003, tre anni prima che si cominciasse a scoprire quanto ampia e violenta fosse la sua rete pedofila, la sua factotum Ghislaine Maxwell (che ora sconta una condanna a vent’anni di carcere, lui invece si è ucciso in cella nel 2019) ha confezionato un album di lettere e messaggi da parte di famigliari e amici. E’ da molti anni che si parla di questo album che è di fatto una lista degli amici di Epstein – o dell’élite internazionale, mettetela come volete – ma da ieri sappiamo, grazie a uno scoop di Khadeeja Safdar e di Joe Palazzolo del Wall Street Journal, qual è il contributo di Donald Trump al regalo di compleanno. E’ un biglietto “sconcio”, scrive il quotidiano conservatore di proprietà di Rupert Murdoch, come ce ne sono altri: c’è una donna nuda disegnata a mano con la firma “Donald” in mezzo alle gambe, e un augurio finale: “Buon compleanno, che ogni giorno porti con sé un altro splendido segreto”. In mezzo c’è una conversazione immaginaria scritta in terza persona fra Trump ed Epstein, in cui si dicono di avere molto in comune, che certi enigmi “non muoiono mai” e che gli amici sono preziosi.

   

Trump ha negato di aver mai scritto questo biglietto, dice che non disegna niente mai, men che meno donne nude, “non è il mio linguaggio, non sono le parole che uso io”, “è una storia falsa del Wall Street Journal”. Su Truth poi il presidente degli Stati Uniti ha aggiunto che aveva detto a Rupert Murdoch che si trattava di una bufala, che non avrebbe mai dovuto pubblicarla, ma il tycoon lo ha fatto lo stesso e ora “I’m going to sue his ass off”, gli leverò anche le mutande, a lui e al “suo quotidiano di terza categoria”.

  

Poco prima aveva dedicato altri due post sul suo social alla questione Epstein e al Wall Street Journal. Nel primo, parlando di sé in terza persona come spesso accade, dice che aveva avvertito Murdoch, che lui gli aveva detto che se ne sarebbe occupato, “ma ovviamente non ha avuto il potere di farlo”, che anche la direttrice del quotidiano, Emma Tucker, è stata avvertita dalla portavoce della Casa Bianca del fatto che fosse tutto falso, “ma non ha voluto ascoltare”. Per questo saranno tutti denunciati, perché “la stampa deve imparare a essere veritiera e a non affidarsi a fonti che probabilmente non esistono nemmeno”. Poi fa l’elenco degli altri media che ha portato in tribunale e conclude sulla “bufala Epstein”, come definisce da tre giorni questa vicenda che è stata finora per lui e per molti suoi sostenitori – per i Maga di certo –  il cuore, la fonte, la matrice del complottismo che gravita attorno a Trump: tutte le chiacchiere attorno a Epstein, alla lista dei suoi clienti altolocati, ai video del traffico sessuale di ragazze, al  suicidio in carcere, sono un’invenzione del Partito democratico. 

 

I Maga faticano ad accettare questo stravolgimento, sono cresciuti a trumpismo e complottismo, non c’è filone cospirazionista che a un certo punto non tiri in mezzo anche la rete del pedofilo Epstein: oggi Trump, che è considerato da loro il giustiziere contro le élite corrotte che da sempre governano l’America, non soltanto dice che era tutto finito e che anzi è un’invenzione dei liberal,  ma dice che tutti quelli che ci credono lavorano di fatto per i liberal e quindi lui non ha bisogno di loro. Non fornisce spiegazioni, il presidente, lasciando che il complottismo cresca (o che uno come Elon Musk dica che Trump è nella lista dei clienti di Epstein) e lasciando il suo popolo Maga a macerarsi. Però, a giudicare dal secondo post sulla vicenda, non è certo che questa sia una strada sicura e così offre un contentino: Pam Bondi, la segretaria alla Giustizia che finora si è presa tutta la rabbia Maga perché è stata lei a dare la ferale notizia sulla lista e i video inesistenti, rilascerà la documentazione “pertinente” delle testimonianze durante il processo Epstein. 

 

E’ difficile credere che i Maga si accontenteranno, ma intanto l’Amministrazione è entrata in damage control, arrivando persino a parlare di un problema di salute di Trump (alla circolazione venosa) come massimo e inedito strumento di distrazione. Il vicepresidente J. D. Vance ha scritto sui social che tutta questa storia è, scusate il termine dice, “una stronzata” e la comunicazione della Casa Bianca ha organizzato ieri una festa con il presidente per celebrare i tanti successi legislativi, l’ultimo di ieri che taglia i fondi alle emittenti locali (un altro colpo al pluralismo mediatico) e naturalmente il “big beautiful bill”. Ma se, come ha detto Steve Bannon dopo che Trump ha deciso di attaccare l’Iran quando i Maga isolazionisti premevano per non farlo, il presidente sa sempre come convincere la sua base di aver fatto la cosa giusta, sono i politici dell’area Maga (come lo stesso Bannon) a fremere: per loro non è tanto una questione di fede o di complottismo, ma di potere. Sono rimasti inascoltati sul coinvolgimento in Iran, il “big beautiful bill”, festeggiamenti a parte, taglia sussidi e Medicare, trasparenza su Epstein non ci sarà: forse soltanto la fuoriuscita del tecnoligarca Elon Musk è stata una buona cosa per i Maga, ma non sono stati certo loro a determinarla. Per il resto, il bilancio è misero, si aspettano qualcosa di sostanzioso, chissà se arriveranno a ribellarsi al loro stesso capo, o se come fan tutti, si riallineeranno quieti.
 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi