
Foto ANSA
Il ritratto
Chi è Jara, la comunista che ha vinto le primarie in Cile e alza la Borsa
Critica sia del regime cubano sia di quello di Maduro, è diventata popolare promuovendo l’aumento del salario minimo, la riduzione dell’orario settimanale a 40 ore e la riforma delle pensioni. Con lei in corsa per le presidenziali, è più probabile il ritorno al potere della destra
Una comunista vince le primarie nella coalizione di governo in Cile, facendo salire peso e Borsa. Il peso cileno si è rafforzato dello 0,9 per cento, diventando la valuta con la migliore performance tra i mercati emergenti, dopo l’annuncio che Jeannette Jara – ex ministra del Lavoro – ha ottenuto il 60,2 per cento dei voti alle primarie del 29 giugno. Il voto serviva a scegliere il candidato della coalizione di centrosinistra Unidad por Chile per le presidenziali del prossimo 16 novembre. Anche l’indice Ipsa della Borsa di Santiago è salito, seppur più modestamente: +0,3 per cento. Un effetto di mercato paradossale: gli operatori economici hanno reagito con sollievo perché, con una candidata comunista in corsa, appare improbabile che l’attuale coalizione di governo – guidata dal presidente Gabriel Boric, cui la Costituzione non permette una ricandidatura immediata – possa vincere. E’ più probabile quindi il ritorno al potere della destra.
Jeannette Jara, nata nel 1974, proprio l’anno successivo al golpe di Pinochet, è avvocata e proviene da una famiglia operaia. Ha iniziato la sua carriera politica nel 1997, come presidente della Federazione degli Studenti dell’Università di Santiago del Cile. Ama definirsi “figlia del vero Cile”: “So cosa significa quando lo stipendio non basta. So cosa significa alzarsi presto per andare al lavoro e tornare a casa tardi sperando che il sacrificio ne valga la pena”. Ministra del Lavoro dal marzo 2022 fino allo scorso aprile (dopo essere già stata sottosegretaria alla Previdenza sociale tra 2016 e 2018), Jara è stata sostenuta oltre che dal Partito Comunista anche da Azione Umanista e della Sinistra Cristiana. Ha acquisito popolarità promuovendo l’aumento del salario minimo, la riduzione dell’orario settimanale a 40 ore e la riforma delle pensioni. Ha negoziato con successo con la destra per ottenere questi risultati, dimostrandosi una solida mediatrice politica.
Critica sia del regime cubano sia di quello di Maduro, a differenza di molti nel suo partito, ha fatto sapere di voler sospendere la sua militanza nel Partito comunista, proprio per poter fare la campagna elettorale come indipendente. Alle primarie ha stracciato Carolina Tohá, ministra dell’Interno, sostenuta oltre che dal suo Partito per la Democrazia anche da socialisti, radicali e liberali, ma rimasta al 28,07 per cento. Tohá, già sindaca di Santiago, politologa e accademica con un dottorato a Milano, è figlia di un dirigente socialista che fu ministro dell’Interno e della Difesa di Salvador Allende, e che fu ucciso in carcere nel 1974. Ma ha pagato l’impopolarità dell’attuale governo, che ha contribuito a una bassissima affluenza alle primarie: solo il 9 per cento, in larga parte militanti più radicali. Gonzalo Winter, del Frente Amplio del presidente Boric, ha raccolto appena il 9,02 per cento, e l’ex democristiano Jaime Mulert, ora della Federazione Regionalista Verde Sociale, il 2,74 per cento.
Jeannette Jara ha affermato che ora le sue priorità politiche includeranno lo sviluppo economico con salari dignitosi, sicurezza pubblica, assistenza sanitaria e alloggi. Ma la risposta dei mercati è stata eloquente, anche se il fronte conservatore è diviso addirittura tra quattro candidati. C’è Evelyn Matthei, della coalizione conservatrice tradizionale Chile Vamos; già sindaca e a sua volta ministro del Lavoro e della Previdenza sociale, è figlia di un generale della giunta di Pinochet. Un tempo apertamente pinochettista, si è progressivamente spostata verso il centro, soprattutto dopo la sconfitta al ballottaggio contro Michelle Bachelet nel 2013. Appare comunque più moderata rispetto a José Antonio Kast, leader del Partito Repubblicano, e candidato sconfitto da Boric alle scorse elezioni presidenziali. Kast, spesso paragonato a Bolsonaro, si era distinto per il bel gesto di andare a congratularsi con Boric nella sua sede elettorale. Ancora più a destra c’è Johannes Kaiser, del Partito Libertario Nazionale, che si presenta invece come un “Milei cileno”, e che dopo la vittoria alle primarie di Jara ha detto che bisognerebbe mettere il Partito comunista fuori legge, e se necessario fare di nuovo un golpe come quello del 1973. Poi c’è Franco Parisi, del populista Partito della Gente.
Gli ultimi sondaggi danno la Jara al 29 per cento, Kast al 27, Matthei al 14, Parisi al 7 e Kaiser al 5. Ma in un eventuale ballottaggio, Kast batterebbe Jara: 47 contro 36.



Quadro finanziario pluriennale