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Gli stupri di Hamas e i depistaggi dell'Onu

Giulio Meotti

Il definitivo rapporto israeliano sugli orrori sessuali commessi dai terroristi di Gaza il 7 ottobre viene accolto dal silenzio del Palazzo di vetro. Le parole di Francesca Albanese e le testimonianze di ostaggi e sopravvisuti 

“Un nuovo rapporto (pubblicato domenica sul Times) rivela che la violenza sessuale è stata diffusa e sistematica il 7 ottobre, qual è la tua reazione?”, chiede la giornalista di Sky News. “Guardi, non posso commentare questo rapporto, è la prima volta che ne sento parlare... Ho letto altri rapporti israeliani che hanno ritrattato quanto detto... Quindi, ovviamente, non posso pronunciarmi su violenze di cui non sono a conoscenza... Se è avvenuto, ovviamente, merita giustizia. Ma come possiamo collegare tutto questo con ciò che Israele sta facendo da 20 mesi?”. La risposta è di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i Territori palestinesi, chiamata a esprimersi sul “Dinah Report” sugli stupri del 7 ottobre e redatto sotto la guida di due israeliane, la  professoressa Ruth Halperin-Kaddari e la  giudice emerita Nava Ben-Or. Silenzio da Reem Alsalem, relatrice speciale dell’Onu sulla violenza contro donne e ragazze, che ha commentato sulla mutilazione genitale femminile in Sierra Leone. 

Di mutilazioni genitali, i terroristi di Gaza ne hanno fatte tante: hanno continuato a stuprare anche i cadaveri e “inserito coltelli, granate e chiodi nei genitali delle vittime, spezzato ossa pelviche con la violenza delle aggressioni, e mutilato i corpi con armi da taglio”. Il “Dinah Report” raccoglie le testimonianze di quindici ostaggi rilasciati, diciassette sopravvissuti ai massacri del Nova Festival e dei kibbutz Re’im, Nir Oz e Kfar Aza, ventisette primi soccorritori, i medici dell’obitorio e i terapisti che lavorano con le vittime del 7 ottobre. L’obiettivo del rapporto, in parte finanziato dal governo britannico, è “contrastare la negazione, la disinformazione e il silenzio globale”.  Secondo il giudice Ben-Or, questa violenza sessuale non è semplicemente un danno personale, ma un messaggio paralizzante. “Dice: attaccheremo ciò che simboleggia la vita nella cultura umana e lo distruggeremo trasformandolo in un simbolo di morte”, ha spiegato al giornale Yedioth Ahronoth.

Il report circostanzia gli stupri di gruppo sistematici, su donne e uomini. Vittime denudate, con le mani legate, spesso ad alberi o pali. In molti casi, gli stupri sono seguiti da mutilazioni genitali ed esecuzioni. Il rapporto, spedito alle Nazioni Unite, descrive nei dettagli i crimini avvenuti durante il festival, nei kibbutz, nelle basi militari e nei tunnel a Gaza. Familiari costretti ad assistere agli abusi sessuali su amici e parenti prima che fossero uccisi. Le vittime avevano chiodi, granate e coltelli inseriti negli organi sessuali. Una donna aveva i genitali “come se qualcuno l’avesse fatta a pezzi”. Donne trovate legate agli alberi, mutilate, con “gli organi tagliati, danneggiati” e “sbarre di ferro inserite nei loro organi sessuali”. 

UN Women, l’agenzia dell’Onu per la donna, commenta  sulle lavoratrici domestiche in America Latina e che  soltanto 27 paesi al mondo sono guidati da donne. UN against sexual violence in conflict commenta sui sopravvissuti degli stupri di guerra: Congo, Sudan, Haiti, yazidi. Niente donne israeliane. Volker Türk, commissario Onu per i diritti umani, è sulla “cooperazione digitale per i diritti umani”. Giusto: il rapporto Dinah anche all’Onu lo possono scaricare in pdf per facilitare la cooperazione digitale. E speriamo che non ci mettano quanto il primo riconoscimento ufficiale da parte delle Nazioni Unite dell’uso di violenza sessuale durante gli attacchi di Hamas, arrivato cinque mesi dopo il 7 ottobre

Le autrici del rapporto Dinah, che prende il nome da Dinah, la figura biblica, unica figlia di Giacobbe, la cui storia di stupro viene raccontata nel Libro della Genesi ma la cui voce non è mai stata ascoltata, esprimono profonda frustrazione per il silenzio.  “Ci sentiamo tradite da altre donne nel mondo”, ha dichiarato Halperin-Kaddari.  Le autrici del  “Dinah”  chiedono che il mondo  “ascolti, creda e agisca”. All’Onu non ascoltano, non credono e non agiscono. Se ascoltassero, credessero e agissero dovrebbero affrontare l’insopportabile verità: sono dalla parte sbagliata dell’etica e della storia.
 

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.