Il ministro degli Esteri cinesi Wang Yi (foto ANSA)

Editoriali

La fine delle illusioni sulla Cina dopo il summit con Bruxelles

Redazione

A Pechino la guerra di Putin serve, e non farà pressioni su Mosca perché teme che una sconfitta strategica della Russia permetterà agli Stati Uniti di concentrarsi sull’Asia: una distrazione strategica sulla pelle dell'Ucraina, verso cui l’Ue dovrebbe reagire. Anche sul commercio

La Cina ha scoperto che non sarà in grado di attrarre l’Unione europea nella sua orbita di influenza, nel momento in cui l’Unione europea si rende finalmente conto che la Cina non rinuncerà alla “amicizia senza limiti” che Xi Jinping ha siglato con Vladimir Putin alla vigilia della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. In sostanza è questo l’esito degli incontri avvenuti a Bruxelles tra il ministro degli Esteri cinesi, Wang Yi, e i principali responsabili delle istituzioni comunitarie. La visita doveva servire a preparare il summit Cina-Ue che si terrà a fine mese a Pechino in occasione dei cinquantanni dall’instaurazione delle relazioni diplomatiche. Secondo Bloomberg la parte cinese ha deciso improvvisamente di ridurre il vertice, a cui prenderanno parte Ursula von der Leyen e António Costa, da due giorni a uno. Nel faccia a faccia con Wang Yi, l’Alto rappresentante, Kaja Kallas, ha definito le imprese cinesi che sostengono lo sforzo di guerra russo come una “grave minaccia” per la sicurezza europea e ha chiesto alla Cina di “cessare immediatamente ogni sostegno materiale a sostegno del complesso militare-industriale russo”.

Wang Yi ha risposto che la Cina non ha intenzione di fare pressioni su Vladimir Putin per porre fine alla guerra, perché teme che una sconfitta strategica della Russia permetterà agli Stati Uniti di concentrarsi sull’Asia. L’Ue ha così scoperto che Pechino sta usando l’Ucraina sulla sua pelle come utile distrazione strategica per gli Stati Uniti e il resto dell’occidente. Oltre a prenderne anno, gli europei dovrebbero trarne le conseguenze e reagire con tutti gli strumenti a loro disposizione: non solo le sanzioni contro le imprese cinesi che eludono le sanzioni, ma anche la rimessa in discussione dei rapporti commerciali. “C’è una lezione da imparare da Trump”, ha detto ieri il ministro degli Esteri danese, Lars Løkke Rasmussen: l’Ue deve essere “più transazionale” e “usare la nostra forza economica comune” per influenzare le scelte della Cina.

Di più su questi argomenti: