
Ansa
l'intervista
La guerra nel ventre della terra: dai tunnel di Gaza ai siti nucleari in Iran
“La smilitarizzazione di Hamas passa per la distruzione totale dei tunnel, un’impresa lenta e complessa. Il sottosuolo esercita una forte attrazione strategica sia su stati sovrani sia su organizzazioni terroristiche. Le guerre del futuro si combatteranno sempre più in questo modo", dice Richemond Barak, docente di diritto presso l’Università Reichman in Israele ed esperta di guerra
Tel Aviv. Mentre l’attenzione internazionale è rivolta al cessate il fuoco che dovrà sancire la fine del confronto diretto tra Israele e Iran, a Gaza la guerra continua. Anche a Khan Yunis, Israele combatte contro Teheran, regista dell’attacco del 7 ottobre, che ha fornito a Hamas armi, fondi e know how. Due fronti, lo stesso conflitto, un comune denominatore: il sottosuolo.
In Iran, il sito nucleare di Fordo è sepolto sotto decine di metri di roccia, colpirlo è stato possibile solo grazie agli Stati Uniti, che hanno messo a disposizione capacità militari che Israele non possiede. A Gaza il terreno è diverso, ma la sfida è simile. La rete di tunnel di Hamas è da anni uno degli ostacoli più insidiosi per l’Idf. L’uso tattico del sottosuolo non è una novità, fu impiegato dall’antichità ai conflitti moderni, dal Vietnam all’Afghanistan, considerato primitivo e rudimentale, si rivela sempre efficace. “Le gallerie a scopo bellico esistono da quando esiste la guerra”, spiega Daphné Richemond Barak, esperta mondiale di guerra sotterranea, “sfruttano l’elemento sorpresa e compensano l’asimmetria tra le parti”.
Richemond Barak, docente di diritto presso l’Università Reichman in Israele e affiliata al Modern War Institute e al Lieber Institute for Law and Land Warfare di West Point, ha pubblicato Underground Warfare (Oxford University Press 2018), in cui analizza il ruolo del sottosuolo nei conflitti moderni. “A Gaza, l’utilizzo di tunnel influenza le operazioni militari su tre livelli, strategico, tattico e operativo, stravolgendo drasticamente il campo di battaglia e neutralizzando il vantaggio tecnologico dell’Idf”. Mentre l’aeronautica israeliana negli ultimi giorni ha colpito con precisione chirurgica obiettivi strategici in Iran, a Gaza l’Idf continua a muoversi a fatica nel labirinto sotterraneo. “Si tratta di una rete estesa ed estremamente sofisticata, raggiunge i 70 metri di profondità su diversi livelli attraversando la Striscia da nord a sud; è dotata di reti fognarie, sistemi di ventilazione, fabbriche e depositi di munizioni, sale di comando e celle di detenzione per gli ostaggi. Un’infrastruttura di questo tipo costringe l’Idf a ripensare radicalmente il modo in cui conduce i combattimenti e trasforma il fronte in un campo di battaglia a 360 gradi dove le minacce possono arrivare da ogni direzione, aggravate dal contesto urbano e da rischi di cecchini e imboscate. Senza dubbio Israele sta affrontando una sfida senza precedenti”.
I tunnel costituiscono anche uno strumento di manipolazione mediatica e giuridica, trasformano la popolazione di Gaza in scudo umano e invertono la percezione del conflitto. “Dal punto di vista del diritto internazionale è vietato scavare infrastrutture militari sotto aree densamente popolate, questo costituisce senza dubbio un crimine di guerra. Tuttavia, Israele resta comunque vincolato all’obbligo di proteggere i civili innocenti, anche se il diritto internazionale ammette che possano esserci vittime collaterali, proporzionate al vantaggio militare atteso. Una realtà tragica, ma riconosciuta dal diritto”. I tunnel di Hamas costituiscono una minaccia anche per i civili di Gaza. “Sotto le infrastrutture civili nella Striscia si nasconde un’enorme base militare sotterranea completamente integrata nel tessuto urbano. I civili a Gaza sapevano dell’esistenza dei tunnel, ma non hanno potuto opporsi”.
Esiste anche un forte impatto psicologico. “Già nel 2014, un rapporto delle Nazioni Unite aveva evidenziato quanto i tunnel fossero destabilizzanti per i civili israeliani. Dopo il 7 ottobre 2023 l’aspetto psicologico si è aggravato, ostaggi, civili e militari, sono ancora oggi detenuti nei tunnel in condizioni estreme e questo pesa significativamente sulla coscienza collettiva israeliana”. E’ realistico pensare che Israele riuscirà a smantellare la rete sotterranea di Hamas? “La smilitarizzazione di Hamas passa per la distruzione totale dei tunnel, un’impresa lenta e complessa, ostacolata dalle pressioni della comunità internazionale per una rapida conclusione del conflitto. Lasciarne intatta una parte significherebbe condannare Israele a una nuova guerra sotterranea in futuro”.
Dai tunnel di Gaza ai bunker nucleari iraniani, sfide diverse ma con un filo conduttore comune. “Come abbiamo visto in questi giorni, il sottosuolo esercita una forte attrazione strategica sia su stati sovrani sia su organizzazioni terroristiche. Le guerre del futuro si combatteranno sempre di più nel ventre della terra”.


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