Aljaksandr Lukashenka (foto Getty)

Editoriali

Il messaggio dei bielorussi liberati

Redazione

Svjatlana Tikhanovskaja riabbraccia il marito Siarhei dopo cinque anni di prigione. La libertà ritrovata significa continuare a combattere per tutti gli altri: la lotta al regime continua 

La prima conversazione al telefono, il primo abbraccio, le mani strette come a non staccarsi mai più, la prima conferenza stampa insieme, con le lacrime e i racconti e gli occhi che si incrociano, complici. Svjatlana Tikhanovskaja ha riaccolto suo marito Siarhei, che è stato cinque anni nelle prigioni del regime bielorusso perché era il leader dell’opposizione ad Aljaksandr Lukashenka nel 2020 delle elezioni rubate e della protesta repressa: lei ha raccolto in questi anni la leadership, ha lasciato Minsk, ha girato il mondo per sensibilizzarlo sul regime bielorusso, ha mostrato la foto di suo marito e quella dei più di 1.400 detenuti politici, condannati a pene lunghissime solo per il loro dissenso, e infine lo ha riabbracciato, grazie all’intercessione dell’Amministrazione Trump e in particolare dell’inviato in Ucraina Keith Kellogg. Svjatlana e Siarhei hanno ringraziato Trump, la Polonia, la Lituania, il Regno Unito, l’Europa, hanno chiesto di non fermarsi qui, “basta una parola del presidente americano per liberarci tutti, la dica”, ha dichiarato Siarhei davanti ai giornalisti.

La libertà ritrovata significa continuare a combattere per tutti gli altri, il messaggio è chiarissimo, perché il regime bielorusso invece vorrebbe che ci accontentassimo della liberazione di Siarhei e di altri 13 detenuti, cioè del 2 per cento dei detenuti politici. Lukashenka si aspetta che le sanzioni – in particolari quelle che impattano sul suo prodotto di punta dell’esportazione: il potassio, che serve per i fertilizzanti – vengano diminuite e che l’occidente dimentichi la repressione, il sostegno ideologico e logistico dato alla Russia omicida di Vladimir Putin, l’accordo di cooperazione militare a lungo termine stipulato con l’Iran nel 2023 (l’anno scorso i terribili droni iraniani che uccidono ucraini ogni giorno erano alla parata dell’Indipendenza bielorussa: Lukashenka disse orgogliosamente mentendo che il suo paese si era messo a produrli). Ma no, non si deve dimenticare, nemmeno Svjatlana e Siarhei lo fanno: sono grati e liberi, ma ricordano.