
Foto Ansa
il colloquio
“L'Iran era al punto di non ritorno”. Parla l'ex capo dell'intelligence militare d'Israele
Intervista a Amos Yadlin, uno dei massimi analisti dello stato ebraico ed ex direttore dei servizi segreti militari di Tsahal che nel 1981 bombardò il reattore di Saddam: “L’Iran vuole distruggerci”
“Quarantaquattro anni fa, a giugno, ero seduto nella cabina di pilotaggio della missione dell'aeronautica militare israeliana che distrusse il reattore nucleare iracheno di Osirak. Con un’operazione audace, abbiamo annientato le ambizioni nucleari di Saddam Hussein. Nel 2007, quando ero capo dell'intelligence della Difesa israeliana, abbiamo distrutto un reattore nucleare in Siria, costruito con l’aiuto della Corea del Nord vicino al fiume Eufrate. Oggi la sfida è molto più grande”. Così ieri sul New York Times ha scritto Amos Yadlin, ex direttore dei servizi segreti militari d’Israele, uno dei massimi analisti dello stato ebraico e uno degli otto piloti dell’“Operazione Opera”, l’attacco aereo israeliano del 7 giugno 1981 che distrusse il reattore nucleare di Saddam Hussein. “L’intelligence ci aveva avvisato che gli iraniani avevano accelerato la militarizzazione del programma nucleare” dice Yadlin al Foglio. “In passato sapevamo dell’arricchimento dell’uranio: dicevano che era per scopi civili, ma non c’è uso civile nel sessanta per cento di arricchimento. Eravamo al punto di non ritorno nucleare. La difesa aerea iraniana era stata indebolita a ottobre quando li abbiamo attaccati e volevano produrre seimila missili balistici in due anni. Era il momento di attaccare”.
Il bombardamento americano era necessario. “Gli Stati Uniti hanno colpito Fordo, il sito atomico fortificato e costruito dentro una montagna, Israele non aveva i mezzi per distruggerlo. Avevamo distrutto il settanta per cento del programma atomico iraniano, gli Stati Uniti erano gli unici a poter fare il resto”.
Yadlin non è sorpreso dalla decisione americana di entrare nel conflitto. “Per loro non era solo deterrenza. E’ l’idea ribadita da ogni presidente americano, Bush, Obama, Trump e Biden, che gli iraniani non avrebbero mai avuto la bomba atomica. E Israele ha spianato la strada all’attacco: per la prima volta, gli Stati Uniti hanno aiutato un alleato in un momento di successo. Non è come la Prima o la Seconda guerra mondiale, la Corea, il Vietnam, il Kuwait: gli americani sono entrati in guerra per finire la missione”.
Secondo alcuni analisti, l’Iran potrebbe aver nascosto altri siti nucleari (Fordo fu scoperto soltanto nel 2009, tre anni dopo la sua costruzione). La notte del 5 settembre 2007 i caccia israeliani partirono dalla base di Hatzerim per un volo fino a Deir el Ezzor, 450 chilometri dentro la Siria. Avevano l’ordine di distruggere un reattore nucleare della Siria, costruito con l’aiuto nordcoreano e di cui fino a poco tempo prima l’intelligence di Gerusalemme ignorava l’esistenza.
Yadlin era a capo dell’intelligence militare. Che cosa sarebbe successo in Siria, dove il regime di Assad non ha esitato a usare le armi chimiche, se Damasco avesse ottenuto anche la bomba atomica? Che cosa sarebbe successo se Israele non avesse bombardato Osirak e nelle guerre del 1991 e del 2003 l’Iraq avesse avuto la bomba atomica?
“L’intelligence israeliana in Iran è arrivata a un livello di penetrazione tale da sapere che c’è una bassa probabilità che Teheran avesse un altro programma nucleare parallelo” dice Yadlin. “Ma come ufficiale dell’intelligence militare posso dire che ho sempre pensato che si dovesse considerare come possibile che ci fosse sempre dell’altro, che ci sia sempre qualcosa che non sappiamo. Ora l’intelligence deve garantire che non ci sia un altro programma iraniano. Ma non è come costruire un tunnel a Gaza: servono tecnologia, mezzi e scienziati, tutto molto difficile da nascondere. Penso che l’Iran sia tornato a un anno dalla bomba”.
Yadlin paragona quanto succede in Iran all’operazione audace a cui prese parte come pilota. “Nel 1981 fu diverso ma anche simile. Fu lo stesso perché è la stessa ‘dottrina Begin’: se un paese vuole distruggere Israele, allora Israele lo colpirà per primo. E’ differente perché gli iraniani avevano imparato la lezione dell’Iraq, del reattore nordcoreano in Siria e di Gheddafi e avevano sparso in più siti il loro programma nucleare”.
Gerusalemme da 77 anni prende sul serio chi dice di volerla distruggere. “Se l’Iran arrivasse alla bomba atomica, lancerebbe migliaia di missili balistici su Israele e forse anche un ordigno nucleare” conclude Yadlin. “La guerra preventiva era necessaria. Se Churchill fosse stato primo ministro nel 1938, magari la Seconda guerra mondiale non ci sarebbe stata. A volte, l’attacco preventivo ti salva da un disastro. Gli iraniani non sono irrazionali, sono molto razionali nella distruzione di Israele. Deve ricordare che non abbiamo preso sul serio quello che Hitler aveva promesso di fare agli ebrei, si pensava fosse propaganda politica, che non avrebbe mai ucciso sei milioni di ebrei. Come poteva farlo nell’Europa civilizzata? Ma è successo e da allora prendiamo molto sul serio chi dice di voler distruggere il nostro popolo e il nostro paese”.