Il racconto
Chi torna dalle prigioni russe ha i segni della tortura addosso. Toglierli è parte della cura
Kyiv non crede nei colloqui con Mosca, e Trump distratto è un problema. Voci e immagini dei primi abbracci dopo lo scambio di prigionieri









Kyiv. Il 19 giugno alle 15.00, sei ambulanze arrivano in uno degli ospedali della regione di Chernihiv. I medici hanno preparato le sedie a rotelle in anticipo e, non appena le porte dell’ambulanza si aprono, aiutano i soldati a sedervisi. I pazienti, magri e pallidi, sono in gravi condizioni. Sono stati feriti al fronte, poi catturati dai russi, ma non hanno ricevuto le cure mediche necessarie, per cui le ferite sono guarite senza le medicazioni adeguate. Un’ora dopo, arrivano due autobus, da cui scendono ex detenuti in grado di muoversi autonomamente. Valentina Moroz, 45 anni, residente a Pereyaslav, una città nella regione di Kyiv, corre verso l’autobus e cerca il marito.
Quando Konstantin, 55 anni, scende, lei gli si avventa addosso, lo abbraccia forte e piange. Anche l’uomo abbraccia la moglie, in silenzio. “Ho seguìto tutti gli scambi precedenti, lui non c’era, quindi non mi aspettavo nulla nemmeno questa volta”, racconta al Foglio. Valentina non conosce le condizioni del marito né le patologie sviluppate durante la detenzione. Durante il loro breve incontro, lui è riuscito solo a dire di essere stato in carcere nella città russa di Tver. La donna ha ricevuto la notizia del suo rilascio in mattinata e, insieme al figlio ventenne Bohdan, che lavora nella polizia, si è recata immediatamente nella regione di Chernihiv per incontrare Konstantin. Il soldato è stato catturato vicino a Kurakhove, nella regione di Donetsk, otto mesi fa. Valentina Moroz, sopraffatta dalla gioia, quasi perde conoscenza, le vengono somministrati dei sedativi, si siede su una panchina vicino all’ospedale e aspetta la chiamata di suo marito, che si è già sottoposto a una visita medica preliminare. Inoltre, chi viene rilasciato dalla prigionia fa una doccia, mangia e poi viene portato in centri di riabilitazione in altre regioni dell’Ucraina. Pertanto, i parenti hanno solo l’opportunità di un breve primo abbraccio. Questa fase dello scambio di prigionieri, concordata tra Ucraina e Russia il 2 giugno durante il secondo incontro a Istanbul, durerà fino al 22 giugno compreso. Il processo è difficile, ammette il quartier generale di coordinamento ucraino per il trattamento dei prigionieri di guerra. Questa volta stanno tornando i malati gravi, i feriti e i giovani sotto i 25 anni.
“Ora tornano persone che hanno perso fino a 60 chilogrammi di peso, alcune sono state picchiate atrocemente e non possono muoversi da sole”, afferma Petro Yatsenko, rappresentante del quartier generale. La difficoltà sta nel fatto che l’Ucraina deve scoprire chi, tra i prigionieri russi, è gravemente ferito o gravemente malato. E la Russia non consente l’ingresso nelle colonie penali e nelle prigioni a rappresentanti internazionali indipendenti che potrebbero valutare la salute dei prigionieri. Questi dati vengono raccolti soltanto dall’intelligence ucraina.
Durante il grande scambio di tre giorni che ha seguìto i colloqui iniziali di Istanbul, un uomo di 40 anni è tornato in Ucraina dopo 15 mesi di prigionia. E’ stato fatto prigioniero dopo essere stato ferito. Lo hanno operato i medici russi e al risveglio dall’anestesia aveva un’enorme cicatrice sull’addome con la scritta “Gloria alla Russia” e la lettera “Z”. Oleksandr Turkevich, il medico ucraino che aiuterà l’uomo a liberarsi di queste cicatrici, ha dichiarato al Foglio che molto probabilmente l’operazione è stata eseguita con un elettrocoagulatore: una scossa elettrica è stata utilizzata per provocare un’ustione. “Senza anestesia, il paziente non sarebbe sopravvissuto”, ha spiegato.
Turkevich è sicuro che solo un chirurgo avrebbe potuto realizzare questa iscrizione, non un assistente medico. Il medico prevede di trattare la cicatrice con un laser ogni pochi mesi. Secondo le sue stime, potrebbe volerci un anno per rimuoverla completamente. Dal 2022, l’Ucraina ha rimpatriato dalla prigionia più di 6.000 persone. Lo scambio è finora l’unico risultato concreto dei colloqui di Istanbul. I prossimi colloqui tra Russia e Ucraina potrebbero aver luogo dopo il 22 giugno, quando lo scambio sarà concluso. Ma Kyiv non nutre grandi speranze, poiché Mosca cercherà sicuramente di sfruttare la diminuzione dell’attenzione verso l’Ucraina degli Stati Uniti, concentrati sul medio oriente. Secondo Mykola Beleskov, analista senior della Come Back Alive Foundation, il vertice del G7 in Canada non ha fatto altro che confermare la tendenza dell’Amministrazione Trump secondo cui rafforzare l’Ucraina per una soluzione sostenibile della guerra con la Russia non è una priorità. Ora l’attenzione si concentra sul medio oriente. Se il confronto tra Israele e Iran dovesse protrarsi e gli Stati Uniti vi aderissero, Washington avrebbe sicuramente meno risorse per aiutare l’Ucraina. In una situazione del genere, per Kyiv esiste un solo scenario: “L’Ucraina deve mantenere il più possibile una coalizione internazionale e attrarre risorse internazionali per il complesso difensivo-industriale nazionale”, dice Beleskov.