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La Juventus e Elkann incontrano Trump. Ma il presidente parla di Iran, donne nello sport e immigrazione

La squadra bianconera è stata ricevuta alla Casa Bianca prima dell'esordio al Mondiale per club, dove ha vinto contro gli emiratini dell'Al-Ainma. Il presidente ha dominato la scena parlando del possibile intervento militare contro Teheran e imbarazzando i giocatori: “Voi fareste giocare delle donne nella vostra squadra?”

Redazione

La squadra della Juventus è stata ricevuta nello Studio Ovale da Donald Trump. I bianconeri hanno salutato il presidente americano prima di scendere in campo nell'Audi Field, uno stadio situato proprio a Washington, per affrontare nella serata americana la squadra emiratina dell'Al-Ain nella prima gara del loro girone del Mondiale per club: partita dominata dalla squadra torinese, con un risultato finale di 5 a zero. 

All'incontro con Trump era presente il presidente della Fifa, Gianni Infantino, l'allenatore Igor Tudor, il ceo bianconero Maurizio Scanavino, il general manager Damien Comolli, il direttore delle strategie Giorgio Chiellini e alcuni giocatori: Manuel Locatelli, Federico Gatti, Teun Koopmeiners, Dusan Vlahovic, e infine gli americani Weston McKennie e Timothy Weah. Accanto ai bianconeri c'era anche il proprietario della Juventus John Elkann, che aveva già incontrato il presidente la settimana prima del suo insediamento e successivamente al Business Forum promosso dalla Corona saudita a Riad a maggio, nella veste però di presidente di Stellantis. 

 

            

 

Superate le foto di rito con le maglie della Juventus con dietro il nome “Trump” e il numero 47, non sono mancati alcuni momenti di gelo. “Voi fareste giocare delle donne nella vostra squadra?”, ha chiesto il tycoon ai giocatori, che fra qualche risolino di imbarazzo hanno preferito far rispondere il general manager: “Difficile, ma noi abbiamo una squadra femminile molto forte”, ha detto Comolli facendo riferimento alla Juventus Women, che ha conquistato lo scudetto. “Certo. E le donne dovrebbero giocare con altre donne. Capite? Siete molto diplomatici", ha poi concluso Trump.

Non è la prima volta che l'inquilino della Casa Bianca si esprime sul tema. Spesso si è scagliato contro gli stati che ammettono transgender negli sport femminili. In un post pubblicato a fine maggio su Truth Social, ad esempio, il presidente ha attaccato il governatore Gavin Newsom e la California Interscholastic Federation (Cif), colpevoli – secondo il presidente – di permettere illegalmente a “uomini di competere negli sport femminili”.

 

           

Oltre al tema dell'identità di genere, Trump si è espresso anche sul conflitto tra Iran e Israele, tutto sotto gli occhi disorientati della delegazione juventina. “Non so se attaccherò l'Iran”, ha detto il presidente ai giornalisti presenti in sala, anticipando che a breve ci sarebbe stata una nuova riunione nella Situation Room. “Non voglio combattere. Ma se si tratta di scegliere tra loro che combattono o che hanno un'arma nucleare, bisogna fare quello che si deve fare. E forse non dobbiamo combattere”, ha aggiunto il presidente americano. “Ho delle idee su cosa fare, ma non ho preso una decisione definitiva - ha ribadito - mi piace prendere la decisione finale un secondo prima della scadenza, perché le cose cambiano. Specialmente con la guerra. Si può passare da un estremo all'altro". 

Parole in libertà, come si suol dire, su regime change in Iran e su un possibile intervento militare americano, accompagnate infine da un breve accenno su un'altra questione cara a Trump, l'immigrazione: “La gente arriva, ma deve farlo legalmente. Come questi ragazzi dietro di me. Devono venire legalmente. Se vengono legalmente li vogliamo. Devono dire di amare l'America, di amare il nostro paese. E se non possono dirlo, non li vogliamo”. 

Per i bianconeri, la situazione è stata a dir poco particolare. "È stato un po' strano, non è stato divertente. Quando ha iniziato a parlare di politica, dell'Iran e tutto il resto, è stato tipo: io voglio solo giocare a calcio, amico", ha raccontato l'esterno statunitense della Juventus Timothy Weah al The Athletic. "È stato tutto una sorpresa per me, onestamente. Ci hanno detto che dovevamo andare e non avevo scelta. Mi ha colto di sorpresa, davvero. Essere alla Casa Bianca è sempre meraviglioso ma non sono uno che si occupa di politica, quindi non è stato così emozionante".

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