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un ritorno al passato
I droni di Renault e il ritardo (enorme) dell'Europa. Intervista
La casa automobilistica ha una lunga tradizione nel settore militare e potrebbe essere un attore di primo piano. “La guerra in Ucraina ha aperto gli occhi all’industria della difesa francese: non ha ancora le capacità per produrre in massa e rapidamente” Colloquio con Jean-Dominique Merchet, giornalista dell’Opinion
Parigi. Per Renault sarebbe un ritorno al passato, ma con uno sguardo al futuro. Perché la casa automobilistica francese ha una lunga tradizione nel settore militare – il più celebre carro armato della prima guerra mondiale era il Renault Ft-17 – e in un contesto di accelerazione del riarmo europeo potrebbe tornare a essere un attore di primo piano: producendo in Ucraina dei droni, “che sono i nuovi proiettili, i nuovi missili, i nuovi cecchini”, dice al Foglio Jean-Dominique Merchet, giornalista dell’Opinion e tra i massimi esperti francesi di questioni militari e geostrategiche. “Renault è stata sollecitata dal ministero della Difesa per fabbricare dei droni in Ucraina in collaborazione con una pmi, anch’essa francese. Non è ancora ufficiale l’identità della pmi che lavorerà con Renault, ma sta circolando un nome: Delair, un’azienda di Tolosa specializzata nei droni”, dice Merchet.
Renault si era ritirata dal settore militare nel 2001, quando cedette Renault Truck Defense a Volvo, che ha cambiato nome in Arquus nel 2018. Contattata da Reuters, Renault ha dichiarato che non è ancora stata presa alcuna decisione definitiva per la produzione di droni in Ucraina, che si tratta ancora di discussioni preliminari, ma il dossier avanza. “Lo scorso febbraio sull’Opinion avevamo già anticipato che il ministero della Difesa francese voleva rivolgersi all’industria civile per la produzione di armi, data la necessità di ‘produrle rapidamente e in massa’”, spiega Merchet: “All’epoca, Emmanuel Chiva, delegato generale per l’armamento (Dga) – direzione del ministero della Difesa che ha come missione quella di preparare il futuro dei sistemi di difesa francese – spiegò che l’industria automobilistica era stata contattata per produrre ‘droni kamikaze’ paragonabili a quelli utilizzati in Ucraina. Il nome dell’azienda, Renault, non era ancora noto all’epoca”.
La notizia di questi giorni è che la produzione dei droni, se verrà confermata, sarà in Ucraina, non in Francia, perché gli ucraini “sono più bravi di noi nella progettazione di droni e, soprattutto, nello sviluppo della dottrina necessaria”, ha dichiarato il 6 giugno il ministro della Difesa francese, Sébastien Lecornu. I droni prodotti “a poche decine o centinaia di chilometri dal fronte”, secondo le informazioni di France Info, sarebbero destinati principalmente all’esercito ucraino, con l’obiettivo di rafforzare la capacità difensiva di Kyiv contro l’invasione russa, “ma li forniremo anche alle nostre forze armate per garantire un addestramento tattico e operativo continuo che rifletta la realtà” del conflitto in Ucraina, ha sottolineato Lecornu. L’Ucraina prevede di utilizzare oltre 4,5 milioni di droni entro il 2025, e l’esercito francese, che ne possiede poche migliaia, cerca di recuperare terreno nel settore e fungere da locomotiva per l’Europa. “E’ un primo passo, ma siamo in grandissimo ritardo rispetto a paesi come l’Ucraina”, dice Marchet.
“Dall’invasione russa del 2022, Kyiv si è affermata come uno dei principali attori in questo campo. Si tratta essenzialmente di piccoli droni, progettati per la sorveglianza e l’attacco. Il ministero della Difesa ucraino ha annunciato un obiettivo di produzione di 4,5 milioni droni nel 2025, ma le autorità di Kyiv evocano anche la possibilità di produrne fino a 10 milioni all’anno. Queste cifre vanno trattate con cautela, ma si parla di milioni. Per la Francia non sono disponibili cifre precise, ma la produzione di questo tipo di armi è stimata tra le tremila e le seimila unità”, dice il giornalista dell’Opinion. La forza della produzione ucraina sta anche nella decentralizzazione. “In Ucraina la produzione di droni è altamente decentralizzata. Quasi 500 aziende, quasi tutte di piccole dimensioni, sono attive in questo settore in rapida crescita”, spiega Merchet, prima di aggiungere: “Di certo, la guerra in Ucraina ha aperto gli occhi all’industria della difesa francese: non ha ancora le capacità per produrre in massa e rapidamente. Decide dunque di fabbricare in Ucraina le armi che potrebbero servirle in futuro”. E’ questa la fotografia dell’industria francese, e più in generale europea, che si affida a Kyiv e all’avanguardia del suo sistema di difesa per recuperare il ritardo, seguendo l’adagio di Carl von Clausewitz: “Se vuoi la pace, preparati alla guerra”.