
◉ la giornata
Si allargano le proteste in America: 150 arresti a San Francisco, 700 Marines a L.A.
Manifestazioni anche a New York, Atlanta, Seattle e Dallas. Trump raddoppia il dispiegamento di forze della Guardia Nazionale, mobilitando altri 2.000 riservisti. E la California fa causa all'Amministrazione
Le proteste contro le politiche migratorie dell'Amministrazione Trump dilagano anche in altre città americane, oltre a Los Angeles e San Francisco. In quest'ultima il bilancio dei manifestanti arrestati è salito ad almeno 150. I manifestanti sono scesi in piazza anche ad Atlanta, Seattle, Dallas, Louisville e New York, dove la polizia ha arrestato diverse persone.
La protesta di Los Angeles
I manifestanti e la polizia si stanno ancora confrontando a Los Angeles, dove sono iniziate le proteste, con scontri attualmente nell'Arts District e a Little Tokyo. Per tutto il giorno, la polizia ha usato granate stordenti e proiettili di gomma per disperdere i manifestanti che presidiano il Federal building in centro città, difeso dagli agenti in assetto antisommossa dell'Ice, l’agenzia federale responsabile del controllo delle frontiere e dell’immigrazione, e dai soldati della Guardia nazionale, una forza militare riservista che può essere attivata sia dal governo statale che da quello federale in caso di emergenze - si tratta di cittadini che, nella vita quotidiana, hanno lavori civili ma che si addestrano regolarmente per essere pronti a intervenire in caso di bisogno. Il grande edificio del Federal building ospita uffici di numerose agenzie federali, tra cui quelle per la polizia doganale e dell'immigrazione, nonché quella per i servizi relativi all'immigrazione e alla cittadinanza.
Le proteste sono iniziate quattro giorni fa, venerdì 6 giugno, in seguito ad alcuni raid compiuti dagli agenti dell’Ice in diversi luoghi di Los Angeles per trovare e arrestare presunti migranti irregolari. Le operazioni anti-immigrazione sono cominciate verso le 9 in un negozio di abbigliamento all’ingrosso nel Fashion District, dove gli agenti hanno arrestato alcuni lavoratori. Le perquisizioni senza preavviso nei luoghi di lavoro hanno l’obiettivo di coglierle di sorpresa i presunti irregolari ed è una strategia che Trump aveva già applicato anche nel suo primo mandato.
Circa 700 Marines sono stati mobilitati "per proteggere il personale e le proprietà federali" e in supporto alla Guardia Nazionale che Trump ha dispiegato a L.A. nel fine settimana. Il capo della polizia di frontiera Tom Homan ha dichiarato alla Cnn che il dispiegamento dei Marines era necessario per sedare le proteste. Le autorità della California, al contrario, sostengono che avevano la situazione sotto controllo e non c’era bisogno di inviare truppe. Il governatore Gavin Newsom e il sindaco di Los Angeles Karen Bass hanno criticato duramente la decisione dell'Amministrazione e hanno parlato di una scelta politica, e molto pericolosa, da parte di Trump. Bass sostiene che la città viene "utilizzata per un esperimento" dall'autorità federale. "È senza precedenti che il presidente utilizzi l'esercito contro il suo stesso popolo in questo modo", ha affermato Hugo Soto-Martínez, membro del consiglio comunale cittadino.
Lo scontro fra governo federale e statale, fra Trump e Newsom
Ieri sera il Pentagono ha annunciato che il presidente sta mobilitando altri 2.000 membri della Guardia Nazionale, raddoppiando così il dispiegamento iniziale. Secondo una dichiarazione del Comando Nord degli Stati Uniti, circa 1.700 militari riservisti sono ora operativi nell'area metropolitana di Los Angeles, due giorni dopo il memorandum di sabato di Trump che ne ha schierati 2.000 per rispondere alle proteste. La California ha intentato una causa contro l'Amministrazione Trump, chiedendo a un giudice di dichiarare incostituzionale la mobilitazione della Guardia Nazionale e di sospendere i futuri schieramenti di truppe. Oltre a quelli nelle strade, infatti, il vero scontro è quello tra poteri, fra governo statale e governo federale.
L'ordine del presidente Donald Trump di inviare 2.000 soldati della Guardia nazionale della California a Los Angeles è senza precedenti: Trump ha invocato (in maniera poco ortodossa) una sezione del codice degli Stati Uniti che consente al presidente di aggirare l'autorità di un governatore sulla Guardia Nazionale e di chiamare quelle truppe al servizio federale quando lo ritiene necessario per respingere un'invasione o reprimere una ribellione. In passato alcuni presidenti americani hanno invocato questa sezione della legge federale in combinazione con l'Insurrection Act (per affrontare disordini e rivolte, come quella del 1992 proprio a Los Angeles). Ma è la prima volta in circa 60 anni che un presidente americano intraprende un'azione del genere senza il consenso di un governatore. L'ultima volta che venne usato senza consenso dello stato risale infatti al 1965, quando Johnson la attivò per proteggere la marcia dei cittadini afroamericani a Selma, contro la volontà del governatore dell'Alabama George Wallace. Per ora l'Amministrazione Trump non ha invocato l'Insurrection Act, che consentirebbe alle truppe di partecipare direttamente alle attività di polizia civile.