Foto di Cole Keister su Unsplash

la doppia tragedia

Scappata dalle persecuzioni dell'Italia fascista, bruciata in America nome della Palestina

Giulio Meotti

Barbara Steinmetz è fuggita dalle persecuzioni naziste, ma ha trovato altra violenza nell’America del ventunesimo secolo. La sua storia rappresenta il ritorno dell’antisemitismo in nuove forme

Barbara Steinmetz è nata in Ungheria il 26 novembre 1936. I genitori gestivano un albergo a Lussino, l’isola dei marò nel Mar Adriatico, oggi Croazia e che all’epoca apparteneva all’Italia. Due anni dopo la nascita di Barbara, Benito Mussolini iniziò la persecuzione degli ebrei, compresi gli Steinmetz. Nel 1940, il padre di Barbara decise che ne aveva abbastanza e riportò la famiglia in Ungheria, dove cercarono disperatamente di convincere gli altri membri della famiglia a lasciare il paese. I pessimisti si salveranno, gli ottimisti saranno uccisi. Steinmetz, sua sorella e i genitori lasciarono l’Ungheria, stabilendosi a Nizza. Poi anche la Francia fu invasa dai tedeschi e la famiglia Steinmetz fuggì di nuovo in treno verso Barcellona, poi Madrid e Lisbona, in Portogallo, dove non arriverà mai il filosofo Walter Benjamin, che si tolse la vita per non cadere nelle mani dei nazisti.

Dei 32 paesi che inviarono rappresentanti alla Conferenza di Évian, dove si doveva decidere cosa fare dei rifugiati ebrei in fuga dalla Germania, solo uno accettò di accoglierli: la Repubblica Dominicana, all’epoca retta dal dittatore Rafael Trujillo. Bloccato a Lisbona, senza un soldo, il padre di Barbara chiese asilo ai governi di Canada, Nuova Zelanda, Gran Bretagna, Islanda, Argentina, Brasile, Venezuela, Ghana, Kenya, Cuba, Stati Uniti e Sudafrica. Tutti risposero di no (Israele ancora non esisteva). Riuscì a prenotare un posto sulla nave mercantile portoghese S.S. Nyassa, diretta nella Repubblica Dominicana. La nave attraccò a Ellis Island il 13 luglio 1941. E da lì nella città domenicana di Sosúa. I genitori di Barbara mandarono le figlie in un collegio cattolico. La Madre Superiora della scuola era l’unica a conoscere la loro identità. Alcuni discendenti vivono ancora lì. La famiglia Steinmetz riuscì  a raggiungere gli Stati Uniti grazie all’aiuto di un’immigrata ungherese che si era stabilita a Boston. 


Steinmetz si è trasferita a Boulder, in Colorado, a metà degli anni Duemila, in una cittadina del Colorado famosa per il verde e le attività all’aerto. L’88enne sopravvissuta all’Olocausto è stata ustionata durante l’attacco di un  egiziano legato ai Fratelli musulmani. Steinmetz e altri membri del gruppo “Run for Their Lives” stavano manifestando per gli ostaggi in mano a Hamas a ridosso della festa ebraica di Shavuot, quando sono stati attaccati da Mohamed Sabry Soliman con i lanciafiamme fatti in casa. Ha detto che voleva “ucciderli tutti”, i “sionisti”. Dunque, un’ebrea è sfuggita al rogo di massa degli ebrei nell’Europa nazista cade vittima di un nuovo tipo di rogo degli ebrei nell’America del XXI secolo. Quando la famiglia Steinmetz fu messa in fuga dalle persecuzioni naziste, in Europa si gridava: “Ebrei, andatevene in Palestina”. Oggi si urla “ebrei, fuori dalla Palestina”. E non la Palestina dei due stati, ma la Palestina dal mare al Giordano, mentre un’invasione terroristica diventa una nobile rivolta e un’enclave gestita da Hamas è stata trasformata in una rievocazione dell’Olocausto. Alvin Rosenfeld, fra i massimi studiosi di antisemitismo, l’ha chiamata così: “Nostalgia di Auschwitz”.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.