
Ansa
Analogie
Berlino tenta la stretta sui migranti irregolari e sfida il Tar. Il ddl sui “paesi sicuri”
L'esecutivo di Merz dispone in materia di flussi migratori e i giudici si oppongono. La circolare del neoministro degli Interni, il cristiano sociale bavarese Alexander Dobrindt, è stata considerata incompatibile con il diritto Ue
La materia del contendere è la stessa: i flussi degli irregolari e dei richiedenti asilo. Neppure i contendenti cambiano: il governo da una parte e i giudici amministrativi dall’altra. Cambiano invece il contesto, la Germania da una parte e l’Italia dall’altra, e le sfumature politiche: a Roma c’è un governo più di destra che di centro mentre a Berlino la nuova coalizione fra i moderati Cdu-Csu guidati da Friedrich Merz e i socialdemocratici del vicecancelliere Lars Klingbeil si è piazzata in mezzo allo schieramento politico.
Fatte salve le differenze, la dinamica è analoga: l’esecutivo dispone in materia di flussi migratori e i giudici disfano la tela riportando il cancelliere al punto di partenza. E sì che Merz aveva fatto del giro di vite alle frontiere uno dei due punti fondanti della sua campagna elettorale. L’altro era “basta nuovo debito”, una promessa che si è presto rivelata effimera. Vinte senza slancio le elezioni il 23 febbraio scorso, il capo dei moderati si era già arreso alle sirene socialdemocratiche del welfare e dell’innalzamento del salario minimo legale stanziando già a metà marzo 500 miliardi in nuove spese per il sociale e altri 500 per dotare la Germania di un esercito convenzionale moderno. D’altronde senza l’appoggio della Spd Merz sarebbe rimasto senza maggioranza.
Gli restava però la missione della chiusura, almeno parziale, delle frontiere. Una missione che una lunga serie di atti di terrore all’arma bianca compiuti da stranieri spesso irregolari in Germania aveva reso più urgente come più pressante si è fatta la pressione politica dei sovranisti di Afd, i cui proclami nazionalisti e xenofobi incontrano il favore di un pubblico sempre più grande. Su quel punto, Merz è stato di parola.
Diventato cancelliere lo scorso 6 maggio, il 7 maggio il capo del governo ha incaricato il neoministro degli Interni, il cristiano sociale bavarese Alexander Dobrindt, di far arrivare meno profughi. Una premessa: solo nel 2024 le autorità tedesche hanno ricevuto 250.945 domande di asilo e a dicembre del 2024 vivevano in Germania 3,4 milioni di profughi a diverso titolo, dei quali, secondo mediendienst-integration, 1,07 milioni di ucraini. Dobrindt così ha redatto una circolare sui respingimenti “a caldo”: chiunque arrivi in Germania da un paese Ue ma chieda asilo alle autorità tedesche sarà rispedito da dove è arrivato, tranne le donne incinte e i bambini. Il resto è cronaca: esaminando l’appello di tre somali (due uomini e una donna) arrivati nell’orientale Francoforte sull’Oder dalla Polonia a chiedere protezione alla Germania e prontamente rispediti all’est, il Tar di Berlino eccepisce l’incompatibilità della circolare di Dobrindt con il diritto europeo. Il giudice amministrativo ricorda al governo che secondo il Regolamento europeo di Dublino il richiedente asilo in posizione “irregolare” non si rimanda indietro a casaccio ma lo si indirizza verso il paese di primo approdo. E mentre si indaga se sia arrivato in Polonia da Malta, dall’Italia o dalla Grecia gli si offre ospitalità. E qua forse si osserva l’unica differenza apprezzabile fra Italia e Germania per l’assenza di un’accesa polemica fra esecutivo e giudiziario, fra “toghe rosse” e “neofascisti”. “La sentenza del tribunale amministrativo di Berlino deve senza dubbio essere rispettata”, ha affermato il capo della Csu al Bundestag Alexander Hoffmann, osservando però che quella sentenza faceva legge solo per quel caso isolato. “Il governo è pronto a perdere di nuovo in tribunale?”, hanno intanto chiesto i Verdi. La risposta è un “ni” (jein in tedesco) perché, ha proseguito Hoffmann, il sistema europeo di asilo è “disfunzionale e non più sostenibile”. Derogare a Dublino si può, arguiscono i moderati, ma serve proclamare un’emergenza migratoria con il voto del Bundestag così come fu fatto per derogare a Schengen ai tempi del Covid. E una volta ancora l’Unione Cdu-Csu si ritrova dipendente dalla Spd, un partito allergico a chiudere le frontiere. In attesa di una nuova idea, il governo per adesso mantiene la rotta: sì ai respingimenti anche se i tribunali ci metteranno bocca. E ieri il governo tedesco ha presentato un nuovo ddl per semplificare il processo di determinazione dei “paesi di origine sicuri” – in futuro non servirà più l’assenso del Bundesrat – una mossa suscettibile di limitare le domande di asilo. I Verdi hanno protestato. La prossima parola spetta al Bundestag.