I futuri negoziati tra ucraini e russi senza sede né data

Micol Flammini

Clamore e chiacchiere attorno ai prossimi colloqui tra Kyiv e Mosca. Ecco cosa prevedono davvero

Non c’è una sede e non c’è una data, però attorno ai prossimi colloqui tra Ucraina e Russia si continua a fantasticare. Ieri Donald Trump ha annunciato sul suo social Truth che era appena avvenuto il più grande scambio di prigionieri tra Kyiv e Mosca, trecentonovanta detenuti russi e ucraini sono usciti dai campi di detenzione. In chiusura del post, il presidente americano ha scritto: “Congratulazioni a tutte e due le parti per questo negoziato. Può portare a qualcosa di grande???”. La risposta semplice è arrivata dal portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov: “La decisione sul luogo del prossimo round di negoziati sarà presa a tempo debito”. Quindi con calma, Mosca non ha fretta e l’Ucraina non si fa illusioni.

 

Ovunque avvenga il prossimo incontro – le possibilità che sarà in Vaticano sono ridotte a zero e sta prendendo piede l’idea della Svizzera – le delegazioni affronteranno colloqui a livello tecnico. Vuol dire che si parlerà di un prossimo scambio di prigionieri e delle condizioni necessarie per futuri colloqui su un possibile cessate il fuoco. Saranno colloqui per stabilire la cornice di futuri colloqui, in base al modello delle trattative infinite impostato dal Cremlino. Secondo Bloomberg, gli Stati Uniti vorrebbero almeno che il Cremlino mandasse all’appuntamento con gli ucraini funzionari diversi, ma Mosca per il momento non ha annunciato cambiamenti nella sua delegazione, che per la  composizione non ha un mandato negoziale ampio.

 

Ieri il ministero degli Esteri russo ha nuovamente ricordato che la volontà di Mosca di arrivare a un negoziato di pace è nulla. Non soltanto il ministro Lavrov ha scartato l’idea di un negoziato in Vaticano, ma ha detto che il compito della Russia è liberare l’Ucraina tutta dalla “giunta” di Volodymyr Zelensky. Una delle condizioni che la Russia pone per un futuro memorandum sulla pace, secondo l’ultima formula trovata da Putin per rifiutare ancora una volta un accordo, è che Zelensky sia rimosso dalla sua carica. Maxim Musikhin, direttore del dipartimento legale del ministero degli Esteri, ha detto alla Tass che Zelensky deve essere sostituito, perché un accordo che porta la sua firma può avere problemi di validità: “Ciò che conta è chi firma, il loro attuale leader ha perso anche la legittimità interna, per non parlare di quella esterna. Potrebbero sorgere problemi di validità per un accordo firmato da una persona del genere”. Musikhin ha escluso in questo modo qualsiasi incontro tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, come richiesto dagli ucraini durante l’ultimo vertice a Istanbul durato soltanto due ore.

 

Tutti questi dettagli mostrano che il clamore attorno ai negoziati è ingiustificato. I colloqui sono una maschera per Mosca per continuare a dire che vuole la pace mentre bombarda e prepara nuove offensive. Come scrisse l’account satirico Perzident Roissi (storpiatura di Prezident Rossii che vuol dire “presidente della Russia”): “Lo stato russo non ha bisogno del bastone, può fregarti anche con la carota”. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)