
Ansa
nel regno unito
Dove punta il Daily Telegraph ora che è stato acquisito da RedBird
La storica testata britannica cambia padrone e punta su tecnologia, espansione internazionale e pubblico conservatore colto. L’operazione chiude una fase di stallo politico e normativo durata un anno
Lo stallo è finito, il Daily Telegraph va verso un nuovo assetto proprietario: in base a un accordo preliminare, RedBird Capital Partners, che controlla il Milan, sarà l’azionista di maggioranza del glorioso quotidiano conservatore, attualmente nelle mani di RedBird IMI, veicolo d’investimento a cui fornisce un quarto del capitale ma controllato dagli Emirati Arabi Uniti, e per questo – i giornali non sono squadre di calcio – oggetto del blocco dell’operazione, un anno fa, da parte di un Parlamento di Londra tutto preoccupato da pluralismo e libertà di stampa. Con un’operazione da 500 milioni di sterline, la società d’investimento americana sarà affiancata da investitori britannici, in trattativa per unirsi come azionisti di minoranza. Si parla di Lord Rothermere, proprietario del Daily Telegraph, che aveva tentato di rilevare l’intero giornale e che ora si accontenterebbe di una quota del 10 per cento e di molteplici sinergie, soprattutto sul fronte pubblicitario. Il terreno d’espansione sono gli Stati Uniti, il target sono i conservatori colti, più moderati, interessati alla sua favolosa sezione viaggi, un po’ come la readership britannica, che però incidentalmente odia Trump, lo trova declassé e impresentabile e finora è stata ampiamente assecondata dal giornale.
“Questa operazione segna l’inizio di una nuova era per il Telegraph visto che cerchiamo di far crescere il brand nel Regno Unito e a livello internazionale, investire nella sua tecnologia e ampliare la sua base di abbonati. Crediamo che il Regno Unito sia un grande posto per investire e che questa acquisizione rappresenti una parte importante di un portafoglio in piena espansione nel settore dei media e dell’entertainment nel Regno Unito”, ha spiegato Gerry Cardinale, che sembrerebbe aver avuto la meglio su Dovid Ofune, proprietario del New York Sun e ancora speranzoso di trovare finanziatori. Solo che l’asta è stata chiusa e, a meno che non ci siano problemi regolatori, la strada appare tracciata. Il Telegraph è un brand storico, forte, una testata antica con 170 anni di storia (il compleanno è tra un mese) e un ruolo chiave nel Regno Unito, dove i conservatori stanno avendo un momento di grave crisi d’identità, con la leadership Tory di Kemi Badenoch che fatica a decollare e Nigel Farage in ottima salute. Tra i vantaggi del Telegraph non ci sono i suoi conti: ai tempi della famiglia Barclay proprietari dal 2004, aveva 1,2 miliardi di debiti, fino al giugno 2023 quando è stato messo all’asta, rilevato dal gruppo Lloyds e poi venduto, insieme allo Spectator, a RedBird IMI, a fronte di un prestito di 600 milioni ai Barclay. Ma né l’opinione pubblica né Westminster avevano accolto con grande favore l’operazione e il governo di allora, guidato dal conservatore Rishi Sunak, aveva promesso una legge per limitare al 5 per cento la presenza di stranieri nell’azionariato dei giornali, sebbene lo sceicco Mansour bin Zayed al Nahyan, vicepremier dell’Uae e proprietario del Manchester, avesse giurato di voler essere un “investitore passivo”.
Lo Spectator è stato comprato per 100 milioni di sterline da Paul Marshall, hedge fund manager milionario con ambizioni da piccolo Murdoch e già proprietario della populistissima emittente GB News e del sito UnHerd, e ora è diretto da Michael Gove. Mentre la settimana scorsa il governo laburista ha fissato al 15 per cento il tetto entro il quale gli stranieri possono avere quote nelle testate britanniche di maggiore rilievo, in modo da garantire sia il pluralismo sia “i finanziamenti vitali”, secondo le parole della ministra della Cultura Lisa Nandy. Degli altri azionisti di minoranza si sa ancora poco, ma alcuni potrebbero venire dal mondo dello sport in cui Cardinale, 58enne ex banchiere di Goldman Sachs, si muove con agilità. Oltre al Milan, negli ultimi anni RedBird Capital si è dato molto da fare nelle acquisizioni, con una quota in Skydance Media, che dovrebbe fondersi con Paramount, e una nel gruppo che controlla il Liverpool e la squadra di baseball Boston Red Sox. RedBird Imi invece ha acquisito l’anno scorso All3Media, una società di produzione televisiva.