
Ansa
A Bruxelles
Starmer supera le linee rosse della “hard Brexit” e si riavvicina all'Ue
Regno Unito e Ue aprono un "nuovo capitolo" della loro relazione con una partnership per rafforzare sicurezza, difesa ed economia. "È tempo di andare oltre dibattiti e battaglie politiche vecchi per trovare soluzioni pratiche" dice il primo ministro inglese, spalleggiato da von der Leyen e Costa
Bruxelles. Il Regno Unito e l’Unione europea ieri hanno deciso di aprire “un nuovo capitolo” della loro relazione per mettersi alle spalle la Brexit e lanciare una partnership rinnovata per rafforzare la sicurezza dell’Europa e la prosperità dei loro cittadini. “E’ un momento storico”, ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, per illustrare l’accordo del “reset” delle relazioni post Brexit: “Stiamo voltando pagina”. Per il presidente del Consiglio europeo, António Costa, “è un nuovo capitolo”. “E’ tempo di guardare avanti. Di andare oltre dibattiti e battaglie politiche vecchi e stantii per trovare soluzioni pratiche e di buon senso”, ha detto il premier britannico, Keir Starmer. Stabilità, prevedibilità, pragmatismo e risultati per i cittadini sono le parole d’ordine di una narrazione costruita per proteggere Starmer. Perché, se il premier laburista non ha superato le linee rosse del suo mandato elettorale, con il “reset” ha oltrepassato quelle della “hard Brexit”.
Il “reset” delle relazioni con l’Ue era una delle promesse di campagna elettorale di Keir Starmer, eletto primo ministro lo scorso luglio, dopo gli anni politicamente ed economicamente caotici seguiti al referendum Brexit. Sono passati quasi nove anni da quel voto, sei dall’accordo di recesso del Regno Unito, cinque dall’uscita effettiva dall’Ue. A differenza del passato, i negoziati sul “reset” sono stati rapidi (appena sei mesi) e costruttivi. Malgrado il solito braccio di ferro su temi come la pesca, Donald Trump ha fornito un argomento formidabile a favore dell’imperativo di rimettere le relazioni tra il Regno Unito e l’Ue su un binario completamente diverso. La guerra commerciale del presidente americano, il potenziale ritiro dal sostegno all’Ucraina, il suo disimpegno dalla sicurezza dell’Europa, e la moltiplicazione delle minacce esterne al continente hanno incoraggiato tutti a cercare compromessi. “I tempi stanno cambiando. L’ordine internazionale basato sulle regole è sotto attacco”, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo, António Costa. “L’Ue e il Regno Unito sono fornitori di stabilità globale. Dobbiamo essere i guardiani dell’ordine internazionale basato sulle regole. Condividiamo una responsabilità condivisa per la sicurezza dell’Europa”, ha aggiunto Costa. “Quando il nostro continente si trova ad affrontare le più grandi minacce da generazioni, noi europei restiamo uniti. Una solida relazione tra Ue e Regno Unito è di fondamentale importanza per la nostra sicurezza, la nostra prosperità e il nostro destino comune in questo continente”, ha detto von der Leyen.
Il primo dei tre documenti firmati ieri a Londra è una dichiarazione congiunta molto politica sull’impegno comune a favore dell’ordine internazionale basato sulle regole, la democrazia, il rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto, il commercio aperto, il sostegno all’Ucraina nella guerra di aggressione della Russia. Il secondo documento è la nuova “Partnership di difesa e sicurezza”, che regola la cooperazione e le consultazioni in diversi settori. Serve soprattutto al Regno Unito per poter partecipare su un piano paritario al piano di riarmo lanciato dall’Ue. I ventisette ieri hanno trovato un accordo politico su Safe, lo strumento da 150 miliardi di prestiti proposto dalla Commissione per finanziare la spesa per la Difesa e gli acquisti congiunti di armi. La Partnership “è un primo passo per la partecipazione del regno Unito in Safe”, ha spiegato von der Leyen, ricordando che sarà necessario “un secondo passo”, cioè un accordo più specifico sulle modalità della presenza e sul contributo finanziario di Londra. Ma è il terzo documento – il cosiddetto “common understanding” – che è destinato a far infuriare i Brexiteer. E’ lì che il “reset” si concretizza sul piano giuridico ed economico, contraddicendo il “take back control”.
Diversi diplomatici europei hanno insistito che nessuna delle linee rosse poste dal Regno Unito o dall’Ue nei negoziati è stata superata. Effettivamente Starmer non ha violato la promessa elettorale di non riportare il suo paese nel mercato interno o nell’unione doganale dell’Ue. Ma il premier britannico ha superato le linee rosse della “hard Brexit” che erano state fissate da Boris Johnson al momento dell’accordo di uscita. Pur di eliminare i controlli sanitari e fitosanitari che ostacolano le esportazioni dei prodotti agroalimentari britannici, Starmer ha accettato l’allineamento normativo e la giurisdizione della Corte di giustizia dell’Ue non solo per l’Irlanda del nord, ma per tutto il paese. Londra dovrà adeguarsi alla legislazione europea nel settore, come fanno la Norvegia o la Svizzera, senza avere voce in capitolo nel processo decisionale. Anche sulla pesca, l’accesso concesso all’Ue alle acque britanniche fino al 2038 va contro l’idea dei Brexiteer di riprendere il totale controllo dei mari. Prezzi più bassi nei supermercati, riduzione delle bollette, ripresa delle esportazioni di frutti di mare scozzesi, carbon tax alla frontiera evitata per l’industria dell’alluminio e dell’acciaio: spalleggiato da Costa e von der Leyen, Starmer ha usato tutti gli argomenti del “buon senso” e delle “soluzioni pratiche” per cercare di convincere i cittadini britannici che il “reset” è “il meglio” per loro. La leader dei Tory, Kemi Badenoch, ha definito l’accordo con l’Ue “inaccettabile”. Il leader di Reform Uk, Nigel Farage, ha denunciato “la fine dell’industria della pesca”.