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Editoriali
I limiti dell'Ue guardiana dei diritti di Gaza
L’Unione europea ha mandato un segnale a Israele, ma se vuole essere presente in medio oriente deve pensare a come agire dentro la Striscia. La revisione del trattato e l’azione comune che manca contro Hamas
L’Unione europea ha annunciato che rivedrà il suo accordo di associazione commerciale con Israele. Non si tratta di un’interruzione dei colloqui, come annunciato dal Regno Unito, ma di un processo di revisione della clausola sui diritti umani che fa parte dell’accordo. “Nel frattempo”, ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza Kaja Kallas, “tocca a Israele sbloccare gli aiuti”. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato domenica la ripartenza dei camion con i beni di prima necessità dentro la Striscia. Lunedì ne sono entrati cinque, oggi quattro, poi l’Onu ha annunciato di aver ottenuto da Israele il via libera per altri cento camion. Gli aiuti sono stati bloccati per undici settimane perché la loro distribuzione rappresenta una delle fonti con cui Hamas continua ad arricchirsi, ma il blocco ha aggravato la crisi umanitaria dei civili. Il sistema di distribuzione per ora non è cambiato, nelle prossime settimane dovrebbe entrare in vigore un nuovo meccanismo sostenuto da Stati Uniti e Israele, che dall’inizio della guerra ha chiesto l’aiuto internazionale per fermare la razzia di Hamas sugli aiuti.
L’iniziativa europea di revisione del trattato è arrivata dai ministri degli Esteri, su impulso dei Paesi Bassi che finora hanno avuto un governo molto favorevole a Israele. 17 paesi sono a favore della revisione, tra questi c’è anche l’Austria che ha posizioni molto simili ai Paesi Bassi. Italia e Germania hanno votato contro. La richiesta olandese segnala che per gli europei la questione degli aiuti è stata una linea rossa. A Bruxelles non è stato deciso niente, c’è solo la promessa di rivedere la clausola dell’accordo commerciale, poi potrebbero seguire una proposta e infine una decisione della Commissione, che potrebbe non arrivare mai. L’attenzione è su Ursula von der Leyen. L’Ue ha mandato un segnale a Israele, ma se vuole essere presente in medio oriente deve pensare a come agire dentro Gaza perché i diritti della popolazione palestinese iniziano quando finisce il regime di Hamas.