Russell Vought (foto ANSA)

I MAGA ESTREMI

Musk esce di scena, entra Vought. Alla Casa Bianca il Project 2025 prende forma

Matteo Muzio

Le redini del dipartimento per l’Efficienza governativa (Doge) finiscono nelle mani del capo dell’oscuro Ufficio management e budget, mentre il percorso tracciato da diversi think tank di orientamento ultraconservatore si afferma sempre di più a Washington

L’Amministrazione di Donald Trump sta lentamente entrando in una nuova fase: non più ipermediatizzata e vocalmente massimalista, con proclami continui sulla fine imminente del “Deep State”, ma più focalizzata sugli obiettivi proclamati o più nascosti e per certi versi inquietanti. 

A prendere sempre più le redini del potere esecutivo sono funzionari spesso conosciuti soltanto dagli addetti a lavori e in genere restii alle sparate mediatiche come Elon Musk, prono a gaffe continue in forma di post sul suo social X, un tempo noto come Twitter. Musk, come detto dallo stesso presidente, vuole tornare “alle sue auto”, quindi al vertice di Tesla e quindi quietamente, ma senza fretta, le redini del cosiddetto dipartimento per l’Efficienza governativa (Doge) finiscono a Russell Vought. Personaggio semisconosciuto che guida da qualche tempo l’oscuro Ufficio management e budget (Omb), in teoria un semplice organismo consultivo che fornisce dati e numeri esatti al Congresso in materia finanziaria, ma che sotto la guida di Vought, che già è stato al vertice dell’Omb nella prima Amministrazione Trump, sta diventando una sorta di giudice di ultima istanza della spesa già allocata dal Congresso. In virtù della controversa teoria giuridica del “governo unificato” si afferma in pratica che è la presidenza a poter trattenere dei soldi da spendere qualora questi “non vadano nella direzione che si propone l’Amministrazione”. Di fatto, è lo stesso Vought ad avere il potere decisionale e alla guida del Doge potrà decidere quali tagli attuare. Con discrezione, probabilmente, e senza millantare con post manipolati di aver scoperto improvvisamente “sacche di corruzione” che nemmeno la prima Amministrazione Trump aveva rinvenuto. 

 

                    

C’è un punto però dove questa dedizione ai tagli draconiani alla spesa e alle “regolamentazioni eccessive” c’è un obiettivo che ai repubblicani tradizionali piace poco: la riduzione del budget del dipartimento della Difesa. Idea che confligge apertamente con l’idea del segretario Pete Hegseth di creare una “macchina letale”. Di fatto non è nemmeno una riduzione, ma il mantenimento degli attuali livelli di rifinanziamento che il presidente della commissione Forze armate al Senato, il repubblicano Roger Wicker, ritiene decisamente insufficienti. Difficile dire se l’ala dei cosiddetti “falchi” azzarderà una rivolta sul tema affossando il “grande e bellissimo disegno di legge” dell’intero budget annuale che il presidente Trump vuole approvato con il meccanismo della riconciliazione. Soprattutto perché Vought non sembra affatto disposto a concedere “toppe” aggiuntive e allocazioni extra

Se il deputato Tom Cole dell’Oklahoma ha minimizzato lo scontro dicendo che tutto sommato si tratta di un classico gioco delle parti – quello in cui l’Omb dice agli eletti cosa possono avere e cosa no. Ma tutto questo rappresenta un ulteriore svuotamento delle prerogative del Congresso che nei primi mesi del 2025 ancora non ha approvato nessuna nuova e significativa legge. Il desiderio di Vought però è che un voto ci sia e che confermi il congelamento dei fondi destinati all’Agenzia per lo Sviluppo internazionale (UsAid) e a Voice of America, ritenute agenzie superflue se non “radicalmente dannose” dalla Casa Bianca. 

Il capo dell’Omb e del Doge non è il solo accentratore a Washington: lo stesso segretario di stato Marco Rubio, dopo il licenziamento di Mike Waltz per lo scandalo del “SignalGate”, è anche consigliere per la sicurezza nazionale a interim, capo archivista degli Stati Uniti e persino alla guida dello UsAid. Un accentramento di competenze che non si vedeva sin dai tempi di Henry Kissinger. E non finisce qua: di fatto a guidare il brutale giro di vite sui migranti clandestini non è né la segretaria per la Sicurezza interna, Kristi Noem, né lo zar dell’immigrazione Tom Homan, bensì il più longevo collaboratore di Trump, quello Stephen Miller che è stato in carica anche per tutto il quadriennio precedente e che attualmente funge da eminenza grigia dell’Amministrazione, potendo lanciare qualsiasi proposta, anche la più inquietante, come la possibilità che si sospenda l’habeas corpus sulle persone sospettate di essere in America “illegalmente”. 

Quelle elencate finora sono tutte idee già contenute nel controverso Project 2025, un vademecum tracciato da diversi think tank di orientamento ultraconservatore come l’Heritage Foundation, di cui faceva parte lo stesso Vought. Che lascia trapelare che il lavoro del Doge non finisce con l’allontanamento di Musk, ma che è “appena iniziato”.