Foto di Utsav Srestha su Unsplash

Nuovi samizdat

I giornali ebraici in Europa diventano stampa clandestina nel timore di attacchi

Giulio Meotti

Dal "Judisches Berlin" al "Nieuw Israelietisch Weekblad" di Amsterdam, le riviste della comunità ebraica arrivano agli abbonati nascoste in mezzo a dei fogli bianchi, per motivi di sicurezza. La direttrice del "NIW" Esther Voet: “Temo soprattutto per la prossima generazione, le cose diventeranno ancora più serie”

Quando dieci anni fa la rivista della comunità ebraica di Berlino, lo “Judisches Berlin”, venne consegnata a casa dei lettori dentro a una busta anonima, rivestita dal cellophane, senza scritte identificative, era l’indizio di un antisemitismo che stava per esplodere. “Abbiamo deciso di farlo, nonostante i notevoli costi aggiuntivi, per ridurre la probabilità di ostilità nei confronti dei nostri oltre diecimila membri della comunità”, disse il portavoce del quotidiano Ilan Kiesling al Tagesspiegel. Gideon Joffe, capo della comunità ebraica della capitale, confessò: “Gli israeliani sono picchiati a Berlino per il solo fatto di essere ebrei israeliani. Devono essere prese alcune misure per proteggerci”. Meglio non turbare il vicino di casa antisemita o dare nell’occhio con il postino.

Il giornale ebraico di Berlino divenne dunque un samizdat, un foglio clandestino come si usava in Unione Sovietica, da consultare soltanto all’interno della propria abitazione. Ora tocca al Nieuw Israelietisch Weekblad di Amsterdam (nuovo settimanale israelita), fondato 160 anni fa e seconda pubblicazione ebraica più antica al mondo ancora in corso, che ha iniziato a nascondere le sue famose copertine. Dopo l’ondata di antisemitismo seguita al 7 ottobre 2023 e l’attacco ai tifosi israeliani ad Amsterdam, il settimanale ha iniziato ad arrivare agli abbonati tra fogli bianchi, per motivi di sicurezza. L’unica pubblicazione olandese a dover accettare questo trattamento. Alcuni abbonati al NIW si preoccupavano non solo per i loro vicini, ma anche per i postini, molti dei quali musulmani. C’è da dire che ormai da anni la redazione del NIW lavora in un ufficio anonimo, con il nome del giornale assente dal pannello dell’interfono e dalle cassette postali. I costi per la sicurezza si sono accumulati, facendo pendere la bilancia a favore del lavoro da remoto. L’ultima volta che non aveva un ufficio è stato dopo l’Olocausto, a cui sopravvissero due  direttori del NIW di prima della guerra. Hanno stampato il primo numero dodici giorni dopo la liberazione. 

A partire dal 7 ottobre 2023, un rabbino olandese, Yanki Jacobs, ha iniziato a offrire alla sua comunità mezuzah camuffate da sensori di sicurezza, in modo che le loro case non potessero essere identificate come abitate da ebrei. Intanto Meir Villegas Henriquez, rabbino del Beit Midrash (centro studi ebraici) di Rotterdam, in un videomessaggio registrato nella sua sinagoga si portava avanti: “Viviamo in una nuova realtà demografica che semplicemente non può essere cambiata. Preparatevi a fare aliyah. Parlate con i vostri figli o nipoti e spiegate loro che qui non c'è futuro. Aiutateli a studiare l'ebraico. Investite in immobili, online, lavori da remoto: tutti i passaggi necessari per rendere possibile il trasferimento in Israele”. 

“Ero contraria a nascondere il mio giornale, ma abbiamo deciso di mandarlo agli abbonati in copertine anonime perché ci sono stati incidenti e attacchi” racconta al Foglio Esther Voet, storica direttrice del Nieuw Israelietisch Weekblad. “Molte copie sono state aperte, altre sono state vandalizzate, la scritta ‘fuck the Jews’ è stata incisa nelle caselle di posta dei lettori. Gli abbonati sono molto spaventati. Quindi abbiamo deciso di prendere questa iniziativa. E la copertina scompare, come la mezuzah sta scomparendo in Europa assieme alla kippah. La situazione per gli ebrei in Olanda si sta deteriorando molto rapidamente. Studenti hanno deciso di cambiare corso di studi all’università”. 

Questa e altre esperienze hanno reso Voet “molto pessimista sul futuro degli ebrei in Europa. Perché, chiaramente, la maggioranza silenziosa si è espressa: ha scelto di rimanere in silenzio. Ho sessant’anni e ho sempre visto che stavamo arrivando a questo punto, ma temo soprattutto per la prossima generazione, le cose diventeranno ancora più serie. Le persone si nasconderanno ancora e ancora. Andiamo verso uno scenario come ‘Sottomissione’ di Michel Houellebecq. C’è molta sottomissione e appeasement alle forze intolleranti”.
 

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.