
Foto Ap, via LaPresse
Pure Starmer infine dice “take back control” sull'immigrazione (legale)
Il premier laburista svolta a destra: stretta su visti e ricongiungimenti, tagli nei settori della cura e della formazione. “Troppi danni, ora regole chiare per difendere coesione e confini"
Alla fine “take back control” l’ha detto pure lui, il laburista Keir Starmer, per raccontare di come intende impedire al Regno Unito di diventare una “island of strangers”, “isola di stranieri”, immagine forte per fare l’occhiolino agli elettori volati in massa verso Reform Uk, ma non solo, e convincere la gente che il governo intende “tagliare significativamente” l’immigrazione legale entro le prossime elezioni, rendendo più difficile piantare le tende nel paese in modo permanente. Immagine forte, si diceva, da leader alla ricerca di uno slogan, come i “citizens of nowhere”, i “cittadini di nessun luogo” di Theresa May, andando indietro con la memoria, come i famosi “fiumi di sangue” con cui Enoch Powell aveva descritto il futuro del Regno Unito se avesse continuato con l’immigrazione.
Dopo aver tenuto una linea sistematicamente accomodante verso i politici e le ideologie avversarie, come dimostra l’accordo con Donald Trump sui dazi, il premier Starmer ha fatto suo l’argomento della lotta all’immigrazione, quella legale, aumentata a dismisura proprio dopo la Brexit, quando sono arrivate 728 mila persone in più solo nell’anno passato, in particolare studenti e lavoratori del settore delle cure, infermieri e badanti da tutto il mondo. E quindi proprio su queste due categorie il governo, nel libro bianco pubblicato ieri, ha deciso di colpire più duramente, per cercare di incentivare il ricorso a lavoratori britannici, con misure che dovrebbero portare a un impatto complessivo di 100 mila persone in meno all’anno, sebbene Starmer si sia ben guardato dal fare l’errore fatale del suo predecessore David Cameron, che fissò dei target in cui rimase incagliato. Nel suo discorso, il premier laburista ha usato un tono poco in linea con il suo personaggio: l’immigrazione elevata ha fatto “danni incalcolabili” e la strategia del governo permetterà di “recuperare finalmente il controllo delle nostre frontiere, chiudendo il libro su un capitolo squallido per la nostra politica, la nostra economia e il nostro paese”. Capitolo aperto a suo avviso dai Tory, che nei 14 anni al governo da una parte hanno cavalcato la retorica anti immigrazione e dall’altra hanno permesso che lavoro a bassissimo costo invadesse il paese. In questo modo, ha spiegato, “non stai difendendo la crescita, non stai difendendo la giustizia, o qualunque altra cosa per preservare lo status quo, ma stai contribuendo alle forze che stanno lentamente lacerando il nostro paese”. E con un tentativo di portare a sinistra l’argomento anti immigrazione e di spezzare il legame con la crescita economica, ha detto che “oggi il governo laburista sta chiudendo il laboratorio, l’esperimento è finito”, perché va bene essere multietnici, ma i paesi “dipendono dalle regole” e la diversità non può sfaldare l’idea di “nazione, che procede insieme verso il futuro”.
Ormai si moltiplicano le voci di dissenso nei confronti di Starmer – a cui lunedì notte è stata bruciata la porta della casa di Kentish Town, come rivelato ieri dalla polizia – e molti deputati hanno espresso il proprio disagio verso questo linguaggio, non lontano da quello di Nigel Farage, il quale però ha fatto presente come il premier abbia fatto campagna per “la libera circolazione per quasi tutta la sua vita” e che gli annunci sono solo un tentativo di inseguire l’elettorato. Il sistema “controllato, selettivo ed equo” pensato dal Labour prevede che chi arriva con un visto da lavoratore qualificato, così come i suoi famigliari, parli bene inglese: livello intermedio alto, o almeno intermedio per i parenti. Non solo, la maturità non basterà più per avere questo tipo di visto, mentre per le persone eccezionalmente talentuose ci saranno canali preferenziali in settori indicati dal governo, in modo da non danneggiare la vocazione britannica all’innovazione. Molta responsabilità verrà messa sulle spalle delle aziende e su chiunque sponsorizzi visti: i controlli saranno stringenti, grazie anche ai visti elettronici. Il cosiddetto settled status, che permette di lavorare e vivere nel paese a tempo indeterminato e di chiedere la cittadinanza, ma che viene meno se si passano 5 anni fuori dal paese, potrà essere richiesto solo dopo 10 anni e non dopo 5 come avviene ora, tranne nel caso di medici e infermieri, il cui contributo è ritenuto elevato. Proprio sul settore della cura ci sono i problemi maggiori: il visto specifico verrà abolito, anche se fino al 2028 ci sarà un periodo di transizione, nella speranza di smuovere la forza lavoro britannica.