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Editoriali
La manina dell'Iran con gli houthi
La presenza degli iraniani nelle trattative con il gruppo yemenita può essere stato interpretato come un buon primo passo da parte di Teheran nei confronti della Casa Bianca. Nel frattempo, tutto si svolge alle spalle dello stato ebraico
A mediare un accordo tra gli Stati Uniti e il gruppo yemenita degli houthi è stato l’Oman, che è impegnato anche nelle trattative fra Washington e Teheran per l’accordo sul nucleare. Donald Trump ha festeggiato la resa del gruppo, dicendo che non avrebbe più effettuato attacchi contro le navi americane che passano nel Mar Rosso, ma gli houthi rimangono impegnati nei loro attacchi contro Israele. La scorsa settimana hanno lanciato un missile che è arrivato fino all’area dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, e non hanno gioito soltanto gli houthi per il successo, ma anche parte della stampa iraniana ha festeggiato il lancio del missile come una vittoria. Gli houthi sono un gruppo sciita, cresciuto grazie ai soldi e alle armi dell’Iran, quindi nella guerra contro lo stato ebraico stanno dalla stessa parte. Donald Trump aveva detto che qualsiasi attacco yemenita sarebbe stata interpretata come una minaccia dell’Iran, ma dopo l’annuncio della resa è parso chiaro che si riferiva soltanto alle minacce rivolte contro le navi americane.
Secondo il sito di notizie Amwaj.media, anche l’Iran ha dato il suo contributo nella mediazione con gli houthi, non soltanto l’Oman. Anzi, la presenza degli iraniani nelle trattative con il gruppo yemenita possono essere state interpretate come un buon primo passo, un gesto di buona volontà, da parte dell’Iran nei confronti della Casa Bianca. Questo fine settimana a Muscat, in Oman, ci sarà un altro round di colloqui tra americani e iraniani e sarà presente Steve Witkoff, l’uomo che ha mediato anche l’accordo con gli houthi. Tutto sta andando nella direzione opposta rispetto a quello che sperava Israele, che nell’arrivo di Donald Trump aveva visto la soluzione dei suoi rapporti con l’Iran e la possibilità di mettere fine alla minaccia del progetto nucleare tutt’altro che civile. Finora sembra che molto si stia svolgendo alle spalle dello stato ebraico e a Trump sta bene così.