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l'incontro

Il primo “deal” di Trump è con il Regno Unito, l'Ue si prepara

Stefano Cingolani

Dopo il primo accordo sui dazi tra Donald Trump e Keir Starmer, il presidente americano apre alla concreta possibilità di un tavolo con l'Unione europea, che ha però già preparato la sua controffensiva con una lista lunga e dettagliata di beni e prodotti americani che verrebbero colpiti 

E’ solo l’inizio: Donald Trump promette che l’accordo sui dazi tra Stato Uniti e Regno Unito, annunciato ieri, sarà il primo di una lunga serie. A fine settimana si incontreranno a Ginevra il segretario del Tesoroamericano Scott Bessent, artefice di questa fase negoziale, con l’inviato speciale di Xi Jinping, il suo fedele amico di lunga data He Lifeng, vero cervello della politica economica di Pechino. Il presidente americano s’è mostrato ottimista: “La Cina vuole molto un accordo – ha detto – vedremo come si sviluppa”. Il premier britannico Keir Starmer ha usato l’aggettivo “storico”. Peter Mandelson, ambasciatore britannico a Washington ha commentato citando Churchill: “Per noi è la fine dell’inizio”.

Trump ha confuso un po’ le idee dicendo che l’accordo è “conclusivo”, “il limite massimo”, poi ha aggiunto che “potrebbe crescere”. Inoltre non ha smesso di far polemiche: “Molti paesi saranno molto scontenti che la Gran Bretagna sia la prima a raggiungere un’intesa”. Ha annunciato che ora si aprirà un tavolo con l’Unione europea: “Voglio un accordo con l’Europa che è stata molto ingiusta”. Intanto Bruxelles alza la voce: la Commissione europea ha preparato la sua controffensiva, con una lista lunga e dettagliata di beni e prodotti americani che verrebbero colpiti se non si raggiungerà un accordo equo e onorevole. La Commissione ha avviato una consultazione pubblica, si va dagli aerei (con la Boeing come primo bersaglio) alla componentistica auto, dai prodotti alimentari fino al whiskey (quello americano con la e), per un totale di circa 100 miliardi di dollari. Ed è pronta a far ricorso all’Organizzazione mondiale per il commercio (Wto). 


L’intesa con Londra è davvero l’avvio di una de-escalation? Grandi operatori come Pimco ne dubitano: “Credete a Trump, lui crede nelle tariffe”, ha dichiarato Dan Ivascyn, chief financial officer del colosso dei bond (controllato da Allianz). Wall Street è più ottimista e ieri ha reagito all’annuncio con un moderato rialzo, che si è consolidato nel corso della giornata: tutti gli indici sono saliti di oltre un punto percentuale. Che cosa è stato deciso in concreto? Trump ha parlato di miliardi di dollari pronti a piovere nelle casse del Tesoro grazie alle esportazioni americane di carne, etanolo, macchine e prodotti chimici. Da Londra hanno subito precisato che non ci sarà nessuno sconto fiscale, la tassa sui servizi digitali delle imprese americane andrà pagata comunque. In ogni caso l’intesa porterà a ridurre i dazi del 25 per cento sulle esportazioni britanniche di auto, acciaio, alluminio, prodotti agricoli. Resta in ogni caso il 10 per cento “universale” imposto da Trump subito dopo il suo insediamento. Intanto viene sollevata già una questione giuridica da parte del Wto: l’accordo viola o no la clausola di nazione più favorita? 

I dettagli verranno fuori nelle prossime settimane, in ogni caso, si può ragionare in base alle voci dell’interscambio tra i due paesi. Il Regno Unito esporta negli Usa soprattutto auto (15 per cento del totale), medicinali (11 per cento), generatori elettrici, strumenti scientifici e aeroplani. Al contrario gli Stati Uniti vendono prevalentemente petrolio grezzo (15,2 per cento) e raffinato (7 per cento), generatori elettrici, medicinali e aerei. Ma la parte mercantile dell’accordo si accoppia a un rapporto di più ampia dimensione che riguarda la difesa. Il collegamento lo ha fatto lo stesso Trump, il quale ha sottolineato che l’accordo mette il Regno Unito sotto la “coperta di sicurezza” americana. Sarà questo l’argomento che verrà usato anche nei confronti dell’Unione europea, la quale ha ribadito la volontà non solo di sostenere, ma di rafforzare l’Alleanza atlantica, quella Nato che Trump ha più volte minacciato di abbandonare o comunque di lasciare a se stessa. 


Su questo versante molto dipenderà da quel che accade con l’Ucraina e dall’atteggiamento del presidente americano nei confronti di Vladimir Putin, che si appresta a festeggiare la vittoria sulla Germania nazista con un caloroso benvenuto a Xi Jinping ribadendo l’imperitura mutua amicizia. Non solo burro, dunque, anche cannoni nel rapporto euro-americano. I paesi europei, a cominciare proprio dal Regno Unito, il più ostile a “Mad Vlad”, hanno messo su un tavolo parallelo ma convergente:scambi mercantili e sicurezza militare. Starmer non ha mancato di sottolineare il legame tra i due paesi: il fatto di aver lavorato insieme è “un vero tributo alla storia” e ha ricordato che proprio 80 anni fa Winston Churchill ha annunciato la vittoria degli Alleati in Europa

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