
Delhi reagisce
Continua il conflitto (per ora) a bassa intensità tra India e Pakistan
L’India non è più disposta a tollerare attacchi terroristici sul proprio territorio e questa volta è disposta ad andare fino in fondo e la famosa ‘comunità internazionale’ non ha nessuna intenzione di fermarla
Riassunto della giornata, al netto della guerra di disinformazione, mezze verità e bugie totali che va avanti tra India e Pakistan da quando New Delhi ha colpito nove campi terroristici in Pakistan: nella notta tra il 7 e l’8 maggio Islamabad ha bombardato con artiglieria pesante una serie di villaggi indiani nella zona di Poonch, quasi sull LoC (la linea provvisoria di confine) uccidendo sedici persone e causando diversi feriti. Un gurudwara (tempio Sikh) è stato colpito, e pare che nel Punjab indiano siano stati intercettati due droni che dovevano colpire il Tempio d’Oro. Nella mattinata, l’India ha inviato un gran numero di droni suicidi a colpire le postazioni di difesa aerea pachistane. I droni sono arrivati fino a Rawalpindi, dove si trovano i quartier generali e gli alloggi dell’esercito, a Lahore e perfino a Karachi. Il Pakistan dichiara di avere abbattuto venticinque droni e che una decina di civili sono stati uccisi: la popolazione pakistana tutta si chiede però come i droni siano arrivati a Rawalpindi e perchè i nuovissimi sistemi radar di fabbricazione cinese in dotazione dell’esercito pakistano a quanto pare non intercettano nemmeno un aquilone.
Nel frattempo, Islamabad sostiene che nella notte si è svolta una epocale battaglia aerea tra piloti indiani e pakistani che però non hanno mai attraversato i reciproci confini, e che cinque aerei indiani sono stati abbattuti. Il che, sempre secondo i conteggi di Islamabad, porterebbe a dieci il numero di velivoli persi dall’aviazione di New Delhi in rocamboleschi combattimenti aerei con i jet pachistani. Il ministro della Difesa di Islamabad, dopo che la Cnn gli aveva chiesto di dare prove concrete dell’accaduto, sia riuscito a rispondere soltanto: “E’ su tutti i social media”, e che i video in circolazione trasmessi da tv e social media pachistani spesso si rivelino falsi.
Sempre nella giornata di ieri è iniziata a circolare la notizia, questa volta confermata, che nell’attacco a Markaz Allah Subhan di Bahawalpur è rimasto ucciso Abdul Rauf Azhar: fratello del capo della JeM Masood Azhar e mandante dell’assassinio di Daniel Pearl. I funerali si sono svolti, come è successo a Muridke per i terroristi della LeT rimasti uccisi nell’attacco, alla presenza di alti ufficiali dell’esercito e dell’Isi. Mentre questo giornale va in stampa, è in corso un attacco pachistano a Jammu, in Kashmir, e pare sia suonato l’allarme anche a Srinagar, sempre nel Kashmir indiano. Le notizie sono frammentarie, confuse e da prendere con cautela: si parla di un ulteriore attacco indiano a Lahore e Sialkot e di due aerei pachistani abbattuti – secondo Reuters di fabbricazione cinese – mentre l’esercito pachistano smentisce di avere attaccato Jammu e che ci siano aerei in volo.
Di certo c’è soltanto una cosa: l’India non è più disposta a tollerare attacchi terroristici sul proprio territorio e questa volta è disposta ad andare fino in fondo e la famosa ‘comunità internazionale’ non ha nessuna intenzione di fermarla. Islamabad farebbe bene a smantellare una volta per tutte i propri allevamenti di jihadi e a diventare finalmente una nazione come tutte le altre.