Quali sono stati gli obiettivi dell'Operazione Sindoor indiana in Pakistan

Francesca Marino

Perché sono stati colpiti proprio quei nove campi di addestramento e raccolta fondi tra Punjab e Kashmir. Islamabad parla di vittime civili e nega la presenza di basi terroristiche sul suo territorio. Il tentativo di legare il Kashmir alla guerra a Gaza

L'India colpisce in Pakistan, con quello che è stato definito un attacco missilistico “di altissima precisione”, nove campi di addestramento, indottrinamento e raccolta fondi di varie organizzazioni terroristiche. E stavolta colpisce con un attacco senza precedenti fino al cuore del Paese, in Punjab: due dei principali siti colpiti, Muridke e Bahawalpur, si trovano difatti a pochi chilometri da Lahore. Seguendo un copione ormai consolidato, il Pakistan prima nega, poi ammette che alcuni siti sono stati colpiti e infine dichiara che “non esistono campi di terroristi in Pakistan” e che l'India ha colpito moschee e ospedali pieni di civili. Poche ore prima, a Muridke, si stavano celebrando – alla presenza di membri dell'esercito e dell'Isi, i servizi d'intelligence militare pachistani – i funerali di una trentina di combattenti della Lashkar-e-Toiba (LeT), l'organizzazione terroristica che gestisce il complesso del Markaz Taiba. Un complesso che, oltre ai campi di addestramento e indottrinamento, include una moschea, scuole, un ospedale e altre strutture sanitarie, oltre a strutture residenziali e agricole. Strutture tutte gestite e adoperate dalla Jamaat-u-Dawa (JuD), l'organizzazione della Lashkar-e-Toiba guidata dal terrorista internazionale Mohammed Hafiz Saeed.

 

In teoria sia la LeT che la JuD sono state messe fuori legge all'indomani dell'attacco di Bombay del 2008. In pratica, l'organizzazione gestisce ancora il Markaz Taiba, ma il complesso è formalmente finanziato con soldi pubblici dai contribuenti del Punjab. Appartengono alla LeT anche i campi di Shawai Nallah a Muzaffarabad e Markaz Ahle Hadith a Bhimber, entrambi nel Kashmir pachistano, colpiti la scorsa notte. Nella stessa regione l'India ha colpito anche due campi dell'Hizbul Mujahideen, altra organizzazione jihadi, a Sialkot e a Kotli. A Bahawalpur, roccaforte della Jaish-e-Mohammed, è stato colpito il Markaz Subhan Allah, che per Islamabad è una moschea dove si trovavano (all'una di notte) anche donne e bambini. La versione ufficiale è stata smentita dallo stesso capo della JeM, Masood Azhar, che ha dichiarato di aver perso nell'attacco una decina di membri della sua famiglia più quattro sodali. Familiari, che facevano tutti parte del gruppo: la JeM è difatti un fulgido esempio di organizzazione di stampo terroristico-mafioso a conduzione familiare. La famiglia Azhar – fratelli, nipoti, cognati, mogli e figli – gestisce tutte le attività dell'organizzazione.

 

Secondo diverse fonti indiane, al Markaz Subhan Allah, i cui lavori di ampliamento e fortificazione vanno avanti dal 2002 (da quando cioè il Pakistan è stato tolto dalla “lista grigia” del Gruppo di azione finanziaria internazionale), si era svolta lo scorso aprile, pochi giorni prima dell'attacco di Pahalgam, una riunione importante a cui erano presenti, oltre agli alti ranghi della JeM, anche quattro membri di Hamas (tra cui il responsabile per l'Iran Khalid Qaddoumi) accolti con una parata trionfale. Il complesso di Subhan Allah si trova a soli otto chilometri da una base militare e pare che alla riunione abbia partecipato, oltre al primo ministro del Kashmir pachistano, anche l'Isi.

 

Lo scorso 5 febbraio, l'Isi benediceva nello stadio di Muzaffarabad una conferenza dal titolo “Kashmir Solidarity and Hamas Operation Al Aqsa Flood”: anche allora erano presenti alti leader della LeT, dell'HM e della JeM, oltre ad alcuni “rappresentanti e funzionari di Hamas”. Circostanza che coincide perfettamente con il tentativo pachistano di internazionalizzare la cosiddetta (e ormai defunta) “questione del Kashmir” e di costruire similitudini quantomeno azzardate tra lo Stato indiano e la Palestina e tra Israele e Hamas. D'altra parte, la narrativa adoperata dai terroristi di Pahalgam, che hanno massacrato civili su base religiosa definendoli “settler”, richiamava non di poco quella di Hamas. La tragica ironia riguarda soprattutto il fatto che lo stesso Pakistan, nato nel 1947, è stato fondato anche da coloni provenienti da ogni parte dell'India.

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