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tra virgolette
L'idea di Amazon sui dazi era giusta: sono tasse e i consumatori devono saperlo, scrive il Wall Street Journal
Un disclaimer sul sito di e-commerce avrebbe potuto mostrare l'impatto delle misure restrittive volute da Trump sui propri prodotti. Dopo una telefonata con il presidente americano tutto è rimasto come prima, ma gli acquirenti già sentono il peso dei costi aggiuntivi. Sia che i rivenditori li esplicitino oppure no
Ieri, il sito Punchbowl ha pubblicato uno scoop in cui diceva che Amazon avrebbe mostrato sul sito agli acquirenti americani la percentuale del prezzo totale del loro carrello dovuta ai dazi introdotti da Donald Trump. Per esempio, se un aspirapolvere costa 140 dollari, un disclaimer avrebbe potuto indicare: “Costo del dazio: 55 dollari”. L’obiettivo era chiaro: Amazon vuole informare i suoi clienti che l’aumento dei prezzi dipende dal governo americano, non da lui. Il proprietario di Amazon, Jeff Bezos, ha fatto subito sapere che il piano non era stato approvato ufficialmente, era soltanto un’ipotesi.
Ma la Casa Bianca ha reagito immediatamente, con la consueta brutalità: “Si tratta di un atto ostile e politico da parte di Amazon”, ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt, dicendo che l’azienda stava di fatto replicando la propaganda cinese. Poco dopo c’è stata una telefonata riparatrice tra Bezos e il presidente Trump: tutto risolto “rapidamente”. Ma, chiede il Wall Street Journal, quotidiano conservatore molto critico nei confronti della politica dell’Amministrazione sui dazi, se “Trump afferma che i suoi dazi potrebbero generare abbastanza entrate da sostituire l’imposta sul reddito, perché ha paura di mostrare agli americani quanto stanno pagando?”. Secondo il Wsj, “il pubblico avrebbe potuto beneficiare della trasparenza sui prezzi proposta da Amazon. I dazi sono tasse, e sapere come le scelte politiche influenzano i prezzi finali è utile. Alcuni consumatori potrebbero anche pensare che il costo aggiuntivo valga la pena per sostenere la politica di Trump. Ma è innegabile che stanno pagando, e tutti ne trarrebbero vantaggio sapendo quanto”.
Trump ama dire, continua il quotidiano nel suo editoriale, “che sono gli esportatori stranieri a sopportare interamente i costi dei dazi, senza alcun impatto sui clienti. Ma gli economisti non sono d’accordo”. Leavitt ha detto: perché allora non mostravate anche l’impatto dell’inflazione sui prezzi dei prodotti durante l’Amministrazione Biden? Risponde il Wsj: “Questo paragone ignora la semplicità peculiare dei dazi che, proprio come le tasse, aggiungono una cifra precisa al prezzo di un prodotto”. Il quotidiano conservatore conclude dicendo che i consumatori già sentono il peso dei dazi, che i rivenditori li esplicitino oppure no, “le smentite della Casa Bianca non cambieranno questa realtà, ma l’eliminazione dei dazi sì”.