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i dati

Il pil americano cala nel primo trimestre dell'anno: l'effetto Trump sull'economia degli Stati Uniti

Riccardo Carlino

La crescita statunitense fa retromarcia e perde lo 0,3 per cento, un dato più basso di ogni previsione. Pesa l'aumento delle importazioni dall'estero per il timore dei dazi e la paura di una recessione. Ma il presidente sminuisce i numeri: “Siate pazienti”

Nei primi tre mesi del 2025, il pil americano è sceso dello 0,3 per cento, in netta frenata rispetto a una crescita del 2,4 per cento del trimestre precedente e soprattutto rispetto al +0,2 per cento atteso dagli analisti. A rilevarlo oggi è il Bureau of Economic Analysis (Bea), agenzia governativa statunitense i cui dati, per ironia della sorte, arrivano proprio all'indomani dei 100 giorni della nuova Amministrazione Trump

Dopo tre anni di crescita, per l'economia americana si tratta di una decisa inversione di tendenza. A cui si somma l'indice sull'inflazione Pce che, escludendo le componenti volatili di alimentari ed energia, è aumentato a un tasso del 3,5 per cento, in accelerazione rispetto al 2,6 per cento registrato nel periodo ottobre-dicembre.

Secondo molti analisti, a pesare maggiormente è l'incertezza legata ai dazi, che ha sconvolto i modelli di spesa e incrementato i timori di una recessione vista come sempre più probabile dagli economisti. Il calo, spiega l'agenzia, si deve specialmente a un forte aumento delle importazioni. Elemento motivato dalla fretta con cui aziende e consumatori hanno fatto incetta di prodotti provenienti dall'estero, prima che i dazi promessi dal presidente Trump entrassero ufficialmente in vigore. Tra questi rientrano ad esempio automobili, beni elettronici, abbigliamento e mobili: prodotti spesso costosi, e dunque (si presume) durevoli nel tempo. Di conseguenza, i cittadini americani non avranno esigenza di sostituirli con nuovi acquisti nel breve termine, andando a indebolire la spesa interna nei prossimi mesi. Secondo il Bea, la spesa al consumo, che rappresenta oltre i due terzi dell'attività economica, è aumentata dello 0,7 per cento il mese scorso e dello 0,5 per cento a febbraio proprio perché le famiglie hanno aumentato gli acquisti, specialmente di automobili. Parallelamente, si nota nel comunicato del Bea, anche il calo della spesa pubblica ha pesato sulla crescita, accompagnato da “una decelerazione della spesa dei consumatori”

Sui social, l'inquilino della Casa Bianca sminuisce: “I dazi inizieranno presto a entrare in vigore e le aziende stanno iniziando a trasferirsi negli Stati Uniti in numeri record. Il nostro paese prospererà, ma dobbiamo liberarci del "sovrapprezzo" di Biden”, ha scritto su Truth, invitando alla pazienza: “Ci vorrà un po', non ha nulla a che vedere con i dazi. Ma quando il boom inizierà, sarà senza pari. Siate pazienti!". 

 

        

 

“La crescita è semplicemente svanita”, ha scritto Chris Rupkey, capo economista di Fwdbonds (una società di ricerca finanziaria), in una nota ai clienti riportata dal Washington Post. Per il quotidiano il deficit commerciale statunitense (la differenza tra merci in entrata e in uscita, che proprio grazie ai dazi si sarebbe dovuta ricomporre a favore degli Usa) – è infatti il più ampio mai registrato. Tanto che “la debolezza di questo trimestre è anche un'anticipazione della debolezza dei trimestri futuri", ha affermato Tara Sinclair, direttrice del Center for Economic Research della George Washington University. “Stiamo assistendo a un cambiamento radicale nel comportamento delle persone, simile a quello che abbiamo visto durante lo shock della pandemia. Stanno anticipando gli acquisti che avrebbero potuto effettuare all'inizio dell'anno, e questo è molto preoccupante per i trimestri futuri".