
(ansa)
Il colloquio
Il filosofo Sloterdijk ci spiega il legame tra Trump e Putin e l'Europa rassegnata in mezzo
“Stiamo entrando in una nuova èra dei titani”, simile a quella che precede la Seconda guerra mondiale, dice l'intellettuale tedesco, uno dei più importanti filosofi contemporanei
Occhi azzurri e baffi biondi lunghi da personaggio di Asterix, a 77 anni il tedesco Peter Sloterdijk è ancora ammirato come uno dei più importanti filosofi contemporanei. Autore del bestseller “Critica della ragion cinica”, allora salutato da Habermas come “l’avvenimento più importante dal 1945”, ha di recente partecipato a un convegno del Berggruen Institute, a Venezia, il cui direttore, Lorenzo Marsili, ha detto al Foglio: la presenza di Sloterdijk “ci ricorda la passione per la verità che connota l’esperienza filosofica europea”, in un momento in cui “c’è molto bisogno di verità, e di Europa”. Sloterdjik, appassionato ciclista e sempre più vicino a temi teologici, vede quello che sta succedendo nel mondo come una gigantomachia. “Oltre al post monoteismo”, ci dice, “stiamo entrando in una nuova èra dei titani”, simile a quella che precede la Seconda guerra mondiale. “Ritorna lo scontro tra giganti, finisce la sovranità dell’individuo neo-olimpico”. Dopo il ’45 “e in Germania nel ’47, abbiamo deciso di non partecipare più a queste battaglie titaniche, abbiamo fatto un reboot politico ed esistenziale” e creato un equilibrio tra i due campi, comunista e liberale, cioè Urss e Stati Uniti. E oggi, dice il filosofo, è proprio per questo che gli europei sono così impotenti, perché nell’ultimo mezzo secolo hanno cercato di sostituire il ragionamento all’energia espansionistica e belligerante – “possiamo forse dire una specie di età della ragione” – e “adesso non possiamo fare altro che stare a guardare, con una rassegnazione asiatica. Andare troppo oltre non è più una nostra caratteristica. Mentre gli americani hanno ancora in loro questo virus di pazzia trasgressiva”. A noi europei il desiderio di creare imperi, e di “andare troppo oltre come l’Ulisse dantesco”, ci ha fatto male, perché il risultato finale è stata la guerra, e il nazismo. “E ora siamo nella posizione di osservare il fallimento altrui. Ma la saggezza europea è basata sull’intelligenza, sulla rassegnazione, e non sul potere. E provaci tu a ragionare o a parlare di rassegnazione con Trump e Putin”. Quando il mondo era diviso in due “sapevi chi era il tuo nemico”. Oggi è tutto confuso, “oggi tutti noi dormiamo col nemico. Pensiamo all’assurdità del patto Hitler-Stalin, è lo stesso assurdo gioco Putin-Trump. Dovrebbero uccidersi a vicenda, e un giorno lo faranno, ma ora fanno la parte degli amici. Due boss della mafia sono obbligati a rispettarsi”.
Ora, dice Sloterdijk, la nuova Roma è Washington, e lo si vede dall’erezione degli obelischi e dal ritorno a un’architettura di ispirazione greco-romana. “Perché Trump viene da un universo di televisione e show business, tutto intorno a lui è condannato a diventare un set della sua performance di potere. Ma come la cupola del Campidoglio, la pietra è solo una copertura, sotto c’è uno scheletro d’acciaio. Non ha niente a che vedere con la miracolosità architettonica del Pantheon”. Il modello è sempre quello, l’impero dei cesari. “Viviamo nell’era della parodia assoluta, niente è originale, e tutto fa finta di ripetere qualcosa che non c’è mai stato. I russi sono stati i primi a voler esser di nuovo grandi”, ci dice. E lo slogan di Trump secondo lui è basato sull’ignoranza, perché “lui non sa che l’America è già great. Non sapeva nemmeno delle centinaia di basi militari sparse per il mondo. E’ vera pazzia. Non c’è bisogno di rendere l’America di nuovo grande, è l’unica potenza a esserlo ancora”. Non ci stiamo dimenticando i cinesi? “I cinesi non hanno ancora una vero ruolo nella storia, hanno sempre avuto un grande potere ma mai mondiale, perché per i cinesi il mondo è un progetto cosmologico autocentrato, esiste solo quello che è sotto al cielo”.
Parlando di Trump, Sloterdijk ricorda come i democratici abbiano provato in campagna elettorale a etichettarlo come “weird”, strano. “Ma non ha funzionato. Essere strani oggi è sexy”. L’altra parola invece, anche questa fallimentare, è stata “fascista”. Perché, “l’etichetta di fascista ha due vantaggi. Da una parte il privilegio della semplificazione, dall’altra è più affascinante, intrattiene di più”. Oggi, secondo lui, parlare di fascisti non è corretto. “I nuovi conservatori negli Stati Uniti, ma anche in Francia e in Italia, non hanno niente a che vedere con i fascisti, perché non tornano da vere battaglie, come i fascisti veri con la vittoria mutilata, ma cercano un nuovo fronte dove scontrarsi nel futuro. L’Italia in particolare è una parodia di forme politiche primitive. Parliamo di uno dei paesi con i più bassi tassi di natalità…”, dice ridendo. “Votano Fratelli d’Italia, ma non sanno cosa vuol dire avere un fratello. In Italia si può avere tutto, da Michelangelo a Cesare Pavese, ma con la bassa natalità è difficile avere un fratello o una sorella”.