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Londra incassa sollevata il “bonus Brexit”, ma ha poco da gioire

Paola Peduzzi

I dazi al Regno Unito sono al minimo garantito ma i maligni dicono che la diplomazia starmeriana c’entra ben poco con il bonus, da Trump c'è stato soltanto il mero calcolo: c’è un surplus commerciale

Il governo britannico di Keir Starmer ha tirato un sospiro di sollievo quando ha visto che i dazi al Regno Unito sono al minimo garantito a tutti, il 10 per cento, non c’è stato accanimento. Il premier laburista sperava di essere esentato del tutto, in fondo ha invitato Donald Trump a incontrare re Carlo, il regalo perfetto, un po’ di gratitudine speciale forse era dovuta, ma anche così va bene, c’è ancora margine per negoziare (non sul settore auto, i dazi al 25 per cento immediati non erano proprio nelle previsioni) e il Regno Unito lavora da anni a un accordo bilaterale di libero scambio con gli Stati Uniti. Ora nessuno osa nemmeno sussurrare l’espressione “libero scambio”, è diventata un’eresia alla corte di Trump che vuole vendicarsi di tutti i maltrattatamenti subiti, ma l’obiettivo rimane e non è così insensato crederci. E in ogni caso ora prevale il sollievo.

 

“Non volevamo nessun dazio – ha detto subito una fonte di Downing Street a Politico – ma una percentuale più bassa di altri mostra che il nostro approccio è stato premiato”. Gli “altri” sono gli europei, che hanno la percentuale doppia, al 20 per cento – “la differenza tra le due percentuali significa migliaia di posti di lavoro”, dice il funzionario – e secondo il Telegraph si tratta di un “bonus Brexit”, una ricompensa per aver “riaffermato la vostra indipendenza”, come ha detto il trumpiano Sebastian Gorka nella trasmissione Newsnight, e non essere più partner degli europei. Se così fosse sarebbe la prima buona notizia sulla Brexit da sempre, ma questo bonus non compensa gli altri costi relativi ai dazi (sono già in vigore quelli al 25 per cento su ferro e alluminio) e il contraccolpo che arriverà al Regno dall’Europa. I maligni poi dicono che la diplomazia starmeriana c’entra ben poco con il bonus, non c’è stata alcuna clemenza speciale da parte di Trump, soltanto il mero calcolo: c’è un surplus commerciale. E’ per questo che a Londra è sì andata meglio che all’Europa, ma è andata uguale ai talebani afghani e ai pinguini dell’Antartide.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi