dopo il "liberation day"

Il primo voto bipartisan al Senato americano è contro i dazi al Canada

Paola Peduzzi

Anche se non se ne farà niente, il voto segnala che la preoccupazione nei confronti di questa politica commerciale c'è anche tra i repubblicani

Nel “liberation day”, poco dopo che Donald Trump aveva annunciato dazi a più di 60 paesi con una soglia minima del 10 per cento, al Senato di Washington è successa una cosa che, in questa sciagurata legislatura, non era ancora accaduta: c’è stato un voto bipartisan per contrastare la politica commerciale rovinosa dell’Amministrazione Trump. Cinquantuno senatori, tra cui quattro repubblicani, hanno votato per fermare la politica dei dazi avviata dal presidente a febbraio contro il Canada, che prevede il 25 per cento di dazi sui beni importati dal vicino    in cambio di un maggior controllo sui migranti e sul traffico di fentanyl. Come spesso accade nell’America a trazione trumpiana, la norma deve passare anche dalla Camera, dove i repubblicani hanno la maggioranza, quindi non se ne farà niente, ma il voto al Senato segnala – almeno questo – che la preoccupazione nei confronti di questa politica commerciale c’è anche tra i repubblicani, i quali evidentemente hanno parlato con gli imprenditori e i ceo terrorizzati da questo nuovo costo autoimposto di fare business con l’America, e hanno visto le rilevazioni sui dubbi degli americani.

 

Rand Paul, uno dei senatori repubblicani che ha votato con i democratici contro i dazi al Canada, ha detto: “Chiunque faccia business nel mio stato (il Kentucky) non vuole i dazi, e quelli al Canada ci porteranno alla recessione”. Con Paul hanno votato Mitch McConnell, sempre del Kentucky, Susan Collins del Maine e Lisa Murkowski dell’Alaska: il loro dissenso non è nuovo, ora che ha determinato la vittoria di un’iniziativa legislativa dei democratici, diventerà come un drappo rosso nell’arena dei trumpiani. Il Canada non tira nessun sospiro di sollievo, ma questo è un lusso che gli alleati dell’America non hanno più: dell’Europa si sapeva già, ma ha un che di ulteriormente minaccioso il 32 per cento di dazi a Taiwan, l’isola che deve difendersi dalle mire annessioniste della Cina e che ha sempre fatto affidamento sulla protezione – anche commerciale – dell’America.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi