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La mappa
Tutti i dazi annunciati (e cancellati) finora da Trump
Dal Canada ai Brics, fra misure minacciate e altre già in vigore. Una mappa per orientarsi nella confusa politica commerciale della Casa Bianca
La politica commerciale che Donald Trump ha messo in piedi da due mesi a questa parte è fatta di dazi minacciati, poi sospesi, poi aumentati e alcuni applicati. Secondo la ricostruzione elaborata dal Washington Post, i dazi sventolati dal tycoon sono in totale 20. Fra questi, cinque risultano promulgati e già entrati in vigore, uno rimandato, altri 12 solo proposti e i rimanenti cancellati.
Una mappa realizzata dal Foglio li mette in fila, distinguendoli in base al loro status attuale. Cliccando fra i vari riquadri è possibile vedere le tipologie di merci colpite, i paesi interessati e la data in cui le misure sono entrate in vigore. Non rientrano nell'elaborazione invece tutti quei dazi (in totale sei) il cui importo non è stato esplicitamente comunicato dal presidente americano.
Per Canada e Messico il 4 marzo sono stati attivati dazi del 25 per cento su tutti i beni che non rientrano nel Usmca, vale a dire l’accordo di libero scambio firmato tra Canada, Messico e Stati Uniti. Per la merce che ne fa parte, invece, i dazi del 25 per cento entreranno in vigore il prossimo 2 aprile.
Dal 6 marzo, fertilizzanti e prodotti energetici (sempre extra Usmca) provenienti dal Canada scontano un dazio del 10 per cento. Mentre dal 4 marzo per i beni cinesi che oltrepassano le frontiere americane è prevista una misura del 20 per cento. Il 12 marzo, infine, sono entrati in vigore dazi del 25 per cento su acciaio e alluminio provenienti da tutti i paesi. Questi – fa notare Confindustria – si aggiungono alle misure restrittive già adottate nel 2018, successivamente modificate nel 2020 e infine ripristinate.
Passando alle misure (per ora) solo proposte spiccano i dazi reciproci minacciati a livello globale da Trump, la cui entrata in vigore è prevista per il prossimo 2 dicembre, ma di cui ancora non è stato fornito l'importo esatto. Sconosciuto è anche il valore di quelli da applicare ai beni agricoli importati dall'estero. Così come per il rame e il legname, verso cui il dipartimento del Commercio americano ha avviato un'indagine ad hoc che sarà sulla scrivania del presidente tra il 22 e il 26 novembre. Ancora da definire, sottolinea il Washington Post, anche l'entrata in vigore dei dazi sui chip e i prodotti farmaceutici, pari almeno al 25 per cento. Lo stesso importo di quelli minacciati per le automobili (che dovrebbero essere in vigore dalla mezzanotte del 3 aprile).
Guardando all'Unione europea, Trump ha proposto dazi del 25 per cento su tutti i prodotti. Mentre per vini, champagne e prodotti alcolici europei i dazi potrebbero arrivare fino al 200 per cento, in risposta ai dazi annunciati il 12 marzo scorso da Ursula von der Leyen contro alcuni prodotti importati dall'America (tra cui i jeans Levi’s, le Harley-Davidson, il Bourbon). Ancora, però, non è prevista una data effettiva. Così come per i dazi generici del 100 per cento rivolti ai paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), qualora decidessero di creare una nuova valuta e sostituire “il potente dollaro statunitense”, come ha dichiarato Trump su Truth Social. Da definire anche le eventuali misure restrittive minacciate alla Russia il 22 gennaio scorso per spingere la Federazione a un accordo sulla guerra in Ucraina.
Focalizzandoci sul Sud America, a fine gennaio Trump ha deciso di sospendere i dazi del 25 per cento sulle importazioni dalla Colombia dopo che Bogotà ha accettato di accogliere i cittadini colombiani che si trovavano illegalmente negli Usa. Al contrario, fra le ultime misure sventolate dal tycoon ci sono i dazi "indiretti” del 25 per cento su tutti i paesi che importano petrolio e gas dal Venezuela. Il paese “ha inviato negli Stati Uniti, intenzionalmente e ingannevolmente, sotto copertura, decine di migliaia di criminali di alto livello e di altro tipo, molti dei quali sono assassini e persone di natura molto violenta”, ha scritto il presidente sui suoi social: “Tutta la documentazione sarà firmata e registrata e la misura entrerà in vigore il 2 aprile 2025, Giorno della liberazione in America”.
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