Chi guiderà Hamas dopo l'eliminazione di Yahya Sinwar. Tutti i nomi
Attesa a Doha, in Qatar, una riunione della leadership di Hamas all’estero, per scegliere il successore di Sinwar, ma il gruppo potrebbe anche optare per un “consiglio direttivo”
Secondo la tv saudita al Sharq è attesa a Doha, in Qatar, una riunione della leadership di Hamas all’estero, per scegliere il successore di Yahya Sinwar, ucciso mercoledì in uno scontro a fuoco con l'esercito israeliano. Il gruppo, tuttavia, potrebbe anche optare per un “consiglio direttivo”, ovvero una guida collegiale. A confermare la morte di Sinwar è stato Khalil al Hayya, leader di Hamas a Gaza ma che vive in Qatar. Il suo nome circola per la successione così come quelli di Mohammad Sinwar, fratello di Yahya, e di Khaled Meshal.
Khalil al Hayya
Nato a Gaza nel 1960, è il leader del gruppo a Gaza, ma vive in Qatar. Ad agosto è stato scelto come numero due dell’ufficio politico di Hamas. I media israeliani ricordano come mantenga stretti legami con l’Iran e come abbia lasciato la Striscia di Gaza prima dell’attacco del 7 ottobre 2023 di Hamas in Israele. Al Hayya ha avuto un ruolo di primo piano nei mesi di negoziati, tuttora in stallo, per un cessate il fuoco e un accordo per la liberazione degli ostaggi trattenuti da oltre un anno nell’enclave palestinese.
Ha guidato la lista del gruppo "Gerusalemme è la nostra promessa" che avrebbe dovuto partecipare alle elezioni legislative annullate del maggio 2021. Al Hayya ha ricoperto diversi incarichi nei sindacati degli studenti e dei lavoratori ed è stato eletto al Consiglio legislativo palestinese (PLC) nel 2006. Ha svolto un ruolo chiave nella negoziazione di un cessate il fuoco con Israele durante la guerra di Gaza del 2014. Diversi membri della sua famiglia sono stati uccisi da Israele, tra cui sua moglie e tre figli durante un tentativo di assassinio contro di lui nel 2007.
Khaled Meshal
Considerato una delle figure più potenti all’interno di Hamas, è nato nella città di Silwad in Cisgiordania nel 1956, è un membro del Politburo di Hamas, che ha diretto tra il 1996 e oggi è il responsabile di Hamas all’estero e ne ha guidato per 21 anni l’ufficio politico (1996-2017) di cui ancora oggi fa parte.
Ha vissuto in Kuwait, tra il 1967 e il 1990, periodo durante il quale ha guidato il movimento islamico palestinese presso la Kuwait University. Dopo l'inizio della guerra del Golfo nel 1990 si è trasferito in Giordania, dove è rimasto fino alla sua espulsione in Qatar nel 1999. per poi trasferirsi in Giordania, dove nel settembre 1997 è sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento. Mentre viveva ad Amman infatti fu il bersaglio di un tentativo di assassinio israeliano che provocò una crisi diplomatica tra Giordania e Israele. Fuggito in Qatar, ha poi vissuto a Damasco in Siria dal 2000 al 2012, prima di tornare in Qatar, dove vive ancora oggi.
Nell’ultimo anno è stato coinvolto nei negoziati indiretti tra Israele e Hamas. Fonti israeliane sottolineano la divergenza di opinioni tra Meshal e Sinwar, soprattutto in merito ai rapporti con l’Iran. Secondo notizie mai confermate diffuse ieri sera dalla libanese Lbci, che citava fonti non meglio precisate, potrebbe aver già assunto la guida ad interim del movimento, anche per quanto riguarda i contatti con le parti coinvolte nei negoziati.
Mohammed Sinwar
Mohammed è il fratello minore di Yahya Sinwar. Nato a Khan Yunis, oggi 49enne, è considerato un veterano del braccio armato del gruppo. Apparso raramente in pubblico, secondo la stampa israeliana, sarebbe il ’candidato’ con meno possibilità di raccogliere l’eredità di Yahya Sinwar. Secondo Channel 13, Israele ha tentato per cinque volte di ucciderlo.
Mousa Abu Marzouk
Nato nel 1951 a Rafah, ha contribuito alla fondazione di Hamas nel 1987. È uno degli esponenti dell’ala politica del movimento, siede nell’ufficio politico. È oggi il vice capo del Politburo di Hamas all'estero e una figura di spicco nei colloqui di riconciliazione con Fatah.
Marzouk ha iniziato la sua carriera politica negli Emirati Arabi Uniti, dove ha contribuito a fondare una branca della Fratellanza Musulmana Palestinese. In seguito si è recato negli Stati Uniti, dove ha contribuito a fondare numerose istituzioni e fondazioni islamiche, tra cui alcune incentrate sulla causa palestinese. È un membro fondatore dell'Università Islamica di Gaza.
Fu deportato due volte dalla Giordania nel 1995 e nel 1999 per il suo lavoro con Hamas e la Fratellanza Musulmana; la prima volta fu estradato negli Stati Uniti, dove l'FBI lo arrestò e lo trattenne senza accusa fino al 1997, quando fu rimandato in Giordania; e nel 1999, quando fu deportato in Siria. Lasciò la Siria nel 2012 e da allora divide il suo tempo tra Gaza, Egitto e Qatar.
Muhammad Ismail Darwish
È il capo del Consiglio della Shura di Hamas dall’ottobre dello scorso anno. Il suo nome era circolato ad agosto, dopo l’uccisione di Ismail Haniyeh. Secondo la tv saudita al Sharq, sarebbe sotto la sua presidenza un eventuale “consiglio direttivo” per il dopo-Sinwar.
Nella foto qui sotto è il secondo dall'alto.
Husam Badran
Nato a Nablus nel 1996, vive a Doha (dopo un breve soggiorno a Damasco) ed è nel Politburo di Hamas. In passato era uno dei leader di spicco del braccio armato di Hamas in Cisgiordania.
Era considerato uno dei leader più importanti delle Brigate al Qassam in Cisgiordania durante la Seconda Intifada ed è stato l'obiettivo di un fallito tentativo di assassinio israeliano nel 2002. In totale Badran ha trascorso 14 anni nelle prigioni israeliane, durante i quali è stato membro del Politburo dei "prigionieri" di Hamas. In precedenza era coinvolto nella politica studentesca ed è diventato un leader del blocco islamista presso l'Università al Najah nel 1985.
Mohammed Nazzal
È nell’ufficio politico di Hamas e secondo media sauditi potrebbe aspirare alla "promozione". Nato nel 1963 ad Amman, è membro di Hamas dal 1989 e membro del suo Politburo dal 1996. Nel 1992 è stato scelto come rappresentante del movimento in Giordania. Dopo una detenzione di 18 mesi da parte delle autorità giordane, si è trasferito a Damasco nel 2002, dove è rimasto fino allo scoppio della guerra civile nel 2011.
la sconfitta del dittatore