L'attacco segreto
La lunga strategia di Hamas, anche prima del 7 ottobre
Hamas aveva fra le mani un piano molto più ampio dell'attentato dell'anno scorso. È stato ricostruito a partire da alcuni documenti trovati a Gaza, comprese mappe, fotografie e schemi; fra questi spuntano le richieste per un'ingente sostegno economico da parte dell’Iran, oltre ai piani per coinvolgere miliziani in vista di un assalto combinato per la distruzione di Israele
Anni prima dell’attacco del 7 ottobre 2023, i leader di Hamas avevano pianificato un’ondata di attacchi terroristici molto più mortali contro Israele, che avrebbe potuto includere l’abbattimento di un grattacielo di Tel Aviv in stile 11 settembre, mentre facevano pressioni sull’Iran affinché li aiutasse a realizzare la loro ambizione di annientare lo stato ebraico, secondo alcuni documenti sequestrati dalle Forze israeliane a Gaza. I registri elettronici e i documenti che, secondo i funzionari israeliani, sono stati recuperati dai centri di comando di Hamas mostrano una pianificazione avanzata per gli attacchi utilizzando treni, barche e persino carri trainati da cavalli, sebbene secondo gli esperti di terrorismo diversi piani fossero mal formulati e altamente impraticabili. I piani ritrovati prevedono di coinvolgere gruppi di miliziani alleati per un assalto combinato contro Israele da nord, sud ed est. La serie di documenti comprende una presentazione illustrata e annotata che descrive in dettaglio le possibili opzioni per un assalto, nonché lettere di Hamas ai leader iraniani nel 2021 che chiedono centinaia di milioni di dollari in finanziamenti e addestramento per altri 12 mila combattenti di Hamas. Non è chiaro se l’Iran fosse a conoscenza del documento di pianificazione o se abbia risposto alle lettere, ma i funzionari israeliani considerano le richieste come parte di uno sforzo più ampio da parte di Hamas per trascinare i suoi alleati iraniani in un tipo di confronto diretto con Israele che Teheran ha tradizionalmente cercato di evitare. Le 59 pagine di lettere e documenti di pianificazione in arabo ottenute dal Washington Post rappresentano una frazione delle migliaia di documenti che le Forze di difesa israeliane affermano di aver sequestrato dall’inizio dell’invasione di terra di Gaza da parte di Israele, il 27 ottobre dell’anno scorso.
“Hamas è così determinato a cancellare Israele e il popolo ebraico dalla mappa geografica che è riuscito a trascinare l’Iran in un conflitto diretto, in condizioni alle quali l’Iran non era preparato”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza israeliana che ha esaminato le lettere e i piani. Il funzionario, come altri intervistati, ha parlato in forma anonima dei documenti sensibili sequestrati dalle forze israeliane a Gaza. “Strategia per costruire un piano appropriato per liberare la Palestina: quali sono i fronti appropriati per la liberazione e dove si muoverà ciascun fronte? Se altre forze intervenissero e partecipassero con noi, come sarebbero la battaglia e il coordinamento?, Quali sono gli obiettivi che dovremmo occupare, neutralizzare o distruggere?”, si legge nel frontespizio e nei punti 4-6 dei documenti ottenuti dal Washington Post.
Nelle lettere scritte nel 2021, il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, rivolge un vigoroso appello a diversi alti funzionari iraniani – tra cui la guida suprema del paese, Ali Khamenei – per un ulteriore sostegno finanziario e militare, promettendo che, con il sostegno dell’Iran, potrebbe distruggere completamente Israele in due anni. “Vi promettiamo che non sprecheremo un minuto o un centesimo a meno che non ci porti al raggiungimento di questo sacro obiettivo”, si legge in una lettera del giugno 2021 con presunte firme di Sinwar e di altri cinque funzionari di Hamas. Nelle lettere, Sinwar non fornisce dettagli su come intende distruggere Israele. I funzionari israeliani e mediorientali affermano che Teheran è rimasta sorpresa dall’attacco del 7 ottobre e arrabbiata con Sinwar per non aver rivelato in anticipo le sue intenzioni. Ma sostengono che sia l’Iran sia il suo proxy libanese Hezbollah sapevano che Hamas si stava preparando per un grande assalto. “Era la loro strategia comune per attaccare Israele”, ha detto un analista. Gli analisti statunitensi e israeliani ritengono che l’Iran abbia fornito centinaia di milioni di dollari all’ala militare di Hamas e che abbia aumentato il suo sostegno nel 2023. Teheran ha rifiutato di coinvolgersi direttamente nella lotta di Hamas dopo l’assalto del 7 ottobre al sud di Israele. Da allora, mentre il conflitto si espandeva per includere gli attacchi missilistici di Hezbollah contro il nord di Israele e agli attacchi dell’Idf contro il Libano, la Siria e lo Yemen – e, nelle ultime settimane, a un’invasione di terra nel sud del Libano – l’Iran è stato trascinato sempre più a fondo nel conflitto, anche con due massicci attacchi aerei contro lo stato ebraico.
Sebbene non sia stato possibile stabilire con certezza l’autenticità dei documenti, i contenuti sono ampiamente coerenti con le valutazioni dell’intelligence statunitense e degli alleati dopo il 7 ottobre sulla pianificazione a lungo termine di Hamas e sulle sue complesse relazioni con l’Iran. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno visto alcuni dei documenti di Hamas catturati e il Washington Post ha condiviso copie dei documenti con diversi funzionari statunitensi, nessuno dei quali ha espresso preoccupazioni sulla loro autenticità ma ha rifiutato di commentare pubblicamente.
L’attacco di Hamas del 7 ottobre, pianificato per molti mesi in estrema segretezza, prevedeva la violazione simultanea del muro di cinta di Gaza da parte di circa seimila combattenti che hanno devastato basi militari israeliane, città e kibbutzim, uccidendo più di 1.200 persone e prendendo circa 250 ostaggi. L’attacco, ideato da Sinwar e da altri leader dell’ala militare di Hamas a Gaza, è stato l’assalto più letale contro i civili ebrei dai tempi dell’Olocausto. Ma, nei mesi precedenti l’attacco, Hamas aveva previsto di andare ben oltre, come suggerisce un documento. Una presentazione di 36 pagine creata alla fine del 2022 e scoperta in un avamposto di Hamas nel nord di Gaza il 10 novembre, descrive opzioni e scenari per attaccare Israele su più fronti, con obiettivi che vanno dai centri di comando militari ai centri commerciali. Il documento, intitolato “Strategia per costruire un piano appropriato per liberare la Palestina”, contiene decine di mappe, fotografie e schemi che descrivono il movimento dei combattenti di Hamas contro gli obiettivi israeliani e una possibile sequenza di attacchi. “Vi presentiamo questa visione, che parla della strategia appropriata per la liberazione nel prossimo futuro, se Dio vuole”, si legge nel preambolo della presentazione.
Intelligence da migliaia di foto e mappe
Secondo la presentazione, i piani di attacco si basavano su un “ampio database” che comprendeva più di 17 mila fotografie, da immagini satellitari a foto di città e paesaggi israeliani scattate da telecamere di droni o raccolte da post sui social media. Tra le immagini mostrate ci sono le planimetrie delle basi aeree e delle installazioni militari israeliane e i diagrammi che mostrano i modelli di volo degli aerei commerciali che utilizzano l’aeroporto internazionale Ben Gurion, fuori Tel Aviv. La presentazione delinea tre possibili vettori di attacco e suggerisce tattiche per ingannare i funzionari di sicurezza israeliani e confondere la loro risposta. I piani includono un mix di operazioni a bassa tecnologia, alcune delle quali sono state utilizzate il 7 ottobre, e altre che sembrano essere più ambiziose. Tra questi ultimi c’era un piano per distruggere un grattacielo di Tel Aviv. Il documento identifica come possibili obiettivi la Moshe Aviv Tower, un edificio di 70 piani che è il secondo più alto di Israele, così come il complesso dell’Azrieli Center che comprende tre grattacieli, un grande centro commerciale, una stazione ferroviaria e un cinema. Il piano rileva la presenza nelle vicinanze dell’edificio del quartier generale dell’Idf e suggerisce che il crollo di un grattacielo vicino potrebbe schiacciare anche la struttura militare.
“Se questa torre venisse distrutta in un modo o nell’altro, si verificherebbe una crisi senza precedenti per il nemico, simile all’attacco alle torri del World Trade Center di New York”, si legge in uno dei documenti. A quanto pare però nel documento si legge anche che Hamas non aveva ancora capito esattamente come abbattere gli edifici: “Si sta lavorando per trovare un meccanismo per distruggere la torre”. Un obiettivo più pratico, secondo Hamas, era il sistema ferroviario di Israele. Il documento descrive diverse varianti di un piano per utilizzare le ferrovie per trasportare combattenti e potenti esplosivi, tra cui cisterne di carburante che potrebbero essere fatte esplodere con piccole bombe, nella più grande città di Israele. “La linea ferroviaria è designata per il trasporto di carburante, che è un punto debole in caso di esplosione di un treno dopo essersi mosso all’interno di una delle città (una bomba in movimento)”, si legge. Altri piani prevedevano di modificare i veicoli in modo che potessero viaggiare sulle rotaie e di trasformare i pescherecci in imbarcazioni d’attacco ad alta velocità per trasportare combattenti ed esplosivi nei porti israeliani. Riferendosi al piano delle barche-bomba, il documento afferma che Hamas avesse già “trovato un meccanismo che funziona”. Forse la proposta più insolita è stata quella di resuscitare le carrozze trainate da cavalli dell’antichità come moderni mezzi di trasporto per combattenti e armi. La presentazione include fotografie e descrizioni di un carro per tre persone trainato da cavalli che può attraversare facilmente terreni accidentati. Un carro offrirebbe un “meccanismo veloce e leggero” che emette poco calore e poco rumore rispetto a una motocicletta – un veicolo che i combattenti di Hamas hanno usato in abbondanza nell’attacco del 7 ottobre. “Trasporta tre persone, una delle quali è libera di guidare e le altre due di sparare e combattere”, si legge nel documento.
Implicita nel piano è la convinzione che gli alleati più stretti di Hamas si sarebbero uniti completamente alla lotta dopo aver notato i successi delle prime incursioni del gruppo in Israele. Funzionari statunitensi e israeliani ritengono che Sinwar, che ha rifiutato di condividere i dettagli del piano del 7 ottobre con Hezbollah o con il le Guardie rivoluzionarie islamiche dell’Iran prima dell’attacco, si sia convinto che un attacco di Hamas a Israele avrebbe scatenato una guerra più ampia a cui entrambi i gruppi sarebbero stati costretti a partecipare. Una parte essenziale di qualsiasi operazione, si legge, sarebbe stata quella di “collegare e preparare i fronti esterni (Libano, Siria e Sinai) e concordare i meccanismi per comunicare pacificamente e in guerra”. Hezbollah ha iniziato a lanciare razzi nel nord di Israele il 7 ottobre 2023, con raffiche che hanno provocato centinaia di vittime e l’evacuazione di quasi 100.000 civili israeliani. Ma il gruppo militante – stimato in decine di migliaia di combattenti e fino a 100.000 missili prima dell’inizio dei combattimenti – ha rifiutato di lanciare un assalto su larga scala.
Cercare il consenso dell’Iran e altro ancora
Sinwar, noto per la sua paranoia sulle fughe di notizie, ha apparentemente scelto di non condividere i suoi piani di attacco definitivi con i principali benefattori di Hamas a Beirut e Teheran. Ma il leader di Hamas è stato chiarissimo sulla sua intenzione finale: la distruzione dello stato di Israele. Lo ripete più volte nelle lettere e chiede ai funzionari iraniani di aiutarlo nella sua impresa. Alcune lettere datate giugno 2021 sono essenzialmente un appello ai leader iraniani affinché inviino più denaro e forniscano l’addestramento per una divisione di nuovi combattenti. Le lettere, firmate da Sinwar e da altri leader di Hamas a Gaza, sono indirizzate a Khamenei e a Ismail Qaani, il leader delle Forze Quds del corpo delle Guardie della rivoluzione islamica – un’unità d’élite che supervisiona l’estesa rete di milizie per procura dell’Iran – e a Sayed Izadi, il capo delle operazioni palestinesi delle Forze Quds con sede a Beirut. Izadi è uno dei tre funzionari iraniani uccisi in un attacco militare israeliano contro un complesso diplomatico iraniano a Damasco, in Siria, il primo aprile. Le lettere sono state trovate a gennaio nel bunker del comando di Sinwar a Khan Younis, secondo quanto dichiarato dai funzionari israeliani. Nelle lettere, Sinwar descrive gli ingenti danni subiti da Hamas durante gli scontri con Israele nel maggio 2021 e chiede agli iraniani di compensare le perdite e di aiutare il gruppo a prepararsi per battaglie molto più grandi. “Abbiamo un estremo bisogno che voi siate al nostro fianco con tutta la forza, la determinazione, il sostegno e l’appoggio; innanzitutto per ripristinare le nostre forze e ciò che è stato esaurito in questo scontro o che è stato preso di mira, e per sviluppare le nostre capacità molte volte”, scrive nella lettera a Qaani.
I dettagli della richiesta sono esposti in due delle lettere: assistenza finanziaria ad Hamas, per un totale di 500 milioni di dollari, pagati in rate mensili per due anni, e addestramento ed equipaggiamento iraniani per sostenere altri 12 mila combattenti di Hamas. Se Hamas riceverà gli aiuti, “siamo fiduciosi che noi e voi, entro la fine di questi due anni o nel corso di essi, se Dio vuole, sradicheremo questa entità mostruosa”, cioè Israele, scrive Sinwar a Qaani. “Noi e voi cambieremo il volto della regione e metteremo fine, se Dio vuole, a questa epoca buia della storia della nostra nazione islamica”, scrive. I funzionari iraniani hanno pubblicamente sostenuto l’obiettivo dichiarato di Hamas di distruggere Israele e non hanno espresso alcuna riserva sui metodi utilizzati il 7 ottobre, osserva Farzin Nadimi, esperto di Iran e senior fellow del think tank Washington Institute for Near East Policy. “L’Iran ha addestrato Hamas e lo ha incoraggiato a fare esattamente le cose che ha fatto il 7 ottobre”, dice Nadimi. “Il loro obiettivo era quello di arrivare al cuore dello stato israeliano e schiacciarlo”. Allo stesso tempo, Teheran ha generalmente cercato di utilizzare forze per procura per condurre operazioni contro Israele, piuttosto che rischiare un attacco diretto che avrebbe potuto portare a un confronto militare con un nemico tecnologicamente superiore. “L’obiettivo dell’Iran è delegittimare Israele, non aiutare Hamas a raggiungere una vittoria militare impossibile”, dice Karim Sadjadpour, analista dell’Iran e senior fellow presso il Carnegie Endowment for International Peace, un think tank di Washington. “Le immagini orribili della sofferenza palestinese sono proprio il modo con cui hanno cercato di delegittimare Israele”.
I rapporti di Hamas con l’Iran sono sempre stati complessi. Hamas, un gruppo islamista sunnita, ha cercato per anni di tamponare l’influenza dell’Iran sciita, dice Udi Levi, un esperto di finanziamenti di Hamas che ha esaminato circa cento documenti sequestrati dall’esercito israeliano all’interno di Gaza nel corso della guerra. A partire dal 2014, i documenti mostrano un cambiamento nelle relazioni, con Hamas che incoraggia un maggiore sostegno iraniano. L’Iran, a sua volta, ha mostrato maggiore interesse nel decidere le modalità di spesa del denaro, aggiunge Levi. “E’ diventato sempre più aggressivo”, dice a proposito della supervisione iraniana: “Gli iraniani hanno trovato un modo per essere più influenti su Sinwar e sulla leadership di Hamas a Gaza”. I documenti non gettano nuova luce su se o come il denaro iraniano sia stato consegnato a Gaza, ma i canali tipici includono scambi di denaro informali e criptovalute, dice Levi. I documenti ottenuti includono anche note dettagliate di riunioni in cui i funzionari di Hamas hanno apparentemente discusso le responsabilità e le spese governative di routine, come la carenza di servizi igienici e di carburante. Ma descrivono anche quello che analisti e funzionari dell’intelligence hanno visto come un potenziale movente per l’assalto a sorpresa del 7 ottobre. I verbali di una riunione del politburo dell’ottobre 2023 descrivono i leader di Hamas che si lamentano del miglioramento delle relazioni tra Israele e gli stati arabi del Golfo, una tendenza che “aprirebbe la porta ai paesi arabi e islamici per andare sulla stessa strada, e aumenterebbe le complicazioni del progetto di resistenza”, si legge nel documento.
Hanno collaborato Cate Brown, Hazem Balousha e Mohamad El Chamma. Copyright Washington Post
Isteria migratoria